Anche a NordEst i processi sono lenti e non solo per i politici corrotti, che più difficilmente vengono assolti

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legge giustizia tribunale martello codici
I cittadini perdono la fiducia nella giustizia per i processi lenti e per le assoluzione dei politici indagati per corruzione

 

Di Giuseppe Pace (Segretario Provinciale Partito Pensionati)

legge giustizia tribunale martello codiciNel NordEst, rispetto ad altre parti d’Italia, i processi sono più veloci, ma restano sempre lenti per i cittadini che aspettano giustizia! In Italia un imbroglione, grazie ai processi lenti e farraginosi, trova terreno fertile per continuare imperterrito a delinquere.

Molti imprenditori veneti, soprattutto edili, stanno migrando all’estero, come, G. P., in Costa d’Avorio, perché delusi della giustizia fatta all’italiana. Qua, anche nel NordEst, per aspettare una sentenza civile s’impiega troppo tempo. Una delle cause potrebbe essere che si dia lavoro ai moltissimi avvocati che ci sono e che devono pur sbarcare il lunario! Un anziano conoscente, commerciante padovano, ebbe l’ardire di dire: “nella mia vita ho fatto due cause civili. In una, pur avendo torto, ho avuto ragione e con molti soldi di danno pagati. Nell’altra ho avuto torto pur avendo ragione”. Non è dato sapere se questo sfogo del commerciante sia fondato oppure no, ma è opinione diffusa che così non si può continuare ad andare avanti. 

Il garantismo non giova al cittadino onesto, ma a quello disonesto che naviga bene nelle pieghe giudiziarie di processi lunghissimi. Perché in Italia abbiamo pochi investitori stranieri? Perché sanno che se s’imbattono in imbroglioni, che non mancano, non possono difendersi, facilmente. Forse il numero chiuso a Giurisprudenza farebbe diminuire i tantissimi avvocati a spasso in cerca del pelo nell’uovo per fare causa. In Italia abbiamo tre volte di più di avvocati rispetto alla ben più popolosa Germania. 

Bisogna depenalizzare i reati minori, ma non solo delegando il Giudice di Pace, ma facendo pagare ammende ai disonesti e ammendati in tempi rapidi. Il Parlamento deve promulgare le leggi e la magistratura deve applicarle, ma con meno discrezionalità e in tempi rapidi. Non è sufficiente la cronica mancanza di personale, bastano e avanzano con la digitalizzazione in atto, se applicata diffusamente. 

Quando il Governatore del Veneto Luca Zaia difende l’attivazione del Tribunale di Bassano del Grappa (VI) non gli si può dare tutti i torti poiché anche in altre parti d’Italia si dà la deroga ad alcune realtà decentrate. Certo la razionalizzazione della spesa pubblica esigerebbe la chiusura anche del tribunale di Bassano del Grappa, ma anche quando altri tribunali decentrati vengano chiusi e senza eccezioni, che spesso dipendono dal politico di quella realtà locale che ha troppo potere a Roma, non sempre imparziale. Viceversa la difesa della casta dei politici, colti in fragranza di reato, non deve trovare consensi nel cittadino, soprattutto se è stato elettore di quel politico disonesto. I loro processi sono più indolore degli altri, meno ricchi per potersi pagare avvocati principi del foro e dunque destinati a soccombere? La realtà è questa. 60 miliardi annui pagati per le tangenti nella pubblica amministrazione non sono solo fuori del NordEst, vedere il caso MOSE ad esempio. 

Certo, Marino Gota ed altri non hanno commesso reato, ma allora perché non si processano i magistrati che hanno iniziato ad indagarli sulla base di indizi non gravi, ne plurimi e neanche concordanti? Insomma, allora non sempre hanno torto i politici che gridano ad una magistratura ad orologeria o di parte partitica, che entrerebbe a piede teso nell’agone e nella lotta tra partiti per il consenso? Ho già scritto che al Settentrione le “mazzette” sono più che corpose che al Meridione, sfatando diversi luoghi comuni che vedono corruzione solo e soltanto nel territorio del Mezzogiorno. Da “Regioni.it 3025, 11/10/2016” si viene informati delle esternazioni del supervotato leghista governatore del Veneto, dopo delle sentenze assolutorie pronunciate dai Magistrati per Marino, ex sindaco romano, come per Cota, ex governatore del Piemonte: «credo  – dice Zaia – che nel nostro ordinamento resti aperta una questione che va assolutamente risolta: quella di consentire ai cittadini-elettori di sapere con rapidità e certezza se i politici che hanno eletto, qualora finiscano sotto inchiesta, sono dei disonesti oppure no». Argomento per altro che lo stesso Zaia aveva affrontato in un’intervista rilasciata al “Gazzettino” lanciando anche la proposta di un tribunale per i politici. Con l’Ansa, Zaia torna sull’argomento e parte da una premessa: «vorrei che fosse chiaro, che nessuno vuole mettere in discussione il principio della obbligatorietà dell’azione penale, detto anche che nessuno vuole creare nuove “caste” e privilegi a livello giudiziario né garantire alla classe politica corsie preferenziali in violazione dei principi di uguaglianza di fronte alla legge, e ribadito con forza che nessuno vuole mettere sotto accusa i magistrati oberati da migliaia di adempimenti e fascicoli fino al punto da render loro impossibile restituire una buona ed efficiente giustizia». Detto ciò, Zaia non perde l’occasione, ed è qua che svolge bene il suo ruolo di politico stagionato ed ex ministro della Repubblica, per precisare che: «io non so se la questione possa essere risolta per legge con modifiche alla procedura penale, o se attraverso modifiche organizzative al lavoro nelle Procure e nei Tribunali della Repubblica, per esempio task force specializzate – riprende Zaia -. So che chi amministra la cosa pubblica, proprio per il fatto che viene democraticamente eletto, è sottoposto giustamente a verifiche costanti non soltanto sul suo operato da un punto di vista politico ma anche sulla sua vita privata e personale, prima fra tutte la opportuna e assoluta trasparenza sui suoi emolumenti, su quelli dei suoi familiari, sul suo stato patrimoniale, eccetera». «Se si pretende giustamente che il cittadino-eletto abbia una sua specificità rispetto al cittadino -elettore in termini di qualità etiche e morali, occorrerà però porsi anche il tema di far sapere ai cittadini-elettori, col massimo possibile di celerità, se il cittadino-eletto – argomenta Zaia – sia un buono o un pessimo amministratore qualora egli incappi in una inchiesta… E i cittadini, sia quelli che lo hanno eletto, sia quelli che non lo hanno votato, hanno il diritto di conoscere la verità accertata e affermata dai giudici nelle sentenze-conclude-Nel tempo più rapido possibile». 

La preoccupazione di Zaia è condivisibile? Perche no? Nella recente classifica delle denunce per corruzione, il Veneto non compare, ma il Friuli Venezia Giulia e il Trentino Alto Adige sono fanalini di coda con ultima la regione Basilicata, mentre il primato, negativo, va alla Campania non più felix.