Autorità portuali, il Consiglio dei ministri vara il decreto di riforma

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Gli enti passano dagli odierni 24 a 15. Costa: «la riforma Delrio è un buon inizio per il recupero di competitività del settore portuale italiano». Confermate le Autorità di Ravenna, Venezia e Trieste

 

fvg debora serracchiani e porto di trieste 1Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto di “Riorganizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle autorità portuali”, presentato dal ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione, Marianna Madia. Il provvedimento s’inserisce nelle politiche e nelle azioni per il rilancio della portualità e della logistica intrapreso dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Graziano Delrio. 

Insieme ad altre azioni in corso, il decreto punta sulla competitività dei porti italiani e sostiene il ruolo dell’Italia, attraversata da quattro corridoi ferroviari Ten-T, come hub nel Mediterraneo e piattaforma logistica europea. La semplificazione delle procedure per facilitare il transito di merci e passeggeri, la promozione di centri decisionali strategici rispetto all’attività di porti in aree omogenee, la riorganizzazione amministrativa, il coordinamento centrale del Ministero sono i princìpi centrali del decreto. 

Rispetto agli attuali 113 procedimenti amministrativi, svolti da 23 soggetti, funzioneranno lo Sportello unico doganale e dei controlli, da realizzare sotto il coordinamento funzionale dell’Agenzia delle dogane, e lo Sportello amministrativo unico, un punto per tutti i procedimenti amministrativi e autorizzativi che non riguardano le attività commerciali e industriali. Due sportelli che abbasseranno drasticamente i tempi di sdoganamento e amministrativi, oggi imparagonabilmente più lunghi rispetto ai maggiori porti internazionali. Semplificazioni e risparmi, inoltre, per arrivi e partenze delle navi. 

I porti italiani vengono riorganizzati in 15 Autorità di sistema portuale, centri decisionali strategici con sedi nelle realtà maggiori, ovvero nei porti definiti core dalla Comunità Europea. Le sedi di Autorità di sistema portuale sono: Genova, La Spezia, Livorno, Civitavecchia, Cagliari, Napoli, Palermo, Catania, Gioia Tauro, Taranto, Bari, Ancona, Ravenna, Venezia e Trieste.

Il decreto prevede che alle nuove Autorità di sistema portuale faranno riferimento 54 porti di rilevanza nazionale. Le regioni possono chiedere l’inserimento nelle Autorità di sistema di ulteriori porti di rilevanza regionale. Alle sedi di Autorità di sistema portuale viene affidato un ruolo strategico di indirizzo, programmazione e coordinamento del sistema dei porti della propria area. Avrà funzioni di attrazione degli investimenti sui diversi scali e di raccordo delle amministrazioni pubbliche. Stretta la relazione con il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, in particolare per il Piano regolatore di sistema portuale e i programmi infrastrutturali con contributi nazionali o comunitari. L’Autorità di sistema portuale sarà governata in modo snello: il presidente, il comitato di gestione, il segretario generale, il collegio dei revisori dei conti. Rispetto agli attuali comitati portuali, si passa da circa 336 membri a livello nazionale a circa 70. Per il necessario dialogo con i soggetti economici e sociali attivi nei porti è previsto in ciascuna Autorità di sistema portuale un tavolo di partenariato della risorsa mare, con funzioni consultive di partenariato economico-sociale.

Molti sono, oggi, gli strumenti su logistica e portualità messi in campo dal Mit che rafforzano i porti per affrontare le sfide globali dei porti italiani, quali il raddoppio del Canale di Suez, il gigantismo navale, la necessità di attrazione di investimenti e di grandi collaborazioni industriali, aumento della concorrenza in Nord Europa, Nord Africa, Pireo, area Baltica, Far East. Le altre azioni in corso sono: semplificazioni su escavi e dragaggi nel “Collegato ambientale”; collegamenti “ultimo miglio”: all’interno del contratto Rfi sono stati attivati diversi collegamenti ferroviari portuali; revisione dei progetti superati e sblocco degli investimenti; “ferrobonus” e “marebonus”: 200 milioni di incentivi nella Legge di Stabilità 2016.

Per il premier Matteo Renzi «è allucinante che oggi con il raddoppio del canale di Suez ci siano dei traffici che vanno a Rotterdam facendo tre, quattro giorni di navigazione in più. Ora ci sarà qualche poltrona in meno ma efficienza in più». Per il ministro Graziano Delrio «perché l’Italia sia davvero il porto dell’Europa abbiamo introdotto misure per la semplificazione e la competitività dei nostri porti. I porti italiani ora faranno sistema, si compiono scelte strategiche, si semplificano i processi. La sfida è quella del confronto con le grandi potenze portuali del mondo, il Nord Europa, il Nord Africa, il Pireo, il Far East. La “risorsa mare” – sottolinea il ministro – torna centrale in Italia. Queste innovazioni servono a rendere concreta quella “cura dell’acqua” che abbiamo avviato e a valorizzare il “Sistema Mare”, che è uno dei nostri principali asset economici, attraverso il quale transita il 70% delle merci italiane». 

«La riforma dei porti del ministro Delrio è un buon inizio. Ha, infatti, il grande merito di mettere la questione portuale al centro del dibattito sullo sviluppo del Paese e di aprire, mi auguro, una stagione di riforme sempre più incisive nel settore – dichiara il presidente dell’Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa -. L’obiettivo finale deve essere quello di ridurre le differenze tra i prezzi alla produzione o all’importazione e i prezzi di mercato dei beni prodotti o consumati in Italia, differenze nelle quali si annidano anche gran parte delle inefficienze stimate in quasi 42 miliardi di euro anno».

Per la presidente della regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani «la riforma della portualità rilancia un settore vitale per lo sviluppo dell’Italia. La riforma ricalca largamente il disegno dei “core ports” previsti dall’Europa, un coordinamento centrale che indica le direttrici strategiche su cui punta il Paese, lo snellimento degli organi di governo delle Autorità portuali, sono punti qualificanti per rimettere la nostra portualità in condizione di competere con le grandi strutture del Nord Europa e del Sud del Mediterraneo. Troppo a lungo i nostri porti sono stati frammentati, gelosi e in competizione tra loro, e questo è stato un limite oggettivo che oggi superiamo». Per la vicesegretaria nazionale del PD «le Autorità portuali di sistema previste dal decreto legislativo finalmente chiudono l’epoca in cui i porti erano quasi “cittadelle” autonome, talvolta slegate o mal connesse con il sistema della logistica e delle grandi reti di trasporto e comunicazione. L’Italia ha una grandissima risorsa nei porti, e ho molta fiducia che questa riforma, anche con il contributo dei lavori del Parlamento – conclude Serracchiani – potrà innovare e dare una scossa definitiva a questi nodi strategici di connessione tra le vie di terra e quelle del mare».