Allarme AIA per la zootecnia: entro il 2020 le stalle da latte italiane scenderanno a meno di 24.000

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Trentingrana Mucche stalla covi fieno 1
Trentingrana Mucche stalla covi fieno 1A Fieragricola, presentato in anteprima il «Rapporto 2013» sulla filiera del latte dell’Associazione Italiana Allevatori

«Le proiezioni sul settore lattiero dicono che nel 2020 la produzione di latte dovrebbe aumentare del 5% rispetto ad oggi, arrivando a 115.000 tonnellate, mentre il numero di stalle dovrebbe scendere ulteriormente, fino a 23-24.000 aziende». Lo dichiara il professor Daniele Rama, direttore dell’Osservatorio sul mercato dei prodotti zootecnici, a margine della presentazione degli annuari sul mercato del latte e della carne, curati dall’Associazione italiana allevatori (Aia) e l’Alta scuola di management ed economia agroalimentare dell’Università Cattolica (Smea).

«Solo 20 anni fa, le stalle italiane da latte – ricorda il direttore generale di Aia, Paolo Scrocchi – erano 200.000, oggi sono 38.000 e, come riportano le proiezioni degli analisti, caleranno ulteriormente di un altro 30%».

La filiera del latte vale, in Italia, 27,8 miliardi di euro e, secondo il «Rapporto 2013» illustrato in anteprima nazionale alle 111a edizione di Fieragricola, seppure alle prese con un trend discendente dei produttori, sta vivendo un momento positivo sul fronte del mercato, con riflessi positivi in particolare nelle regioni del Nord Italia, dove si concentra l’83,6% della produzione commercializzata nazionale. «Desta preoccupazione il dato della redditività per i produttori (-6,2%), anche per effetto dell’aumento dei costi espliciti», scrive il professor Renato Pieri, direttore di Smea.

Pesa sempre meno il comparto il comparto dei bovini da carne, che nell’arco di un decennio il settore ha perso il 5,4% rispetto al totale della produzione. In termini di valore il settore ha sfiorato nel 2012 i 3,6 miliardi di euro (+3,8% sul 2011). «Il problema riguarda la redditività nelle stalle – sostiene il presidente dell’Aia, Pietro Salcuni – e la difficoltà degli allevatori italiani di importare broutard dalla Francia, tanto che l’Aia presenterà entro l’anno un progetto interamente “Made in Italy” per rilanciare la linea vacca-vitello e incrementare gli animali da carne in purezza, sfruttando le vacche da latte». Un’opportunità che potrebbe trovare sostegno anche all’interno della nuova Politica comunitaria, che alla tutela della biodiversità dedica risorse specifiche.

Anche la suinicoltura soffre la crisi. «Il sistema nazionale di quotazione dei prezzi sconta ancora difficoltà – afferma il presidente dell’Associazione nazionale degli allevatori di suini, Andrea Cristini –. Il blocco nei giorni scorsi alle importazioni di carne suina imposto dalla Federazione Russa all’Unione europea, in seguito alla scoperta di un caso di peste africana in Lituania si sta riverberando negativamente sui listini delle carni suine in molti Paesi europei». Preoccupa anche il calo del numero delle scrofe allevate in Italia. «Oggi ci sono meno di 500.000 scrofe, il 30% in meno rispetto a cinque anni fa – prosegue Cristini –. Il timore degli allevatori che questo possa provocare un contraccolpo alle produzioni di qualità».