Sir John Eliot Gardiner dirige due concerti alla Fenice

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Eliot-Gardiner-Sheila-Rock-Decca-ilnordestIn programma musiche di Berlioz e Verdi

Venerdì 6 dicembre 2013 alle ore 20.00 (turno S), con replica sabato 7 alle 17.00 (turno U), il maestro inglese Sir John Eliot Gardiner dirigerà al Teatro La Fenice il secondo concerto della Stagione sinfonica 2013-2014, che costituirà anche il concerto conclusivo delle celebrazioni verdiane del 2013, nel bicentenario della nascita del compositore.

La seconda parte del programma sarà dedicata alla Sinfonia alternativa di Aida, composta per la prima scaligera del 1872 in sostituzione del breve Preludio eseguito al Cairo nel 1871 ma mai presentata in pubblico fino alla riscoperta toscaniniana del 1940, e al grande Te Deum per doppio coro e orchestra del 1896, straordinario anelito novecentesco dell’ottantenne compositore.
L’omaggio verdiano sarà preceduto da quattro movimenti dalla sinfonia drammatica Roméo et Juliette op. 17 di Hector Berlioz, compositore vicino alla sensibilità dell’ultimo Verdi nella sua tensione verso la modernità: l’Introduction, Roméo seul, Scène d’amour, La reine Mab.
Accanto all’Orchestra del Teatro La Fenice il concerto vedrà impegnato, nel Te Deum e nella Scène d’amour da Roméo et Juliette, il Coro del Teatro diretto da Claudio Marino Moretti. Voce sola nel Te Deum l’artista del coro Ester Salaro.
Composto dal trentaseienne Berlioz tra il gennaio e il settembre 1839, Roméo et Juliette venne eseguito al Conservatorio di Parigi il 24 novembre dello stesso anno, con notevole successo di pubblico e giudizi discordi della critica. La narrazione della tragedia di Shakespeare è affidata in gran parte al commento strumentale e, in misura più limitata, al racconto del coro e di tre voci soliste su testi di Émile Deschamps. Con raffinato virtuosismo, Berlioz sfrutta al massimo le possibilità espressive dell’orchestra che, vera protagonista del dramma, guida l’esposizione, dipinge le atmosfere, tratteggia il carattere dei personaggi, definisce il quadro d’insieme. L’intenzione è evidente: portare la sinfonia verso il teatro per un superamento dei confini tra i diversi generi artistici. Il risultato è una symphonie dramatique che non traduce in suoni il dramma nella sua interezza, ma si limita a rivisitare alcuni episodi salienti che più a fondo hanno toccato la sensibilità del compositore. Dei sette movimenti in cui si articola la composizione (Introduction et Prologue, Roméo seul, Scène d’amour, La reine Mab, Convoi funèbre de Juliette, Roméo au tombeau des Capulets, Finale) verranno eseguiti i primi quattro, con l’esclusione del Prologue.
Per la prima scaligera di Aida del febbraio 1872 Verdi compose un’elaborata Sinfonia che avrebbe dovuto sostituire il breve Preludio composto per la prima assoluta al Teatro khediviale del Cairo del dicembre 1871. Durante le prove a porte chiuse con l’orchestra della Scala diretta da Franco Faccio, Verdi, insoddisfatto, decise però di ritirare la partitura e di archiviarla, negandone successivamente l’esistenza. Toscanini, che poté vedere la partitura autografa a Sant’Agata nel 1913, ne diresse la prima esecuzione pubblica nel 1940 a New York con la NBC Orchestra, trasformandola in un apprezzato brano da concerto. In essa Verdi dipana i temi dei personaggi principali dell’opera, distribuiti in sette sezioni, senza soluzione di continuità. Dopo le prime 36 battute pressoché identiche a quelle del Preludio la forma si amplia e ai cromatismi della dolente Aida si affiancano il cupo motivo a canone dei sacerdoti, il tema della gelosia di Amneris, la melodia di «Numi pietà» e un tema riferito a Radamès presago della propria condanna a morte, più assaggi vari di danze e marce trionfali.
Composto tra il 1895 e il 1896, il Te Deum per doppio coro a quattro voci e grande orchestra è un lavoro della tarda maturità verdiana. Nel corso della stesura il musicista si dedicò a un’accurata analisi delle diverse versioni musicali del testo liturgico, interessandosi in particolare ai Te Deum di Henry Purcell e Tomás Luis de Victoria, oltre che alle opere dei maestri dell’antica polifonia italiana. Nell’ultima fase della sua parabola artistica, Verdi punta dunque all’economia dei mezzi e sembra perseguire un ideale compositivo arcaicizzante. Il brano si apre non a caso con un tema in stile gregoriano dal quale si sviluppano, a partire dalla solenne esplosione del Sanctus, i principali motivi che informano le diverse sezioni della partitura. Ne viene un’opera musicale contrassegnata da un ideale di purezza e una libertà inventiva nelle armonie e nel procedere del discorso musicale che, in quello scorcio di fine secolo, non ha paragoni nel panorama musicale italiano e avrà più di qualche risonanza nel Novecento. La lettura del testo liturgico è umanizzata, più che religiosa, e asseconda il libero flusso del discorso drammatico implicito nel testo liturgico. Il Te Deum venne eseguito per la prima volta a Parigi il 7 aprile 1898, durante la settimana di Pasqua, insieme con uno Stabat Mater e con le Laudi alla Vergine Maria, dall’ultimo canto del Paradiso di Dante. A questi lavori si aggiungerà in seguito un’Ave Maria per coro a cappella, composta in precedenza, formando così un insieme conosciuto sotto il titolo di Quattro pezzi sacri.