Sfuma fusione tra Dolomiti Energia e Agsm per la cocciutaggine di Tosi

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Troppo alta la richiesta di Verona. Sfuma il progetto di fusione che avrebbe generato uno dei protagonisti nazionali della produzione di energia e di servizi pubblici

 

EnelSantamassenza GruppoTurbinaAlternatoreIl termine del 31 ottobre è scaduto e la fusione tra del due relatà dei servizi pubblici locali e produzione di energia, la trentina Dolomiti Energia e la veronese Agsm, è saltata per la cocciutaggine del sindaco di Verona Flavio Tosi e controllante al 100% di Agsm che era disponibile alla fusione solo in cambio del 40% delle azioni della nuova società e di ben 8 su 20 dei consiglieri di amministrazione. Chi troppo vuole, nulla stringe e così sfuma il progetto di creare uno dei maggiori protagonisti nel campo della produzione di energia rinnovabile e di servizi a favore delle municipalità.

Le trattative per arrivare alla fusione erano iniziate la scorsa estate e sono proseguite in esclusiva fino all’alto giorno. Dolomiti Energia fattura 1.300 milioni, ha un Ebitda di 174 milioni e produce 3.280 gigawattora; Agsm fattura 850 milioni, ha un Ebitda di 82 milioni e produce 631 gigawattora. Due realtà differenti sia in dimensioni che in produzione di valore, ma che il sindaco di Verona voleva praticamente parificare, giungendo di fatto a diventare il soggetto di maggioranza relativa all’interno della nuova compagine, visto che la proprietà di Dolomiti Energia è molto più frastagliata, composta da soci pubblici (provincia di Trento, comuni di Rovereto e Trento) e privati, comunque tutti con una quota a livello singolo largamente inferiore a quella pretesa da Verona nel nuovo soggetto.

Sfumato per il momento lo scenario scaligero anche per via dell’appuntamento elettorale della prossima primavera che vedrà Tosi abbandonare lo scranno di sindaco dopo due mandati consecutivi in quanto non più rieleggibile (salvo stravolgimenti nazionali dell’attuale legge elettorale), per Dolomiti Energia lo scenario giarda ora entro i confini provinciali: obiettivo del presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi, è di arrivare ad una fusione con le varie municipalizzate, ad iniziare da Primiero Energia che possiede quattro impianti di produzione: Caoria (140 gigawattora all’anno); San Silvestro (120 gWA); Moline (110 gWa); Val Schener, (30 gWa), pari ad un potenziale di circa 400 gigawattora annui non troppo lontani dai 631 gWa prodotti da Agsm Verona. Semmai il problema è convingere la frastagliata base sociale di Primiero Energia, composta per lo più da comuni, ben 91. A questa si aggiungono i consorzi di Pozza, di Stenico, di Storo, Stet, Alto Garda servizi e altre di minore dimensione. Una volta realizzato il “blocco” trentino sarebbe naturale guardare verso nord all’altoatesina Alperia, posseduta al 100% dllla provincia di Bolzano che produce ogni anno circa 4.500 gWh, con l’obiettivo di creare un colosso da circa 9.000 gWa, quasi tutti di pregiatissima energia idroelettrica totalmente sostenibile, facendone uno dei primi tre gruppi nazionali del settore.