Al Teatro Eden di Treviso il John Taylor Quintet

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John-Taylor-by-C.Forbes-ilnordestIn programma il recital “John plays Paul” dedicato a paul McCarteny
di Giovanni Greto

Martedì 11 febbraio alle ore 20.45, al Teatro Eden di Treviso si terrà l’atteso concerto del John Taylor Quintet, formato da John Taylor al pianoforte, Diana Torto alla voce, Julian Siegel ai sassofoni e al clarinetto basso, Anders Jormin al contrabbasso e Martin France alla batteria.

Da tempo John Taylor, attualmente uno dei pianisti più importanti attivi e presenti sulla scena europea, meditava un progetto di questo tipo. Si trattava in un certo senso di fare i conti con qualche cosa che riguardava molto da vicino il proprio percorso musicale e la propria crescita artistica.
John infatti è nato in Inghilterra nel settembre 1942, e aveva circa vent’anni quando il fenomeno dei Beatles e successivamente del rock inglese nacque e si sviluppò in un certo senso parallelamente al proprio percorso e alla propria formazione.
Va sottolineato il senso di questo percorso parallelo: Paul McCartney è nato nel giugno 1942, a distanza di soli tre mesi da John, e per questo entrambi nei primi anni ’60 avevano vent’anni. Allora ognuno decise di percorrere un tragitto ben diverso come le loro storie documentano e raccontano. Certo è che John Taylor venne diverse volte a contatto in quegli anni con la rivoluzione di quanto stava accadendo nel mondo del rock, ma in qualche modo, pur vivendo a stretto contatto con quei cambiamenti che stavano sconvolgendo il mondo musicale inglese, Taylor ne rimase in un certo senso estraneo. Anche se negli ultimi anni ha sentito l’esigenza di muoversi in quella stessa direzione.
Come è noto a chi conosce il pianista britannico, il repertorio di John Taylor è costituito per lo più da compositori contemporanei di jazz, per la maggior parte di origine europea, e rare sono le presenze del cosiddetto repertorio degli standard americani nei suoi programmi e nei suoi progetti. E quand’anche questo accada, cerca una chiave di lettura interpretativa personale e lontana da quella tradizione.
In questo caso abbiamo ora un musicista di jazz che volge il proprio sguardo verso una musica a lui contemporanea e che si rivolge a un più vasto pubblico, ossia allo stesso modo in cui nell’America degli anni ’40-’50 i jazzisti americani si volsero al repertorio dei musical di Broadway. Così per questo nuovo progetto sulle musiche di Paul McCartney lo spunto di partenza è l’intenzione di interagire con una tradizione che è sì lontana dal percorso di un jazzista europeo, ma che ne è invece in un altro senso vicinissima.
La scelta di John Taylor di lavorare sulle canzoni di un musicista che appartiene a quell’ambiente da cui egli stesso proviene e che è anche un suo coetaneo, diventa allora più chiara in questa luce; e guardando più da vicino gli aspetti prettamente musicali, la scelta non poteva che cadere su di un musicista come Paul McCartney, che da quarant’anni scrive senza posa splendide canzoni particolarmente efficaci nel loro sapiente e perfetto equilibrio tra linea melodica e sequenza armonica. Queste brevi note danno forse dunque le indicazioni e le tracce dei motivi e delle ragioni per cui questo progetto è nato e debutta in questa veste di quintetto.
La direzione privilegiata dal progetto sarà quella dello sviluppo di alcuni temi di McCartney che, per Taylor, contengono spunti melodici e armonici perfetti per supportare un’improvvisazione jazzistica. In un certo senso parafrasando il titolo di un bellissimo disco di Herbie Hancock di qualche anno fa, New Standards, Taylor mira qui a creare un proprio e personale (anche autobiograficamente) standard book.