Veneto, il “Jobs Act” da solo può fare poco

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Donazzan: «bisogna aiutare le imprese a mettere al centro della loro missione il lavoro»

 

carrozziere al lavoro istock 000024461857 largeSugli effetti della riforma del lavoro (il pomposamente appellato “Jobs Act”) e sugli errori statistici in cui è clamorosamente incappato il ministero del lavoro in fatto di creazione di nuovi posti di lavoro interviene l’assessore alle politiche del lavoro della Regione del Veneto, Elena Donazzan, secondo cui «il “Jobs Act” può diventare un efficace strumento occupazionale, ma se non viene accompagnato da un aiuto concreto alle imprese rischia di restare lettera morta, ovvero una riforma ad impatto zero, che non crea né posti di lavoro né migliora le condizioni dei lavoratori. Il Governo ha fatto un buon lavoro sulla teoria, ma sulla pratica è quanto meno rimandato». 

Veneto 2015 nuova giunta regionale assessore Elena DonazzanSecondo Donazzan «una riforma riesce ad essere incisiva se inserita in una visione più ampia ed organica, che è quello che ha cercato di fare la Regione del Veneto, come sempre modello di riferimento per quel che riguarda le politiche del lavoro e l’aiuto alle imprese. In questi anni abbiamo provato a mettere al centro delle riforme e dei provvedimenti del governo regionale le esigenze delle imprese e pur con gli strumenti limitati a nostra disposizione che sono quelli fissati dalla legge siamo riusciti a creare le condizioni migliori e raggiungere risultati importanti. I nostri dati – prosegue l’assessore – ci dicono infatti che il mercato del lavoro in Veneto già nel 2014 presentava il segno più sui contratti a tempo indeterminato un trend che poi si è consolidato. E i nostri indicatori sono pesati e controllati con attenzione per non creare false illusioni, ma fornire un quadro preciso e dettagliato. Quello del Governo sui dati riguardanti il “Jobs Act” infatti non è un semplice dietrofront, ma la consapevolezza di una riforma ad impatto zero. Il Ministero del lavoro ed i Governo, non sapendo più come difendere questo strumento, hanno tentato di attaccarsi ai numeri come gli ubriachi si attaccano ai lampioni, non per farsi illuminare ma per farsi sostenere». 

La conclusione dell’assessore al lavoro veneto è netta: «sono i numeri a dirci che è debole l’effetto del “Jobs Act”, lontano dallo shock che avrebbe dovuto produrre, secondo le promesse del Governo. A Roma dovrebbero guardare con più attenzione quanto fatto in questi anni  difficili dall’amministrazione regionale perché, come sempre, il Veneto grazie anche alla responsabilità di imprenditori e lavoratori è fucina di innovazione sul tema delle politiche del lavoro».