Trentino, con le dimissioni di Dellai da governatore si chiude un ciclo non sempre positivo

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PAT giunta provinciale ultima seduta dimissioni dellai 1Le dimissioni anticipate per inseguire un futuro politico da parlamentare nazionale

In provincia di Trento si è concluso un ciclo, quello di Lorenzo Dellai alla guida dell’autonomia per oltre 5.000 giorni: un ciclo iniziato il 22 novembre 1998 a seguito di una trionfale elezione che lo ha portato dal vertice del comune di Trento (dimessosi in anticipo) a quello della potentissima Provincia, che si è concluso con le dimissioni anticipate (allora è un vizio…) a dieci mesi dalla scadenza naturale della legislatura locale. Dimissioni date per inseguire un futuro politico da parlamentare nazionale a ruota del listone centrista guidato da Mario Monti, spesso rimbeccato proprio da quel Dellai che lo accusava di politiche antiautonomiste e neocentraliste che oggi lo porta in palmo di mano.

Uomo di formazione profondamente democristiana, Dellai nel corso della sua vita ha fatto solo il politico: dapprima da portaborse dei notabili DC, ad iniziare da quel Bruno Kessler che è artefice del Trentino moderno, negli anni Sessanta del secolo scorso ras incontrastato della provinca di Trento, poi da consigliere comunale a Trento di cui diviene rapidamente sindaco per un decennio a partire dal 1990, diventando il più giovane sindaco d’Italia. Nel 1998 diventa presidente della provincia di Trento, riconfermato anche qui nel 2003 a maggioranza assoluta dall’elezione diretta dei cittadini, così come nel 2008, ancora con la maggioranza assoluta. Un impegno che lo vede anche alternarsi con il collega della provincia di Bolzano, Luis Durnwalder, alla presidenza della Regione Trentino Alto Adige, innescando un cammino di depotenziamento dell’ente Regione a favore delle due Province per un mero discorso di convenienza politica e di equlibri con il vicino cugino altoatesino, che però oggi mostra tutti i suoi limiti, con l’autonomia del Trentino sempre più a rischio sotto i colpi del neocentralismo romano e dell’Unione Europea.

Il cammino verso le dimissioni ufficializzate nel primo pomeriggio dopo avere salutato gran parte delle autorità locali e i vertici del mondo dell’economia e della società trentina, è iniziato con il saluto al presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti, cui ha consegnato le dimissioni da presidente e da consigliere, avviando i procedimenti di surroga con il primo dei non eletti. Nonostante le dimissioni di Dellai, la Provincia non andrà ad elezioni anticipate, ma continuerà il suo cammino fino alla scadenza naturale, con la guida affidata all’attuale vicepresidente Alberto Pacher, che a sua volta sarà affiancato nelle vesti di nuovo vicepresidente dall’assessore anziano Tiziano Mellarini. Pacher ha dichiarato che il cammino della Giunta nei prossimi dieci mesi “non sarà inerziale, ma a pieni motori sino alla fine legislatura e intendo impostare un lavoro collegiale”. Prossimi appuntamenti, la prima Giunta amministrativa per l’11 gennaio, ma subito dopo le festività, nella seconda settimana di gennaio, incontri per ridistribuire le deleghe, dopo che oggi ha assunto sulla sua persona quelle di Dellai e mantenuto le proprie. “Chiederò – ha annunciato Pacher – incontri con in segretari delle forze politiche e con i capigruppo in Consiglio, in modo da impostare un lavoro collegiale, dal momento che assumendo le funzioni non ho su di me un mandato diretto da parte del popolo”.

Nel suo saluto, Dellai ha fatto un rapido excursus della sua esperienza: “i miei nonni, uno contadino mezzadro e l’altro muratore, non credo abbiano mai pensato che il loro nipote sarebbe potuto diventare presidente della Provincia. Avere esercitato il potere per tanto tempo – ha aggiunto Dellai – non ha cambiato granché né del mio carattere, che qualcuno dice pessimo, né del mio stile di vita. Merito delle persone che mi circondano, dalla mia famiglia, di quelli che hanno collaborato con me, che mi hanno aiutato a non montarmi la testa La storia di una comunità – ha proseguito – non é mai circolare, non si articola attorno a una persona. E’ una linea che procede e lungo questa linea le persone si passano l’un l’altra il testimone. Sono orgoglioso del cammino fatto, ringrazio tutti coloro che mi hanno accompagnato e faccio i miei migliori auguri a chi adesso raccoglie il testimone, a cominciare dal vicepresidente Alberto Pacher. I presidenti passano: l’Autonomia, le istituzioni, la società trentina, restano” ha concluso, evidentemente glissando sul fatto che il suo percorso politico si conclude senza che egli sia stato in grado di far crescere una classe politica nuova, tant’è che la maggioranza di centro sinistra autonomista che governa la Provincia ora è in chiara difficoltà nel trovare una personalità in grado di tenere assieme la coalizione anche per la prossima legislatura.