Friuli Venezia Giulia, Chiusura d’anno con gli indici in crescita per l’industria regionale

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Confindustria FVG presidente Giuseppe Bono 1
Confindustria FVG presidente Giuseppe Bono 1Bono: «si conferma la lenta e incerta ripresa iniziata alla fine del 2013»

Confindustria Friuli Venezia Giulia ha presentato l’ultima indagine congiunturale trimestrale, che presenta luci e ombre come sottolinea il presidente Giuseppe Bono: «l’indagine che i nostri uffici elaborano sui dati che vengono forniti dalle Associazioni federate territoriali di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine, ancora una volta, nel periodo finale del 2014, ci rappresenta un quadro dell’economia regionale con aspetti in parte positivi ed in parte negativi.

La conclusione che si può trarre è che la lenta ed incerta ripresa che abbiamo cominciato a registrare attorno alla fine del 2013 viene confermata, ma risulta assolutamente insufficiente per consentirci di prevedere un superamento in tempi ragionevolmente brevi del lungo e pesante periodo di crisi, iniziato ormai da più di un decennio». L’aspetto positivo, secondo Bono, «è che produzione ed il complesso delle vendite risultano positivi nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente; l’aspetto negativo deriva invece dal fatto che gli stessi indicatori presentano un trend in forte flessione; entrambi, infatti, perdono circa sei punti percentuali rispetto ai valori registrati, ad esempio, nell’indagine di sei mesi prima. Purtroppo la nostra regione e tutto il sistema Italia, nel quale naturalmente siamo fortemente inseriti – prosegue Bono – risentono di una congiuntura negativa che ha profondamente modificato negli ultimi anni i riferimenti portanti per il consolidamento e lo sviluppo del tessuto produttivo, ridisegnando la mappa dei bisogni e dei consumi e facendo emergere nuovi problemi e quindi nuove sfide».

Nuove sfide che devono essere affrontate aggiornando radicalmente gli strumenti finora utilizzati ed inventandone di nuovi. Secondo Bono «le riforme, i programmi e le azioni che il Governo sta portando avanti stanno andando in questa direzione; se si riuscirà a portarli a compimento in tempi ragionevoli dovrebbero dare una spinta decisiva per una inversione di tendenza che da troppo tempo non riusciamo a cogliere. Anche a livello regionale con il programma Rilanciaimpresa, che ha recepito alcune importanti proposte della nostra Confindustria, la strada giusta è stata imboccata e dovrebbe portare una boccata di ossigeno per il sistema produttivo».

Volendo chiudere con una nota di ottimismo, conclude Bono, «la svolta verso tempi migliori sarà certamente favorita da alcuni elementi esterni molto importanti, come la svalutazione del cambio dell’Euro, che ridarà slancio alle esportazioni, da sempre punto di forza delle produzioni del Friuli Venezia Giulia, il prezzo basso del petrolio ed il miglioramento del credito alle imprese in seguito alle misure espansive della BCE. Le condizioni per il superamento del troppo lungo periodo di crisi, dunque, stanno prendendo consistenza, questo però non significa potersi rilassare, ma, anzi, è assolutamente necessario che tutte le componenti attive della società, dall’Imprenditoria al sindacato, dalle istituzioni alla politica, devono farsi carico dell’impegno e delle responsabilità che richiede la necessità di cambiamento. Solo così si potrà arrivare alla riforma virtuosa del Sistema Italia».

I risultati dell’indagine effettuata sul quarto trimestre dl 2014 sono caratterizzati dal prevalente trend di crescita registrato dalla maggioranza degli indicatori congiunturali, che confrontano i valori dell’ultimo trimestre con quelli del trimestre precedente, e dalla tendenza, invece, moderatamente decrescente di quasi tutti gli indicatori tendenziali, che confrontano il trimestre in esame con lo stesso periodo dell’anno precedente. Bisogna precisare che il buon recupero dei valori assunti dagli indicatori congiunturali va soprattutto addebitato alla scontata ripresa delle produzioni dopo la pausa estiva.

Più significativo, ai fini di una valutazione dello stato di salute dell’industria regionale, risulta essere l’esame dell’andamento degli indicatori tendenziali. E questi rappresentano, nel complesso, una situazione del settore produttivo ancora positiva, rispetto alla fine del 2013, ma in fase di riflessione. Infatti, pur rimanendo, per lo più, positivi, gli indicatori, a fine anno, presentano valori assoluti inferiori e decrescenti rispetto a quelli registrati nelle precedenti ultime due indagini.

Nel dettaglio dell’indagine, la produzione industriale, rispetto al terzo trimestre, risale sopra lo zero guadagnando quasi cinque punti percentuali attestandosi sul valore di +0,6%. Analogo andamento presentano le vendite che risultano in buona crescita sia sul mercato nazionale che su quello estero. In particolare le vendite totali segnano +1,0% per effetto del +1,8% ottenuto dalle vendite estero e delle vendite Italia che, pur recuperando più di sei punti percentuali rispetto al valore di tre mesi prima, rimangono leggermente negative con -0,2% (nella precedente rilevazione di fine settembre i valori dei rispettivi indicatori erano stati -4,1%, -2,3% e -6,9% ). L’andamento dell’occupazione presenta una lieve flessione passando dal precedente da -0,1% a -0,3%, confermando la criticità del fattore lavoro anche nella regione.

Per quanto riguarda gli altri indicatori esaminati un segnale positivo si riscontra dal buon andamento dei nuovi ordini che risultano in crescita sia nel confronto congiunturale che in quello tendenziale segnando rispettivamente +1,8% e +2,6%.

Le previsioni di breve periodo, sul primo trimestre 2015, non consentono di dare un quadro univoco delle aspettative degli operatori dell’industria intervistati. Infatti, se le previsioni riguardanti la Produzione sono orientate all’ottimismo (il 34% degli intervistati ne prevede l’aumento, contro il 13% che ne prevede la diminuzione), quelle relative alle vendite sono, invece, pessimistiche sia per la domanda interna (10% di aumento; quasi 29 % di diminuzione) che per la domanda estera (17% aumento; 37% diminuzione). Per l’occupazione prevale largamente la previsione di stabilità.