I distretti del NordEst “tirano” l’export e il Pil nazionale

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Superata la cifra record di 7 miliardi di euro nel II trimestre 2015. Superata la crisi del 2009

 

distretto biomedicale mirandola TecnolineSecondo i “Monitor dei Distretti del Triveneto” elaborato dall’Ufficio studi di banca Intesa Sanpaolo, nel secondo trimestre del 2015 l’export dei distretti industriali del Triveneto ha superato la cifra record di 7 miliardi di euro, 550 milioni in più rispetto al corrispondente periodo del 2014. E’ ormai un lontano ricordo la crisi del 2009, quando l’export fu mediamente pari a 5 miliardi di euro a trimestre. Si tratta del 21° trimestre di crescita consecutiva.

L’export distrettuale ha registrato una decisa accelerazione, mostrando una crescita tendenziale dell’8,4%. Ancora una volta i distretti triveneti hanno fatto meglio della media italiana (+7%). Tra i primi venti distretti italiani per crescita delle esportazioni in valore assoluto, 8 sono triveneti. La crescita del Triveneto è stata guidata dai distretti del Trentino-Alto Adige (+15,8%) e del Veneto (+10,1%), due tra le migliori regioni italiane per crescita sui mercati esteri. L’export dei poli distrettuali del Friuli-Venezia Giulia è, invece, rimasto per lo più stabile sui livelli del 2014.

Ancora brillanti i distretti veneti che nel secondo trimestre del 2015 hanno mostrato un progresso del 10,1%, circa 500 milioni di euro in più rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Da soli spiegano un terzo della crescita complessiva dei distretti industriali italiani: è pertanto confermato il loro ruolo di locomotiva del tessuto produttivo locale e italiano. Si è registrata una crescita quasi generalizzata, con 20 distretti su 23 che hanno messo a segno un aumento tendenziale dell’export. In particolare, si sono messi in evidenza l’occhialeria di Belluno e la concia di Arzignano, entrambi in forte progresso negli Stati Uniti e in Cina. Ottime performance sono state ottenute anche dal tessile e abbigliamento di Treviso, dalla meccanica strumentale di Vicenza, dall’oreficeria di Vicenza, dal mobile di Treviso, dai dolci e dalla pasta veronesi, dalla termomeccanica scaligera, dal prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, dagli elettrodomestici di Treviso e dalle carni di Verona.

La ritrovata competitività dei distretti veneti è evidente anche dalle ottime performance ottenute nei più importanti mercati mondiali: negli Stati Uniti il progresso dell’export è stato pari al 21,8%, mentre in Cina si è registrata una crescita del 26,4%. Le imprese distrettuali venete, inoltre, hanno mostrato segnali di accelerazione sul mercato europeo, riuscendo a spuntare una crescita a due cifre nel Regno Unito (+23,7%) e in Spagna (+13,8%). Si è poi verificato un forte balzo delle vendite in alcuni nuovi mercati ad alto potenziale, come la Polonia (+33,3%), il Messico (+41,8%), la Turchia (+21,3%), la Corea (+33,2%). E’ stato così possibile superare il nuovo forte calo dell’export subito in Russia e Ucraina.

Le esportazioni dei distretti del Trentino-Alto Adige sono tornate a crescere a tassi sostenuti, riportando un aumento tendenziale del 15,8%. Si sono messe in evidenza le mele dell’Alto Adige, il legno e l’arredamento dell’Alto Adige e le mele del Trentino. Anche in questa regione i distretti hanno toccato un nuovo record storico, grazie agli ottimi risultati ottenuti sia nei mercati avanzati (su tutti Germania e Stati Uniti, ma anche Spagna, Svezia e Giappone), sia nei nuovi mercati (Algeria, Egitto, Repubblica Ceca).

Più complesso il quadro congiunturale presente all’interno dei distretti del Friuli-Venezia Giulia, che sono fortemente condizionati dal peso e dall’elevata volatilità della componentistica e termoelettromeccanica friulana. Al netto di questa realtà la lettura dello stato di salute dei distretti friulani è complessivamente positiva. Nel secondo trimestre del 2015 il progresso delle aree distrettuali della regione è stato, infatti, pari al 3,7% tendenziale.

Su un totale di sette distretti monitorati nella regione, cinque hanno registrato un aumento dei flussi di export. Per intensità e volumi di crescita spiccano, in particolare, il mobile di Pordenone, i vini del Friuli e il prosciutto di San Daniele. Regno Unito e Stati Uniti sono i mercati in cui l’export dei distretti friulani è cresciuto di più. Sul mercato inglese si sono messi in evidenza i mobili di Pordenone, mentre negli Stati Uniti hanno fatto particolarmente bene le sedie e i tavoli di Manzano.

Nella seconda parte dell’anno gli Stati Uniti continueranno a trainare le esportazioni dei distretti. Un sostegno alla crescita dei distretti potrà continuare a venire dalla ripresa della domanda europea e dalla debolezza relativa dell’euro. Meno dinamica che in passato sarà invece la domanda proveniente dai nuovi mercati, colpiti dalla debolezza dei prezzi delle commodity.

Entrando nel dettaglio dello studio, in Veneto spiccano l’occhialeria di Belluno, in forte progresso negli Stati Uniti e in Cina, e la concia di Arzignano che, oltre alla spinta dei mercati americano e cinese, ha ottenuto un balzo delle vendite in Polonia, Vietnam, Tunisia e Romania. Ottime performance sono state conseguite anche dal tessile e abbigliamento di Treviso (trainanti Spagna e Germania), dalla meccanica strumentale di Vicenza (su tutti Stati Uniti e Algeria), dall’oreficeria di Vicenza (bene Emirati Arabi Uniti, Sudafrica, Messico, Stati Uniti e “nuovamente” Svizzera), dal mobile di Treviso (Regno Unito, Germania e Stati Uniti in primis), dai dolci e dalla pasta veronesi (Germania e Regno Unito su tutti), dalla termomeccanica scaligera (Germania, Emirati Arabi Uniti, Francia e Regno Unito), dal prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (Regno Unito, Stati Uniti e Germania), dagli elettrodomestici di Treviso (Polonia, Germania, Svezia, Emirati Arabi Uniti) e dalle carni di Verona (Germania, Francia, Regno Unito, Giappone).

Hanno chiuso il secondo trimestre in crescita anche il marmo e il granito di Valpolicella, i vini del Veronese, la calzatura sportiva di Montebelluna, il mobile d’arte del bassanese, il tessile e abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno, i prodotti in vetro di Venezia, il grafico veronese, le materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova, i mobili in stile di Bovolone.

Cali di export hanno invece interessato i due poli calzaturieri della regione, le calzature della Riviera del Brenta e la calzatura veronese. Il primo ha risentito della crisi russa, ma anche delle difficoltà incontrate in Germania, Francia e Stati Uniti. Il secondo ha accusato significativi cali di export in Germania e Francia, primi due sbocchi commerciali.

La ritrovata competitività dei distretti veneti è evidente anche dalle ottime performance ottenute nei più importanti mercati mondiali: negli Stati Uniti il progresso dell’export è stato pari al 21,8%, mentre in Cina si è registrata una crescita del 26,4%. Le imprese distrettuali venete, inoltre, hanno mostrato segnali di accelerazione sul mercato europeo, riuscendo a spuntare una crescita a due cifre nel Regno Unito (+23,7%) e in Spagna (+13,8%). Si è poi verificato un forte balzo delle vendite in alcuni nuovi mercati ad alto potenziale, come la Polonia (+33,3%), il Messico (+41,8%), la Turchia (+21,3%), la Corea (+33,2%). E’ stato così possibile superare il nuovo forte calo dell’export subito in Russia e Ucraina. Nel complesso i distretti veneti hanno messo a segno un progresso del 10,8% nei mercati maturi e un aumento del 9% nei nuovi mercati (che sale al +12% se si esclude la Russia; Fig. 1.4).

Le esportazioni dei distretti del Trentino Alto Adige sono tornate a crescere a tassi sostenuti, registrando un aumento tendenziale del 15,8%, più del doppio rispetto alla media italiana. Grazie a questa straordinaria performance, i valori esportati dalle aree distrettuali della regione hanno toccato un nuovo massimo storico a quota 419 milioni di euro, quasi 60 milioni di euro in più rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Si sono messe in evidenza le mele dell’Alto Adige (+25,1%), il legno e l’arredamento dell’Alto Adige (+22,2%) e le mele del Trentino (+57,9%). Il primo distretto, oltre a mostrare segnali di recupero in Germania e Spagna, ha mostrato un forte aumento delle vendite nel Regno Unito, in Repubblica Ceca, Egitto, Norvegia e Svezia. Il legno e l’arredamento dell’Alto Adige è tornato a crescere a ritmi sostenuti nel suo primo sbocco commerciale, la Germania, mentre le mele del Trentino hanno registrato un balzo delle vendite in Algeria, Egitto  e Spagna. Hanno poi mostrato segnali di accelerazione anche le esportazioni di vini bianchi di Bolzano (+11,8%), grazie ai risultati ottenuti in Germania e negli Stati Uniti.

Hanno, invece, chiuso il trimestre in territorio negativo gli altri due distretti della regione, il porfido di Val di Cembra, penalizzato dalle perdite subite in Germania, Svizzera e Regno Unito, e i rossi e le bollicine di Trento, frenato dagli arretramenti accusati in Germania e Regno Unito, non compensati dalle brillanti performance ottenute negli Stati Uniti.

Tra i mercati di sbocco è evidente la forte crescita in alcuni paesi del nord Africa (mele del Trentino e dell’Alto Adige), in Germania (mele dell’Alto Adige e bianchi di Bolzano) e negli Stati Uniti, dove hanno ottenuto brillanti performance i vini rossi e le bollicine di Trento e i bianchi di Bolzano.

Proseguono poi le difficoltà in Russia, dove l’embargo russo hanno portato all’azzeramento delle vendite di mele dell’Alto Adige.

Più complesso il quadro congiunturale presente all’interno dei distretti del Friuli-Venezia Giulia, che sono fortemente condizionati dal peso e dall’elevata volatilità della componentistica e termoelettromeccanica friulana, il cui andamento per la tipologia di produzioni realizzate al suo interno non può essere valutato a livello trimestrale ma solo su un periodo più lungo. Al netto di questa realtà la lettura dello stato di salute dei distretti friulani è complessivamente positiva. Nel secondo trimestre del 2015 l’evoluzione delle esportazioni delle aree distrettuali della regione è stata positiva anche se inferiore alla media italiana (+3,7% vs. +7%; Fig. 1.6).

Per intensità e volumi di crescita spiccano, in particolare, il mobile di Pordenone, i vini del Friuli e il prosciutto di San Daniele. Il mobile di Pordenone ha riportato brillanti risultati nel Regno Unito e in Germania; i vini del Friuli si sono ulteriormente affermati negli Stati Uniti e nel Regno Unito e sono riusciti a fare il loro ingresso sul mercato cinese; il prosciutto di San Daniele ha poi mostrato un balzo delle vendite in Germania, suo primo sbocco commerciale. Ha poi mantenuto un profilo di lieve crescita il distretto delle sedie e dei tavoli di Manzano (+3,2%), particolarmente brillante negli Stati Uniti.

Hanno, invece, accusato un calo dei flussi di export gli elettrodomestici di Pordenone, che ha risentito degli arretramenti subiti in Germania, Svezia e Russia, e la componentistica e termoelettromeccanica friulana, dove ha pesato soprattutto lo stop dei flussi verso Panama. Regno Unito e Stati Uniti sono i mercati in cui l’export dei distretti friulani è cresciuto di più. Sul mercato inglese si sono messi in evidenza i mobili di Pordenone, mentre negli Stati Uniti, come si è visto, hanno conseguito buoni risultati le sedie e i tavoli di Manzano. La brillante performance su questi due mercati e il lieve progresso mostrato in Francia (bene gli elettrodomestici di Pordenone e le sedie e i tavoli di Manzano) e Germania (bene il mobile di Pordenone) hanno più che compensato il nuovo pesante arretramento dei valori esportati in Russia, dove hanno particolarmente sofferto il mobile di Pordenone e le sedie e i tavoli di Manzano.export distretti nordest