Chiude Vinitaly 2013 con un ottimo bilancio di visite: +10%

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giancarlo scottà 1Zaia: “semplificare tutto l’impatto burocratico gravante sul settore enologico”. Scottà: “rimuovere gli ostacoli per la vendita di vino a distanza per i piccoli produttori”

Si chiude uno strepitoso Vinitaly, dove secondo gli operatori visitatori e contatti sono aumentati mediamente di circa il 10%. Il successo della manifestazione ha però in evidenza alcune ombre che offuscano gli imprenditori del nostro Paese in un settore, quello del vino, che porta e crea ricchezza, che vuole crescere e dove c’è una domanda che lo porterebbe a galoppare.

“E’ un paradosso tutto italiano – ha commentato il presidente del Veneto Luca Zaia, in questi giorni a contatto diretto con i circa mille produttori della regione che affollano il grande salone mondiale del vino – perché in questa fase economica, e con prospettive positive, è diventato un problema anche crescere. Ho parlato con molti vignaioli e ce n’è qualcuno che ha potenzialmente aumentato del 38% il proprio giro d’affari; ma per crescere occorre investire, e per investire servono soldi, mentre il credito è centellinato, le banche sembrano sorde, la fiscalità e gli ostacoli aumentano”.

Secondo il presidente del Veneto, “assistiamo ad una situazione assurda e anche pericolosa: se c’è più interesse per le speculazioni che per la ricchezza reale del territorio, il rischio è di finire sugli scogli. E in tutto questo ci manca ancora un governo. Si faccia, ci serve, serve al paese e al territorio, mentre va chiuso l’Ufficio Complicazione Affari Semplici. Credo che da Verona sia questo il messaggio che va davvero colto, al di là dell’ottimismo che giustamente emerge da una manifestazione di sicuro successo”.

In tema di semplificazione degli oneri che gravano sul settore vitivinicolo interviene anche l’eurodeputato trevigiano Giancarlo Scottà, che chiede interventi alla Commissione Europea per “rimuovere i laccioli burocratici nella vendita a distanza di vino a soggetti privati”. Secondo Scottà che ha presentato un’interrogazione, “attualmente la direttiva 2008/118 autorizza un privato che acquista vino, in uno Stato membro diverso dal suo, a trasportarlo e introdurlo nel proprio Stato, senza dover pagare le accise. Con i soli limiti di 90 litri per il vino e 60 per lo spumante”. Non solo: “qualora un privato volesse acquistare a distanza piccole quantità da un produttore di un altro Stato membro, le difficoltà sono invece notevoli: bisogna passare attraverso un rappresentante fiscale che paghi le accise, e il prezzo della bottiglia aumenta velocemente”.

Insomma, enormi difficoltà che finiscono per agevolare le grandi aziende, a svantaggio dei piccoli produttori e dei consumatori, creando una distorsione del mercato. Partendo da questo presupposto, Scottà, membro della Commissione agricoltura ha presentato una interrogazione alla Commissione Europa nella quale descrive gli ostacoli burocratici, legati alla vendita a distanza del vino ai privati, ed ha chiesto l’intervento dell’organo esecutivo dell’Unione per rimuovere tali barriere. “Tali barriere – conferma Scottà – impediscono al piccolo produttore di beneficiare del mercato comune e colpiscono, al tempo stesso, il consumatore. Ho chiesto alla Commissione europea quali sono i motivi che impediscono di assimilare l’acquisto, da parte dei privati, alle vendite a distanza nei limiti dei quantitativi previsti dall’attuale normativa Ue, sottolineando l’importanza della vendita diretta che, non a caso, viene richiamata anche nella riforma della Pac, come strumento a favore dei piccoli produttori”.