Polemiche sul “politicamente corretto” nelle celebrazioni alpine dell’Assunta

0
455
adunata alpini penne nere
La censura operata dal parroco nel testo della “Preghiera dell’Alpino” alla festa nella chiestetta di Passo San Boldo (TV) scatena la reazione degli Alpini e della politica

 

adunata alpini penne nereQuesta volta non è Lega, sono gli Alpini, ma il risultato non cambia: è di nuovo tensione tra il Carroccio, con il suo leader Matteo Salvini, ed i vescovi. Il “caso” è quello della “Preghiera dell’Alpino”, piena di riferimenti patriottici e religiosi, che la Diocesi di Vittorio Veneto non ha gradito, per il passaggio che recita “..rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana”.

Così il prete che doveva darne lettura durante la messa dell’Assunta nella chiesetta di Passo San Boldo (Treviso), ha spiegato ai rappresentanti dell’Ana che di questi tempi forse non era il caso, e ha proposto qualche correzione. Ma non c’è stato verso: per le “Penne Nere” quel testo, nato 80 anni fa in epoca di guerre nel mondo, è intoccabile, e non c’era mai stato motivo per censurarlo. 

Modifica respinta, reazione sdegnata della sezione dell’Ana, e alpini che al termine della messa si sono trovati nel piazzale davanti alla chiesetta sul passo – da loro stessi edificata – per dar lettura preghiera, la quale ricorda che le “Penne Nere” sono armate “..di fede e di amore”. Ad ogni modo un segnale dei nervi scoperti in Veneto su ogni episodio che richiami, anche sottotraccia, le “difesa” del territorio da ingressi stranieri. 

Matteo Salvini, dalla propria pagina Facebook, ha subito reagito: in un post ha scritto «La Diocesi di Vittorio Veneto ha proibito la lettura di questo brano alla fine della Messa al Passo San Boldo, tra Treviso e Belluno: “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana”. Le “Penne Nere” giustamente hanno protestato. Sono sempre più sconcertato da “certi vescovi”. W gli Alpini». Sulla stessa linea Barbara Saltamartini: «ma in che Paese viviamo? Vogliono cancellare le nostre tradizioni, la nostra cultura. Ma vi sembra normale una cosa del genere?» ha scritto sempre su Facebook la deputata del Carroccio. Dalla parte politica opposta, invece la sen. Simonetta Rubinato (Pd), definisce Salvini un «cattolico a corrente alternata», e sottolinea che «tra il difendere la preghiera degli Alpini e la strumentalizzazione politica che ne fa il segretario della Lega c’è una bella differenza». 

E dire che il presidente della locale sezione Ana, Angelo Biz, l’aveva presa più cautamente, cercando di evitare polemiche, chiedendosi al massimo perché «nella Diocesi il rapporto con gli alpini sia diventato così problematico». Una partita che naturalmente si incrocia con il brusco confronto in atto tra i vescovi e la Lega Nord, per le posizioni di chiusura sugli immigrati. 

A fine luglio era stata proprio la lettera aperta dei vescovi di Vittorio Veneto, Corrado Pizziolo, e Treviso, Gianfranco Agostino, a lanciare il sasso, ricordando «ai cristiani e agli uomini e donne di buona volontà» che «l’ accoglienza è un dovere cristiano». La risposta del governatore Luca Zaia era stata diretta: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra» aveva replicato il presidente della Regione, sostenendo che almeno due immigrati su tre «non sono veri profughi», e chiedendosi se «i vescovi hanno dato tutto quello che potevano dare? I seminari sono tutti pieni di immigrati e di profughi?». Da lì in avanti la polemica non si è più fermata.

Polemico anche Ignazio La Russa, deputato di Fratelli d’Italia: «dopo aver censurato la storica “Preghiera dell’alpino”, un classico di ogni celebrazione religiosa delle penne nere, specie al termine dei funerali, mi aspetto che l’ufficio liturgico diocesano di Vittorio Veneto censuri anche Gesù per aver cacciato i mercanti dal Tempio. Condivido pienamente – aggiunge – le parole espresse dal presidente della sezione locale dell’Ana Angelo Biz che sostiene che solo la malafede o un certo pacifismo ideologico possono pensare che gli alpini coltivino sentimenti di aggressione o di intolleranza. Il vescovo e la Diocesi di Vittorio Veneto – conclude – ripassino la storia, anzi la studino e poi chiedano scusa a tutti gli alpini per una decisione che ha offeso l’onore delle ‘penne nere’ A tutte loro infine, giunga la mia solidarietà più sincera».

Anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, dice la sua sulla richiesta di modifica della preghiera dell’alpino, togliendo la parola “armi”. «Trovo strana – dice – questa richiesta di modifica, così come, ad esempio, vietare in chiesa l’Ave Maria di Schubert. Ma non ho problemi ad affermare che, se la si modificasse, si sbaglierebbe: sarebbe come chiedere agli alpini di togliere la penna dal cappello».

Da parte sua, il Vescovo di Vittorio Veneto mons. Corrado Pizziolo precisa i contenuti della sua esternazione: «non ho emanato, nella mia diocesi, nessuna indicazione sul fatto di leggere o non leggere o come leggere la preghiera degli alpini. La stampa parla di proibizione di leggere la preghiera degli alpini, di “censura” e così via. In realtà il sacerdote celebrante, un padre Servita da poco giunto in diocesi, si era limitato a chiedere la sostituzione della parola: “armi” con “animi” e della parola “contro” con “di fronte”. Questo non è stato accettato dai responsabili che hanno deciso di far leggere la preghiera all’esterno della chiesa».Preghiera delalpino 2