XXII indagine congiunturale sull’artigianato e la piccola impresa in Veneto

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Giuseppe Sbalchiero confartigianato veneto 3 1Sbalchiero: “la crisi continua a mordere. In un quadro economico sfavorevole anche i dati congiunturali sull’artigianato evidenziano peggioramenti in tutti gli indicatori. Pessimismo nelle aspettative per il 2013”

“La nostra indagine semestrale sulla congiuntura della piccola imprese in Veneto, giunta alla sua XXII edizione, ci fornisce alcuni dati scontati altri molto meno” dice Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Imprese Veneto, secondo cui “gli importanti cali nella domanda e nei fatturati, ad esempio, erano ‘nell’aria’ e non poteva essere altrimenti. Come ci attendavamo una migliore tenuta dei comparti del manifatturiero, ‘aiutati’ da un export che sembra essere, sempre più, l’unica àncora di salvezza anche per le nostre imprese. Chi, come l’edilizia ed i servizi, vivono del mercato interno invece, hanno subito una ulteriore e dura battuta d’arresto.

Tra i dati che ci hanno stupito di più invece – prosegue Sbalchiero – c’è, ad esempio, la maggioranza (58%) di imprenditori pessimisti per il prossimo futuro ed un calo di fiducia – di oltre 10 punti – che non hanno precedenti nelle nostra decennale rilevazione. Una mancanza di fiducia complessiva che viene influenzata fortemente dall’atteggiamento delle istituzioni e del Governo – che per altro viene bocciato nei suoi provvedimenti da 2 imprenditori su 3 -. C’è rabbia per i provvedimenti presi sino ad ora, ma soprattutto sconcerto per la mancanza di azioni di rilancio per il prossimo futuro”.

Per Sbalchiero “la pressione fiscale ‘reale’ sui profitti delle imprese italiane ha superato il 68%. Un peso insopportabile al quale si sommano i costi dell’oppressione burocratica degli adempimenti tributari in continuo cambiamento a causa dei rapidi mutamenti della legislazione fiscale. Siamo al paradosso: crescono le tasse mentre calano gli indicatori economici del nostro sistema produttivo. E soprattutto non cala la spesa pubblica. Anche nell’ultimo anno, nonostante il vorticoso succedersi di manovre correttive, il debito sale del 5,5% e l’‘onda di piena’ del debito arriverà nel 2013 in cui è previsto un livello del 127,1% del PIL, (abbiamo appena sfondato i 2.000 miliardi).

Purtroppo – prosegue Sbalchiero – paghiamo l’eccessiva spesa ‘burocratica’. Ad esempio, se si tagliassero gli eccessi di spesa dei comuni, sarebbe possibile portare ai minimi l’IMU per le imprese. Anche in Veneto (una delle regioni più virtuose sotto questo aspetto) sono possibili recuperi di inefficienze nell’ordine di un quinto della spesa: l’indice di inefficienza stimato dallo stesso Governo, si attesta al 19,33%”.

fiera BZ artigiano edile muro 1

Non solo. “Altri due risultati non scontati della nostra rilevazioni – riprende il presidente – riguardano i tempi di pagamento e la ‘tenuta occupazionale’. Parto da quest’ultima per sottolineare che, anche se sempre con maggiore difficoltà, gli imprenditori artigiani riducono l’occupazione solo del -1,3% in 6 mesi (-5,6% nell’anno), e soprattutto per i prossimi semestre 3 su 4 hanno dichiarato di non voler licenziare. Un risultato straordinario per la tenuta sociale che dovrebbe essere incoraggiato con provvedimenti come la norma sull’IVA per cassa e i termini di pagamento. Entrambi entreranno in vigore a gennaio ma, a dimostrazione di quanto sia necessario in questo Paese intervenite su alcune storture del mercato, il solo annuncio ha portato, ad esempio, per la prima volta in assoluto ad un calo dei giorni di ritardo in cui le nostre imprese vengono pagate dai propri committenti. 20 giorni in meno che speriamo siano destinati ad aumentare ancor più in futuro”.

Questi provvedimenti seppur parziali secondo gli artigiani veneti aprono un ulteriore scenario per questo Paese, pur avendo recepito lo ‘Small Business Act’, non pensa ancora al Piccolo: “faccio –dice Sbalchiero – due esempi attualissimi: la nuova zavorra burocratica per le Pmi che, entro il 31 dicembre, hanno l’obbligo di compilare una valutazione del rischio ‘lunare’ in azienda ed i recenti interventi per favorire l’innovazione previsti dal Decreto Sviluppo che sono ‘old innovation style’. Centrati sulla grande impresa, l’università e i grandi centri di ricerca e inaccessibili alle micro e piccole imprese”.

Entrando nel dettaglio della ricerca condotta dagli artigiani del Veneto, emerge che crolla la produzione/domanda: -11,6% rispetto ai primi sei mesi dell’anno. I numeri dicono che le imprese sono in forte difficoltà. Secondo l’indagine di Confartigianato Imprese Veneto, l’andamento del secondo semestre 2012 mostra un ulteriore ridimensionamento del livello produttivo e della domanda, dopo quello già emerso nella rilevazione precedente. Rispetto ai primi sei mesi dell’anno la flessione è pari al -11,6%, mentre rispetto allo stesso periodo del 2011 al -13,9%. Anche le previsioni per i primi mesi del 2013 rimangono improntate ad un marcato pessimismo: il 57,3% delle imprese, infatti, prevede per il prossimo semestre una nuova diminuzione dell’indicatore e di queste oltre il 40% si aspetta sia di intensità superiore al -5%.

Stessa dinamica per quanto riguarda il fatturato. Rispetto ai primi mesi dell’anno anche il fatturato mostra una significativa contrazione (-13,5%), che si va a sommare a quella registrata nel semestre scorso. Su base annua l’indicatore registra una perdita del -15,4%. Le previsioni, infine, evidenziano un clima di fiducia in netto peggioramento: il saldo tra le imprese che ne indicano un aumento e quelle che invece ne segnalano una diminuzione è pari a -51,9 punti percentuali (era -41,6 p.p. nel semestre scorso).

L’indebolimento della congiuntura economica non ha certamente favorito il mercato del lavoro che resta preoccupante. L’artigianato e piccola impresa veneta dichiarano di aver subito una riduzione nel numero di addetti su base congiunturale pari al -1,3%, su base tendenziale pari al -5,6%.

Inoltre peggiorano ulteriormente le aspettative per la prima parte del 2013: la propensione alla riduzione degli organici è condivisa dal 25,6% del campione; solo l’1,6% prevede una crescita. Per il 72,8% delle imprese nei prossimi sei mesi il livello occupazionale rimarrà costante.

L’analisi per singoli settori economici permette di evidenziare alcune differenze sostanziali tra i comparti, che consentono di individuare quelli che stanno maggiormente soffrendo la crisi. Nel confronto l’andamento dell’artigianato e piccola impresa manifatturiero risulta quello meno critico. Il settore registra nell’ultima parte del 2012 variazioni sempre negative, ma meno marcate soprattutto su base annua: produzione (-9,2%), ordinativi e fatturato (entrambi -11,4%). Tiene il mercato estero (ordini -3,1%, fatturato -3,2%) rispetto a quello interno (ordini –11,9%, fatturato -12%). Lo stesso non si può dire per l’occupazione che nell’ultimo anno mostra una contrazione nel numero di addetti pari al -4,7%. Le previsioni per i prossimi mesi sono di segno negativo, ma in linea con quelle del semestre precedente: produzione (-41,8 p.p.), fatturato (-42,4 p.p.), ordini interni (-43,4 p.p.), ordini esteri (-14,2 p.p.) e occupazione (-20,3 p.p.). Le aziende non artigiane presentano una performance migliore rispetto alle artigiane. A livello settoriale l’alimentare evidenzia una dinamica nettamente superiore; la chimica-plastica e carta assieme ai prodotti in metallo, all’elettronica e alla meccanica si collocano in linea con la media del settore, mentre soffrono il sistema moda e il settore del legno e mobili. Male ancora l’edilizia (-14,5% la domanda e -17,1% il fatturato rispetto al primo semestre); anche gli andamenti su base annua testimoniano le difficoltà incontrate dal settore (domanda -18%; fatturato -21,3%; occupazione -8,9%); pessimistiche le attese per i primi sei mesi del 2013. Performance negative infine anche per i servizi alle imprese e alle persone, quest’ultimi scontano il calo diffuso dei consumi: la domanda registra una diminuzione rispettivamente del -10,1 e -11,7% su base congiunturale, del -14,7 e -11,4% su base tendenziale. Anche le previsioni non sono confortanti. L’unico segnale positivo giunge dal mercato del lavoro che nel settore dei servizi alle persone mette a segno una variazione positiva (+0,5% rispetto al primo semestre dell’anno).