L’Italia che non va: nel 2015 aumenta lo scarto negativo del Pil pro capite nazionale rispetto alla media UE

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Grafico calo sfondamento pavimento
Da +18,8% sopra la media UE nel 2001 a -3% sotto nel 2015. L’economia del Paese continua ad arrancare rispetto ai migliori concorrenti

 

Grafico calo sfondamento pavimentoIl premier Matteo Renzi continua a dire che l’Italia ha ripreso a correre e che il paese va e chi afferma il contrario è un gufo, un disfattista. Peccato che tutti i numeri forniti da centri di elaborazione indipendenti dal governo italiano dicano esattamente il contrario, con il divario tra l’Italia e gli altri paesi europei che va allargandosi, a svantaggio del Belpaese ovviamente.

Il rapporto tra il Pil pro capite italiano e quello medio dell’Unione Europea nel 2015 è nuovamente peggiorato. Nel 2014 il Pil pro capite italiano era sceso al di sotto di quello medio dell’Unione dell’1,9%. Nel 2015 lo scarto è cresciuto al 3%. Queste informazioni emergono da un’elaborazione condotta dal Centro Studi Promotor su dati Eurostat. Lo studio mette a confronto la situazione del 2001 con quella del 2015. Nel 2001, che è l’anno che ha preceduto l’adozione dell’euro da parte dell’Italia, il Pil pro capite italiano (in euro 2010) era di 27.800 euro. Nel 2015 il valore corrispondente è stato di 25.500 euro con un calo dell’8,27%. 

La gravità del dato è evidente in assoluto anche perché nessun altro paese dell’Unione ha avuto una penalizzazione così forte tra il 2001 e il 2015. La situazione dell’Italia risulta però ancora più preoccupante se si confronta il Pil pro capite nazionale con quello medio dell’Unione. Nel 2001 il valore dell’Italia superava quello medio del 18,8%, mentre nel 2015 è sceso sotto la media del 3%. Calo che si via via allargato durante l’era dei governi tecnici e non eletti democraticamente.

Dallo studio del Centro Studi Promotor oltre alla penalizzazione dell’Italia emergono anche altri aspetti tutt’altro che trascurabili. Innanzitutto va segnalato il fatto che un notevole miglioramento in termini di Pil pro capite nei quindici anni considerati lo hanno ottenuto i paesi dell’Est che, dopo la caduta del muro di Berlino, hanno gradualmente adottato l’economia di mercato e sono poi entrati nell’Unione. Vanno evidenziati anche i risultati ottenuti da paesi economicamente avanzati come la Germania che ha visto il suo scarto dal reddito medio pro capite dell’Unione passare da +25,6% del 2001 a +29,7% del 2015 o come il Regno Unito il cui scarto dalla media UE è passato da +15% a +17,5%. Per la Francia vi è stato invece un peggioramento in termini relativi in quanto lo scarto del Pil pro capite di questo paese dalla media UE è passato dal +26,1% del 2001 al +19,6% del 2015, ma va segnalato che la Francia è rimasta comunque tra i paesi con Pil pro capite superiore alla media europea, mentre l’Italia, tra tutti i paesi dell’Unione, è l’unico ad essere passato dal gruppo dei paesi sopra la media al gruppo dei paesi sotto la media.

Al di là del caso clamoroso dell’Italia, dall’elaborazione del Centro Studi Promotor emerge anche la penalizzazione subita dagli altri paesi mediterranei della zona euro. In particolare per la Spagna, tra il 2001 e il 2015, lo scarto dal Pil pro capite dell’Unione è passato da -5,6% a -12,2%, per il Portogallo si è scesi da -29,9% a -36,9%, per Cipro da -10,7% a -21,7% e per la Grecia da -22,2% a -35,4%. Viceversa, paesi che erano caduti in pesante crisi come l’Irlanda hanno saputo rilanciarsi e passare da un +44,9% del 2001 al +60,8% del 2015 grazie ad una politica di tagli della spesa pubblica e della pressione fiscale per rilanciare concretamente gli investimenti. Tutte cose che il Governo Renzi, nel corso degli ultimi due anni ha solo ripetutamente promesso ma mai realizzato in concreto.

Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, «le cause del forte peggioramento del Pil pro capite in termini relativi, oltre che in termini assoluti, dell’area meridionale della zona euro sono indubbiamente molte e complesse, ma dai dati emerge con grande chiarezza l’esigenza di rinegoziare i trattati nell’ambito della UE e della zona euro, in quanto non è certo compatibile con lo spirito dell’Unione, che allo sviluppo dei paesi più ricchi e di quelli dell’Est si associ l’impoverimento e il declino di un’area di grande importanza non solo economica e sociale, ma anche strategica come l’area dei paesi dell’Europa mediterranea».Unimpresa Pil Pro capite UE 28unimpresa scarto PIL paesi UE da media