Parte il riassetto delle Casse rurali del Trentino con un occhio al NordEst

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Via libera al dimezzamento delle Casse, dalle attuali 43 a 22. Prosegue il rafforzamento della struttura creditizia del NordEst

Il sistema delle Casse Rurali trentine “tiene” anche in questa fase di recessione economica. I dati di bilancio nei primi otto mesi del 2014 sono confortanti, ma per il futuro occorre cambiare. La Federazione delle cooperative trentine ha presentato alle Casse rurali un piano di riassetto territoriale che rilancia la competitività e la relazione con i soci. Dalle 43 Casse attuali si potrebbe passare a 22. Ma saranno i singoli istituti a decidere.

Le Casse Rurali trentine alle prese con il cambiamento, per continuare ad essere “banche di comunità”. Se ne è parlato durante l’assemblea di settore convocata alla sala della Cooperazione di Trento, dove, accanto alle principali grandezze economiche del presente, è stato presentato un progetto che ridisegna la presenza delle Rurali sul territorio.

«Vogliamo garantire anche per il futuro la stessa vicinanza al territorio e ai soci che le Casse hanno sempre garantito, mantenendo lo stesso modello cooperativo. Ma occorre evolvere», ha affermato il presidente della Federazione trentina della cooperazione, Diego Schelfi. Un piano che poggia su analisi molto approfondite, sviluppate dalla Federazione con la collaborazione di Cassa Centrale Banca,  e che vuole interpretare l’esigenza di maggiore competitività e ulteriori servizi che le banche – anche le “rurali” – sono chiamate ad esprimere nel prossimo futuro.   

Lo scenario è quello di una economia ancora in crisi. «La ricchezza prodotta in Trentino è ferma ai livelli del 2008 – ha affermato il direttore della Federazione Carlo Dellasega – e i consumi alimentari, come i beni durevoli, sono tornati ai livelli precedenti agli Anni Ottanta del Novecento. Nel frattempo, dal 1995 al 2012 sono molto cresciute le attività immobiliari, mentre calavano industria, alberghi e commercio. Dall’inizio della crisi i progetti di nuove abitazioni sono passati da circa 4.500 a poco più di mille. Non si progetta, quindi non si investe.  Record negativo anche per le chiusure e fallimenti: 97 solo nel 2013 in Trentino».

Le banche non sono impermeabili a questa situazione. Se è vero che lo scorso anno le Casse rurali trentine hanno realizzato 8,4 milioni di euro di utili e il totale delle banche italiane hanno perso 22,2 miliardi, è anche vero che le sofferenze si fanno sentire: nelle Casse rurali trentine sono all’8,15% dei crediti (agosto 2014). Di queste, il 13,3% è causato dalle imprese di capitale, il 3,9% dalle famiglie.

Come affrontare il futuro? «Serve personale più formato e specializzato, puntare ad una cultura aziendale specifica, proposte non omologate al resto del sistema bancario. Rafforzare il dialogo con soci e clienti», ha auspicato Dellasega.

Quanto alla situazione attuale, per il responsabile di settore Ruggero Carli, «ad agosto la raccolta complessiva delle Casse trentine aveva sfiorato i 17 miliardi di euro, con un incremento del 3% rispetto a dodici mesi prima. Non altrettanto bene ha fatto l’andamento dei prestiti, che si sono fermati a 11,6 miliardi di euro, meno 2%, per effetto della contrazione della domanda di finanziamenti. Crescono ancora le sofferenze lorde, arrivate a 948 milioni, il 13,5% in più rispetto all’inizio dell’anno. Il rapporto tra sofferenze e crediti è nell’ordine dell’8,15%. Il sistema bancario nazionale è al 9,2%».

Se questa è la situazione patrimoniale, il conto economico “regge” rispetto alla crisi che riduce in generale la capacità di consumo e di investimenti da parte delle famiglie e imprese. Il margine di intermediazione, che misura la capacità di fare reddito, a giugno di quest’anno aveva raggiunto i 300 milioni, con un incremento in dodici mesi del 22,3%. Stabili i tassi di interesse alla clientela: in media quello passivo a giugno 2014 era dell’1,59%, quello attivo del 3,55%, con uno “spread” dell’1,96% (un anno prima era dell’1,92%).

Quanto al futuro, i prestiti alla clientela, dopo un calo medio dell’1,5% quest’anno, sono previsti stabili nel 2015 e in leggera salita l’anno successivo (+1%). La raccolta aumenterà dell’1,5% nel triennio. Spread sui tassi stabile per le banche, attorno al 2%. Peseranno ancora sui conti delle Rurali le svalutazioni per rettifiche di valore sui crediti in sofferenza. Alla fine del decennio 2007-2016 le Casse trentine avranno svalutato circa un miliardo di euro di crediti, ma avranno garantito anche coperture del 55% per le sofferenze e del 20% per gli incagli.

A fronte di una situazione presente soddisfacente, sicuramente migliore rispetto al resto del sistema bancario, il mondo del credito cooperativo trentino si interroga sul futuro. Da qui nasce il piano di riassetto, che si propone di rende più efficiente il sistema, razionalizzare il presidio del territorio, sviluppando maggiori sinergie, e rivedere il modello commerciale, rendendo più efficienti  e più qualificate le tecniche di approccio al mercato e alla vendita.

La proposta ai presidenti e direttori di un progetto di fusioni impegnativo, che ora passerà al vaglio dei singoli istituti e alla eventuale approvazione dei soci nei rispettivi contesti, prevede una significativa riduzione del numero delle Casse rurali, che dalle attuali 43 potrebbero passare a 22, anche se un progetto più coraggioso potrebbe essere utile, magari facendo subito il passo verso un’unica Cassa rurale del Trentino, che avrebbe il vantaggio di ridurre i costi operativi a vantaggio dei servizi resi ai soci e al mercato. Forse, date le condizioni generali, sarebbe meglio uscire dalla logica dei piccoli passi che ha contraddistinto l’attività della Cooperazione trentina, affrontando di petto le sfide del mercato, con ottime possibilità di uscire vincitori, forti anche del ruolo di Cassa centrale banca e del Mediocredito per il quale si prospetta sempre più il ruolo di banca a medio termine di tutto il NordEst.