Credito: le piccole imprese sono più affidabili

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Cgia evoluzione affidabilità creditizia PMI
Secondo lo studio condotto dalla Cgia, tra il 2011 e il 2015 le imprese hanno subito una contrazione dei prestiti bancari pari a 114 miliardi di euro (21 nell’ultimo anno)

 

Cgia evoluzione affidabilità creditizia PMISebbene le sofferenze bancarie siano ancora in aumento e superino i 180 miliardi di euro, le piccole imprese si dimostrano più affidabili delle grandi imprese.

«Tra il giugno di quest’anno e lo stesso mese del 2014 – osserva il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia, Paolo Zabeo –  le classi di grandezza delle sofferenze fino a 75.000 euro hanno registrato una contrazione, mentre quelle da 75.000 e 125.000 sono aumentate appena dello 0,5%. Niente a che vedere con quanto è successo  in quelle più elevate. Nella fascia tra i 500.000 e il milione di euro la variazione è stata dell’11,4%, per quella successiva, tra 1 e 2,5 milioni, l’aumento è stato del 14,5% e per le classi ancor più elevate l’incremento ha superato  il 18%. Se si tiene conto che il livello delle insolvenze è proporzionale alla dimensione dei prestiti ricevuti, possiamo affermare con un elevato grado di precisione che le famiglie e le piccole imprese continuano a essere più solvibili delle grandi imprese».

L’ulteriore conferma di questo risultato denunciato dall’Associazione artigiani di Mestre emerge dall’analisi dei dati nel medio termine: tra il giugno 2011 e lo stesso mese di quest’anno (ultimo dato disponibile). Se fino ai 125.000 euro di sofferenze la variazione è  aumentata progressivamente fino al 35,7%, per le classi successive l’espansione è stata molto più pronunciata. Sopra il milione di euro, ad esempio, l’incremento è più che raddoppiato e la punta massima è stata toccata nella fascia tra i 5 e i 25 milioni di euro: +147,4%. 

Anche i dati riferiti alle sofferenze bancarie per comparto di clientela confermano gli esiti appena denunciati. Se nell’ultimo anno le famiglie consumatrici e quelle produttrici (con meno di 5 addetti) hanno registrato un aumento delle sofferenze rispettivamente del 3 e del 4%, per le amministrazioni pubbliche la crescita è stata del 6,5%, per le società non finanziarie (con più di 5 addetti) del 12,7% e per quelle finanziarie del 147,5%. Anche nel periodo più lungo (tra giugno 2011 e giugno 2015) l’esito è in linea con quello appena descritto. Se famiglie e micro imprese registrano una crescita del 46,6 e del 47,65, le società non finanziarie (+107,8%), le società finanziarie (+282,5%) e le pubbliche amministrazioni (+484,6%) hanno registrato delle variazioni elevatissime (negli ultimi 2 casi si segnalano, tuttavia, importi ancora molto limitati).

A livello territoriale le situazioni più difficili si sono registrate nel CentroNord. La Toscana (+134,3%), il Trentino Alto Adige (+114,5%) e le Marche (+114,2%) guidano la classifica della clientela più insolvente. Sul fronte dei prestiti bancari per comparto di clientela spicca il dato negativo riferito alle imprese. Sia le micro (famiglie produttrici con meno di 5 addetti) sia le altre (società non finanziarie con più di 5 addetti)  nell’ultimo anno hanno segnato una contrazione, rispettivamente dello 0,7% e del 2,5%. Anche le istituzioni senza fini di lucro (enti no profit)  hanno osservato una riduzione del 4,4 per cento. Di segno opposto, invece, lo score registrato dalle famiglie consumatrici (+2,6%), dalle amministrazioni pubbliche (+2%) e dalle società finanziarie (+5,6%). Anche tra settembre 2011 e settembre 2015 le variazioni percentuali non hanno cambiato segno: -8,6% per le famiglie produttrici, -11,6% per le società non finanziarie, -6,6% per le istituzioni senza fini di lucro. Mentre per le famiglie consumatrici (+0,6%), per le amministrazioni pubbliche (+4,2%) e per le società finanziarie (+14,5%) i risultanti sono stati positivi.

«Sebbene nell’ultimo anno i prestiti bancari verso la pubblica amministrazione siano aumentati di 5,2 miliardi – conclude Zabeo – quest’ultima rimane la peggiore pagatrice d’Europa. Inoltre, si è verificato anche un incremento del livello delle sofferenze in capo al pubblico che, pur rimanendo molto contenuto in rapporto al totale dei prestiti, rappresenta un po’ un controsenso, dal momento che quando l’erario o gli enti locali devono incassare si trasformano; di colpo diventano efficienti, inflessibili e spietati nei confronti di chiunque non rispetti anche di un giorno il termine di pagamento».