Società Filarmonica di Trento, la London Brass apre la programmazione autunnale dei concerti

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London Brass 1Appuntamento di richiamo con i famosi ottoni inglesi venerdì 3 ottobre

Alle ore 20.45 di venerdì 3 ottobre riprende la Stagione dei concerti della Società Filarmonica di Trento nella consueta sala dei concerti del sodalizio con un gruppo di sicuro interesse e prestigio. I London Brass (John Barclay, Andrew Crowley, Gareth Small, Dan Newell, trombe; Lindsay Shilling, Richard Edwards Byron Fulcher, David Stewart, tromboni; Richard Bissill, corno; Oren Marshall, tuba).

La fama internazionale dei London Brass ensemble di soli ottoni formatosi nel lontano 1986 è vasta quanto la loro imponente discografia prodotta prima con la Teldec (ora Warner Classics) e successivamente attraverso una specifica etichetta, la “An Evening With London Brass”. Gran parte dei fondatori nel 1986 provenivano dal mitico Brass Ensemble Philip Jones appena sciolto. Con alle spalle una solidissima base tecnica e stilistica il successo al nuovo gruppo arrivò quindi immediatamente, amplificato, a metà degli anni Novanta, con l’aggiunta al complesso di alcuni componenti provenienti dal mondo del jazz. Oggi il London Brass si presenta come un ensemble a formazione variabile (dai cinque ai dodici e più elementi) con strumentisti attivi per lo più nelle grandi compagini orchestrali di Londra. Pur mantenendo il loro indirizzo classico, con eccellenti trascrizioni dalle opere di Bach, Brahms, Elgar, Strauss, il gruppo ricerca sempre nuove composizioni aperte ai linguaggi della contemporaneità e alla spettacolarità più manifesta. Anche cambiando di quando in quando qualche elemento, il London Brass è rimasto un complesso inossidabile, incantevole e coinvolgente all’ascolto per la gioia non solo di tanti dilettanti di trombe e tromboni, ma per tutti gli amanti del suono elegante e della musicalità più vivace.

La storia della musica occidentale ci mostra come tra Medioevo e Rinascimento i complessi di strumenti a fiato abbiano svolto un ruolo determinante nello sviluppo di un linguaggio strumentale autonomo. Attraverso un repertorio in gran parte formato da adattamenti di brani vocali opportunamente modificati in funzione dell’organico, si sarebbe manifestato uno stile strumentale caratteristico in cui l’esaltazione delle qualità timbriche e sonore dei singoli strumenti non rinuncia alle suggestioni dell’immaginario di ogni giorno, elaborando tipologie musicali ben riconoscibili e, nel tempo, durature. In un certo senso, le formazioni di ottoni oggi in attività non hanno sciolto il legame con una prassi musicale molto antica che esprime una tradizione, o meglio una sana attitudine, in cui il repertorio si mantiene mobile e spregiudicato, disponibile alla contaminazione, alla compresenza di elementi eterogenei, superando le barriere fra generi ed epoche. Accanto ai brani originali – spesso improntati a tensioni sperimentali oltre che al piacevole, brillante gioco musicale –  abbiamo così una presenza abbondantissima di trascrizioni e arrangiamenti provenienti dal repertorio operistico, sinfonico, dalla musica di consumo, dal pop, dal jazz o dal folklore.

Queste trascrizioni, realizzate da veri e propri maestri, generano insoliti e sorprendenti mutamenti di prospettiva in cui l’esperienza del far musica, spesso sorretta da uno smagliante virtuosismo strumentale, stabilisce uno spazio di ascolto mai passivo, dove tutto si ricrea e rigenera, da Bach a Villa Lobos, da Dvorak a Lutoslawski.

Alla trascrizione è dedicato per gran parte il programma di questa sera. Trascrizione intesa quindi come rilettura di brani celebri (la Danza slava sfida all’aristocratico mondo degli archi (Bach e la Ciaccona per violino solo BWV 1004), ma anche come esplorazione delle possibilità virtuosistiche degli ottoni (Lutoslawski, Variazioni su un tema di Paganini) o concepita quale meraviglioso spettacolo provocato da un ladro di melodie che nella svelta sua fuga dallo scrigno violato, perde i pezzi più preziosi mostrandoli inopportunamente al pubblico (P. Hart, Surprise Variations).

Programma

A. Holborne

he Fairie Round (arr. R. Harvey)

J. S. Bach

Suite (arr. C. Mowat)

A. Dvorak

Danza slava n. 8 (arr. D. Stewart)

H. Villa Lobos

Mazurka Choro (arr. R. Harvey)

M. De Falla

Fire Dance (arr. E. Crees)

W. Lutoslawski

Variazioni su un tema di Paganini (arr. R. Harvey)

J.S. Bach

Ciaccona in re min.

B. Strayhorn

Lush Life (arr. P. Smith)

V. Youmans

La Carioca (arr. M. Nightingale)

P. Hart

Surprise Variations