Mobilitazione generale delle piccole e medie imprese da parte di Rete Imprese Italia

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confcommercio Carlo Sangalli
confcommercio Carlo SangalliSangalli: “siamo la spina dorsale del Paese e chiediamo attenzione per non morire”. Le iniziative in tutto il NordEst

Grande e riuscita mobilitazione in tutte le province italiane a cura delle aziende aderenti a Rete Imprese Italia che ha auspicato la riduzione del peso del fisco scongiurando prima di tutto l’ulteriore scatto Iva, escludere dall’Imu gli immobili strumentali delle imprese, assicurare lo smobilizzo dei crediti nei confronti della pubblica amministrazione, proseguire con le semplificazioni e l’abbattimento della burocrazia. Sul fronte del lavoro semplificare l’apprendistato, favorire il lavoro delle donne, Mezzogiorno e internazionalizzazione delle imprese.

Sono questi alcuni dei punti contenuti in un’agenda di 80 pagine che Rete Imprese Italia ha presentato alle forze politiche. La mobilitazione dell’organizzazione che conta 2,5 milioni di aziende e occupa 14 milioni di lavoratori, coinvolge oggi 80 piazze in tutt’Italia. L’intervento di Sangalli è stato seguito in videoconferenza da oltre 300 associazioni territoriali e oltre 30.000 imprenditori

“Oggi si alza in Italia la voce di centinaia di migliaia di imprese per chiedere una svolta nella politica economica del Paese. Siamo qui per dirlo tutti insieme e a gran voce: senza impresa non c’è futuro, senza impresa non c’è salvezza dell’Italia” ha detto il presidente di Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli, riscuotendo gli applausi convinti degli imprenditori presenti in sala a Roma e di quelli che l seguono in videoconferenza. “La politica dica parole di verità, se ancora siamo in periodo di saldi di sconti non ne faremo a nessuno” promette Carlo Salgalli, presentando il manifesto delle Pmi, “Le nostre ragioni”. Rete Imprese “vigilerà attentamente – ha detto il presidente – affinché i programmi elettorali non siano programmi stagionali e non tornino nel cassetto aspettando una prossima stagione elettorale”, esprimendo soddisfazione per il fatto che alcuni programmi prevedono una diminuzione della pressione fiscale e maggior semplificazione, “istanze che noi portiamo avanti da tempo”.

Rete imprese Italia trento Fugatti Divina Panizza Froner 1Sangalli ha allargato il discorso: serve una “chirurgia ricostruttiva” della spesa pubblica e la chiusura di un’impresa al minuto, nel 2012, necessita una svolta nella politica economica del Paese” con una voce “forte, determinata, responsabile, di gente abituata da generazioni a pagare di persona con il proprio lavoro” sottolineando come le proposte arrivano durante “la più lunga e aspra recessione dal dopoguerra” e “alla vigilia di una legislatura davvero decisiva” per “rispondere ai costi economici e sociali della grande crisi e per le scelte e le riforme utili a rimettere in moto crescita e occupazione”, decisiva anche “per le riforme istituzionali e per una rinnovata credibilità della politica”. Per Sangalli occorre muovere “dalle ragioni dell’economia reale”: bene quindi, ripete, “aver messo in sicurezza i conti pubblici, come un bene è stata la riduzione del costo del finanziamento del debito pubblico”. Il numero uno di Rete Imprese Italia non dimentica che “le manovre correttive degli andamenti della nostra finanza pubblica – pari a circa 100 miliardi di euro e per circa due terzi fondate sul ricorso a maggiori entrate – concorrono alla caduta complessiva del Pil, secondo le stime di Banca d’Italia, per circa un punto tanto nel 2012, quanto nel 2013: con il solo rigore al passo di carica non si va lontano. E senza crescita è, del resto, assai difficile far quadrare gli stessi conti pubblici”. Per questo bisogna ripartire da “crescita ed equità” attraverso “l’avanzamento celere dell’intero cantiere delle riforme economiche e sociali per affrontare la crisi di produttività e di competitività” dell’Italia. Alla politica – il cui ruolo resta “determinante” – le aziende di Rete Italia chiedono “una sorta di vera e propria ‘chirurgia ricostruttiva’ della spesa pubblica e dell’azione di contrasto e recupero di evasione ed elusione come condizioni per la progressiva riduzione della pressione fiscale” e la “definitiva archiviazione di un ulteriore incremento dell’Iva”. E ancora: “dismissioni di patrimonio pubblico, a partire da quello immobiliare per abbattere il debito”; “complessiva razionalizzazione del perimetro della funzione pubblica”; “migliore collegamento tra scuola, Università e mondo del lavoro”; “nuovo apprendistato e formazione continua”; “flessibilità governata e contrattata”; “contrasto del lavoro nero e della riduzione del cuneo fiscale e contributivo sul costo del lavoro”. Ci sono poi “le ragioni della crescita qualitativa dell’impresa diffusa attraverso la crescita della produttività”. Le imprese italiane sono, secondo Sangalli, “l’Italia produttiva, che non frequenta i salotti buoni e che non ha ‘santi in paradiso’ e che dei ‘paradisi fiscali’ neppure conosce l’indirizzo” ottenendo uno scrosciante applauso.

Entrando nel dettaglio delle richieste avanzate da Rete Imprese Italia, il documento esamina i singoli punti.

RIDUZIONE DELLA PRESSIONE FISCALE

“Va studiato un sistema tributario che non ostacoli la produzione, che rispetti la parità di trattamento e non si affidi a norme irragionevoli e improvvisate”. Premessa per una riforma fiscale è la semplificazione dei rapporti tra l’amministrazione finanziaria e i contribuenti. Da rivedere, secondo Rete Imprese, è il criterio utilizzato per la determinazione del reddito di impresa dei soggetti Irpef, passando dalla competenza alla cassa, rendere neutrale la tassazione rispetto alla forma giuridica dell’impresa, riducendo l’imposizione Irap, razionalizzando i regimi tributari applicabili dai soggetti Irpef (ditte individuali e società di persone). Escludere dall’Imu, inoltre, gli immobili strumentali all’attività d’impresa, rivedendo il sistema della riscossione coattiva, ampliando il periodo della rateazione dei debiti tributari. Ultima priorità è ridefinire la Tares (la tassa sui rifiuti), creando un nuovo sistema tariffario.

DARE NUOVO CREDITO ALLE IMPRESE

Per ridurre le difficoltà che le imprese incontrano nell’accesso al credito bancario, le proposte sono: favorire la solidità patrimoniale dei Confidi e facilitare il ricorso al Fondo di garanzia per le piccole medie imprese; assicurare la piena “operatività agli accordi in materia di certificazione e smobilizzo dei crediti delle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione”; apportare correttivi ai parametri di Basilea 3 (provvedimenti approvati dal Comitato per la vigilanza bancaria a seguito della crisi finanziaria del 2007-08); modernizzare il sistema dei pagamenti, senza introdurre ulteriori oneri a carico delle imprese.

MERCATO DEL LAVORO

Sul fronte del mercato del lavoro, l’associazione chiede una riorganizzazione dei servizi per l’impiego, evitando ulteriori costi sulle imprese, semplificando il nuovo apprendistato e rifinanziando gli ammortizzatori sociali in deroga per tutto il 2013. Parallelamente, Rete Imprese Italia chiede un impegno sul fronte della formazione continua, la semplificazione delle norme in materia di lavoro, il rafforzamento del rapporto scuola-lavoro con la revisione dei percorsi formativi. Queste proposte devono puntare “alla razionalizzazione del costo del lavoro, eliminando le forme di solidarietà impropria fra settori economici che caratterizzano l’attuale assetto normativo”.

SEMPLIFICAZIONE

“Nel quadro della crisi recessiva in atto – si legge nel documento – portare avanti i processi di semplificazione normativa e di snellimento burocratico è un’azione necessaria per riavviare l’economia. L’esigenza di intervenire per alleggerire i costi delle imprese e recuperare competitività e di liberalizzazione e apertura dei mercati”. Le proposte del documento: adottare meccanismi di trasmissione delle informazioni basati sulla tecnologia digitale; dare completa attuazione alla avviata riforma organizzativa degli sportelli unici, rapida operatività alle Agenzie per le imprese e completamento del Portale “Impresainungiorno”; stabilire un nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti semplice, non oneroso per le imprese ed efficace per il reale contrasto alle ecomafie, superando il Sistri; prevedere semplificazioni per le imprese dotate di certificazioni come garanzia presunta di conformità a determinati obblighi giuridici; introdurre meccanismi forti di controllo dell’incidenza sul tessuto imprenditoriale di nuove norme; snellire le procedure burocratiche in materia di sicurezza sul lavoro; rendere efficiente la giustizia civile ordinaria anche potenziando i sistemi di risoluzione alternativa delle controversie.

INFRASTRUTTURE ED ENERGIA

Per il rilancio dell’economia, Rete Imprese chiede di affrontare la micro-mobilità urbana, attraverso gli strumenti esistenti, come il Piano nazionale per le città e i Piani urbani della mobilità. Applicare il cosiddetto “e-freight” (trasporto elettronico di merci), attuare la liberalizzazione dell’autotrasporto merci, del mercato del trasporto ferroviario, una strategia di riordino e razionalizzazione del trasporto aereo e lo sviluppo dei trasporti marittimi e delle autostrade del mare. Ridurre la forte dipendenza dell’Italia dalle fonti energetiche combustibili, favorendo la riduzione del carico fiscale sui costi energetici sostenuti dalle imprese, “adottando una politica energetica orientata verso nuove tecnologie più efficienti con le esigenze del mercato”.

Come detto, la manifestazione di Rete Imprese Italia si è svolta in contemporanea in 80 province italiane. A NordEst l’evento ha interessato Trento, Venezia e Trieste.

In Trentino Associazione artigiani, Confesercenti e Confcommercio si allineano circa le strategie prioritarie per tornare a crescere con meno burocrazia, fisco meno vorace, accesso al credito meno complicato e una riforma del lavoro all’altezza delle necessità. Sul palco i presidenti delle associazioni datoriali con Loris Lombardini per Confesercenti, Roberto De Laurentis per l’Associazione Artigiani e Giovanni Bort per Confcommercio. Tra il pubblico politici locali e parlamentari. “In Italia il 98% delle imprese ha meno di 15 addetti – ha ricordato Roberto De Laurentis – ma al di là dei temi comuni, a livello locale l’unica possibilità per il rilancio è detassare le imprese, così che da liberare più risorse. Ma anche una minore pervasività del pubblico. A servire non sono tanto degli aiuti, ma una minore tassazione”. Sottoscritti a pieno i problemi che riguardano le imprese di tutta Italia, Giovanni Bort, punta il dito su burocrazia e infrastrutture: “sulla burocrazia in Trentino siamo quasi peggio che a livello nazionale. Sono stati dati strumenti alle imprese, l’autonomia però non deve servire solo a fornire maggiori risorse. Non costa nulla dare maggiore efficienza. Il sistema delle infrastrutture poi va rilanciato anche in Trentino, a partire da una rete Internet che copra tutto il territorio”. Premesse le difficoltà che accomunano le imprese trentine alle altre della penisola, Loris Lombardini diche che “sulla detassazione, ad esempio, serve un intervento nazionale e per questo abbiamo invitato anche i parlamentari. Bisogna elaborare progetti che si devono incontrare con quelli della politica. Ma rispetto al nostro territorio cerchiamo maggiore attenzione per tutto il comparto. Non significa spaccare il fronte esistente, ma offrire proposte per salvaguardare questo mondo. Pensiamo ai costi del plateatico per i bar, a quello della differenziata dei rifiuti, alla maggiorazione dell’Irap. Sarebbero qualche centinaio di euro, in grado di dare un po’ di ossigeno a tanti. Bisogna smettere di parlare di tutto per non ottenere alcunché”

Dal Trentino al Friuli Venezia Giulia. In regione il numero delle imprese è calato di 330 unità nell’ultimo anno, di 608 nell’ultimo triennio, di 1.642 aziende rispetto al massimo raggiunto a fine 2005 (31.571). Ed è ritornato (29.929 aziende nel 2012) sui livelli del 2000 (erano 29.972). Il dato e’ stato reso noto a Trieste nel corso dell’incontro organizzato da Confcommercio, Confartigianato e Cna per la giornata di mobilitazione organizzata da Rete Imprese Italia. Il calo registrato negli ultimi sette anni – è stato sottolineato – equivale al numero di imprese artigiane dei 57 comuni montani del Friuli Venezia Giulia. Nel 2012 sono state inoltre autorizzate 24,2 milioni di ore di Cassa integrazione (+2,4 milioni sul 2011), il terzo peggior dato dal 1971. Cresce il ricorso alla cassa straordinaria e in deroga nel settore artigiano (+77% rispetto al 2011). Superato (+3%) anche il record negativo del 2010. I finanziamenti bancari all’artigianato regionale sono calati dell’8,3% nell’ultimo anno (1,2 miliardi) e del 15,7% rispetto al 2008 (1,5 miliardi). Secondo rete imprese, se la gestione delle aziende fosse meno vessata vi sarebbe una crescita del loro numero e delle occupazioni, con una conseguente riduzione degli oneri sociali e un aumento della copertura statale.

confartigianato veneto frav presidente giuseppe sbalchieroAnche in Veneto si è alzata con forza la voce di centinaia di migliaia di piccole imprese per chiedere una svolta nella politica economica del Paese. “E’ la voce delle imprese e delle professioni del commercio, dell’artigianato, dei trasporti, del turismo e dei servizi di mercato che oggi, per la prima volta insieme, si mobilitano per chiedere alle forze politiche di puntare sulla ripresa e di investire nello sviluppo” ha detto Giuseppe Sbalchiero, presidente di Confartigianato Imprese Veneto a commento delle straordinarie iniziative andate in “onda” a Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Vicenza e Verona. “Abbiamo declinato – prosegue Sbalchiero – le nostre strategie prioritarie per tornare a crescere intimando però una pre-condizione essenziale: si deve partire da vero processo di controllo, ristrutturazione, riqualificazione e riduzione della spesa pubblica che non si basi però su tagli lineari ma sulla revisione del perimetro stesso della funzione pubblica e della sua ridondante complessità di livelli istituzionali ed amministrativi”.

Nel corso del 2012 in Regione Veneto sono cessate 11.734 imprese artigiane (32 al giorno sabati e domeniche compresi) riducendosi di 2.663 imprese arrivando a 139.190 nonostante l’apertura di nuove 9.071 imprese artigiane.