Nord-Sud: forti discrepanze di reddito effettivo per il diverso costo della vita

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soldi 1Secondo uno studio della Fondazione Rodolfo Debenedetti, in base al potere d’acquisto più ricchi sono gli abitanti del Sud Italia. Serve la contrattazione regionale per riequilibrare la capacità d’acquisto degli stipendi

Quella che per molti era solo una boutade in salsa leghista, ora viene autorevolmente certificata da una ricerca condotta dalla Fondazione Rodolfo Debenedetti firmata dagli economisti Tito Boeri (Università Bocconi), Andrea Ichino (Istituto universitario europeo) e Enrico Moretti (Università di Berkley, USA).

Secondo questa ricerca, i veri ricchi non abitano al Nord Italia come da sempre creduto, ma al Sud: realtà come Caltanisetta, Crotone, Enna, Siracusa, Vibo Valentia sono ai vertici della classifica del potere d’acquisto, unitamente ad alcune realtà del Nord (Biella, Vercelli, Pordenone, Mantova), mentre le dieci realtà più povere sono, nell’ordine, Savona, Roma, Imperia, Rimini, Genova, Firenze, Milano, Salerno, Aosta e Sassari.

Se in realtà come Ragusa la disoccupazione è il triplo di quella di Milano e il 55% dei giovani è senza lavoro, questo non sembra angustiare più di tanto chi ci vive, anche se il reddito di una famiglia è la metà di quella milanese, perché il costo della vita è enormemente inferiore a quello della metropoli lombarda. A titolo di esempio, un cassiere di banca con cinque anni d’anzianità che risiede a Ragusa ha sì uno stipendio più basso del 7,5% di un suo collega milanese, ma la situazione si capovolge se si considera che il costo della vita di Ragusa fa sì che il reale potere d’acquisto della medesima busta paga sia del 27,3% più alto. Il bancario milanese per avere lo stesso potere d’acquisto del suo collega ragusano dovrebbe guadagnare il 70% in più.

Le differenze di potere d’acquisto sono ancora più marcate nel campo della pubblica amministrazione, dove gli stipendi sono uguali su tutto il territorio nazionale: lo stipendio di un maestro elementare con cinque anni d’anzianità che guadagna 1.305 euro al mese vale 1.051 euro a Milano e ben 1.549 a Ragusa. Per pareggiare il potere d’acquisto, l’insegnante meneghino dovrebbe guadagnare ben l’83% in più.

Uno Stivale a due e più velocità, dove chi vive al Nord è spesso decisamente più penalizzato di chi vive a Sud: se Bolzano e Aosta occupano i primi due posti della classifica per livello salariale nominale, essi precipitano oltre il novantesimo posto della classifica se si considera il costo della vita, esattamente il contrario di quanto accade a Crotone, novantacinquesima per salario nominale ma seconda per quello reale.

Anche gli autori dello studio sottolineano l’anomalia di questa situazione, che finisce per penalizzare i lavoratori del Nord dove maggiore è la produttività, che finiscono danneggiati per effettivo potere d’acquisto. Sulla base di questi dati, dovrebbero essere gli stessi sindacati a rivendicare la regionalizzazione dei contratti di lavoro, seppellendo il contratto unico nazionale, che potrebbe avere valore come quadro di riferimento generale per diritti e doveri delle parti coinvolte, lasciando invece la contrattazione economica al livello territoriale. In questo modo, si potrebbero contrattare livelli retributivi più consoni all’effettivo potere d’acquisto, rilanciando anche l’economia di zone depresse del Sud, che a fronte di paghe nominalmente inferiori (ma uguali per potere d’acquisto) potrebbero attrarre nuovi investimenti produttivi, oltre ad incentivare la mobilità territoriale, ora scoraggiata per via dell’eccessivo costo della vita di alcune zone d’Italia non sufficientemente coperto dal livello reddituale. Di pari passo, i lavoratori del Nord potrebbero finalmente avere livelli salariali consoni al costo della vita, cosa che oggi spesso non accade.