Gli albergatori della provincia di Trento contro l’istituzione della tassa sul turismo

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settore turistico alberghiero
albergo hotel insegna esterna FbySh 1La proposta dell’assessore Dallapiccola allarma la categoria che paventa inutili rincari, penalizzando una situazione già critica rispetto ai paesi esteri

La proposta lanciata dall’assessore al turismo della provincia di Trento Michele Dallapiccola d’introdurre anche in Trentino la tassa sul turismo allarma le due associazione che raccolgono gli albergatori attivi in provincia.

Gianni Bord di Unat Confcommercio e Luca Libardi di Asat in una conferenza stampa convocata in tutta fretta asseriscono che «le dichiarazioni rese dall’assessore Michele Dallapiccola ai consiglieri della seconda commissione del consiglio provinciale, che sono state sintetizzate come una dichiarazione a favore dell’imposta di soggiorno e di una sua prossima introduzione speriamo che si tratti di una forzatura improvvida e interpretativa di una ipotesi che ci vede nettamente contrari».

Secondo Libardi e Bort la proposta lanciata da Dallpiccola appare in contrasto con quanto da lui dichiarato, anche recentemente, visto che più d’istituire nuovi balzelli «c’è bisogno di rivedere l’impianto della promozione turistica trentina dal punto di vista di una definizione di strategia e obiettivi, della acquisizione e del rafforzamento di competenze professionali, di una rivisitazione degli assetti organizzativi, di una valutazione dei risultati rispetto ad obiettivi dichiarati, di una attenta spending review».

Asat-Luca-Libardi-ilnordestSe sul rilancio del turismo in Trentino c’è tra Asat e Confcommercio-Unat e l’assessore Michele Dallapiccola, e con gli stessi rappresentanti delle Apt una sostanziale condivisione su un percorso di confronto che porterà a breve ad una proposta possibilmente condivisa, le due organizzazioni degli albergatori trentini che «la riforma non passa comunque attraverso una semplice riduzione degli ambiti e tantomeno nell’imposizione di una tassa di mascherata sotto la forma di una card di servizi all’ospite il cui scopo nella mente dei proponenti è quello di garantirsi risorse finanziarie senza fatica per proseguire in tranquillità la gestione dell’esistente apparato burocratico, al di fuori di qualsiasi controllo di efficienza ed efficacia delle risorse pubbliche e private che hanno a disposizione. C’è inoltre sottintesa l’idea – sostengono Bort e Libardi – di scaricare sul turismo e soprattutto sugli albergatori costi di servizi e di iniziative la cui sostenibilità economica e finanziaria non è stata appieno valutata e di cui si sopravvaluta la valenza turistica, o di iniziative che nel passato attingevano alle abbondanti risorse del bilancio provinciale».

Secondo gli albergatori, prima di imporre nuove tasse sarebbe opportuno che «i fondi messi formalmente a disposizione della promozione turistica fossero realmente messi a disposizione del settore: invece sono stati in taluni casi indirizzati in modo improprio in iniziative forse attinenti alla promozione turistica e in altri casi estranei ad essa. Per questo c’è bisogno di una trasparenza circa la destinazione delle risorse al settore della promozione».

Anche sulle partite messe nel bilancio della Provincia a favore del settore le cose non quadrano: «ci chiediamo – dichiarano Bort e Libardi – come sia possibile che ancora nel mese di giugno del 2013 in sede di presentazione di bilancio della Pat per il 2014 veniva assicurato al sistema della promozione l’80% di risorse rispetto all’anno precedente ed oggi invece si parli di una contrazione fortissima di tali risorse. I conti non tornano. Va ricordato che il ricettivo alberghiero ed extralberghiero contribuisce già oggi per oltre il 50% ai costi dei progetti di marketing territoriale e i privati nel loro complesso arrivano al 75%. Quindi non corrisponde al vero che non ci sia un significativo concorso dei privati e degli albergatori in particolare al finanziamento del sistema della promozione».

Il pericolo, secondo Bort e Libardi è che «quello che viene prospettato positivamente da una parte non venga gravemente compromesso con l’introduzione di una tassa come l’imposta di soggiorno o di una card per l’ospite finanziata dagli alberghi che niente altro è che una tassa mascherata». Che andrebbe a gravare su un’Iva già al 22%, che rende oltremodo gravoso il confronto con la Francia, dove l’Iva sul settore turistico-alberghiero è di solo il 5,5% e i costi sono complessivamente inferiori grazie a minori costi energetici che sulle imprese alberghiere pesano non poco.