Emilia Romagna, il Reddito di solidarietà è legge

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Un sostegno concreto per persone e famiglie in gravi difficoltà economiche. Bonaccini: «rimettiamo in circolo la giustizia sociale». Gualmini: «diamo una risposta anche ad anziani soli e famiglie senza figli»

 

bonaccini in aulaFino a un massimo di 400 euro al mese per un anno, un sostegno concreto a chi sta peggio per superare le difficoltà economiche personali e del proprio nucleo familiare. Un aiuto a chi prova a uscire da una situazione critica attivandosi in percorsi di impegno sociale, formazione, inserimento lavorativo. E’ il Reddito di solidarietà (Res), introdotto in Emilia-Romagna dopo l’approvazione, in Assemblea legislativa, della legge regionale “Misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito”, proposta dalla maggioranza, Sel e Pd (primi firmatari i rispettivi capigruppo: Igor Taruffi e Stefano Caliandro), e passata con i sì di Pd e Sel, l’astensione del M5s, il voto contrario di Ln e Fi (Fdi e AltraEr assenti).

Uno strumento che potrebbe interessare 80.000 persone, corrispondenti a circa 35.000 nuclei familiari residenti in Emilia-Romagna in condizione di grave povertà. Famiglie composte soprattutto da giovani coppie con tre o più figli a carico (spesso costituite da immigrati), single, anziani con bassissimo reddito e che nel complesso rappresentano quasi il 2% dei nuclei residenti in regione.

Al Reddito di solidarietà sono stati destinati 35 milioni di euro stanziati dalla Giunta regionale che si aggiungo ai 37 milioni che lo Stato ha erogato all’Emilia-Romagna per il Sostegno all’inclusione attiva (Sia), misura attiva di contrasto alla povertà che la legge di Stabilità 2016 ha esteso a tutto il territorio nazionale e che il Res affiancherà e integrerà. Il Reddito di solidarietà regionale amplia però la platea dei potenziali fruitori: nel Sia, infatti, si richiede la presenza all’interno del nucleo familiare di un minore, o di un figlio disabile, o di una donna in stato di gravidanza, condizioni non richieste dal Res, destinato a qualsiasi tipo di nucleo familiare, anche composto da una sola persona, per rispetto del principio universalistico.

«Non dimenticare nessuno, guardare a chi ha più bisogno anche solo per aiutarlo a uscire da un periodo di difficoltà: credo che oggi la nostra comunità regionale abbia un’ulteriore, importante ragione per sentirsi orgogliosa e coesa – afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini -. Con l’istituzione del Reddito di solidarietà centriamo uno dei principali obiettivi e diamo seguito a un altro degli impegni prioritari che avevamo preso, per rimettere in circolo quella giustizia sociale e redistributiva che gli anni della recessione hanno fortemente indebolito, anche in Emilia-Romagna. Stiamo cercando di coniugare sviluppo ed equità, creando occupazione e crescita, come dimostrano gli ultimi dati economici che ci pongono ai vertici nazionali».

L’accesso al Res dovrà essere accompagnato da un progetto di attivazione sociale e inserimento lavorativo, concordato e sottoscritto dai componenti maggiorenni del nucleo familiare, dal referente del servizio sociale territoriale del comune competente e, in caso di proposte per l’inserimento lavorativo, dal centro per l’impiego. La misura dà quindi luogo a un vero e proprio patto tra erogatori e beneficiari: a fronte della corresponsione del contributo economico, ci deve essere uno specifico impegno del nucleo familiare a perseguire progetti di inclusione sociale e lavorativa.

«È una legge di equità sociale sostenuta fortemente da questa Giunta, che guarda alla dignità delle persone e al loro reinserimento sociale e lavorativo – spiega la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna e assessore al welfare, Elisabetta Gualmini -. Una misura a cui ho personalmente lavorato appena entrata in Giunta, affidando subito uno studio serio e approfondito sulle condizioni di disagio diffuse nella nostra regione. Rivendico con forza l’impegno che la Giunta e il Consiglio regionale hanno messo nel capire prima e nel rispondere poi ai bisogni di chi sta peggio. Qui non parliamo di povertà relativa o di fragilità in senso lato, qui parliamo di deprivazione e di povertà estrema, una condizione che non dovrebbe esistere nella nostra regione».

Possono accedere al Reddito di solidarietà i nuclei familiari, anche unipersonali, di cui almeno un componente sia residente in Emilia-Romagna da almeno 24 mesi, con Isee corrente inferiore o uguale a 3.000 euro. Nel caso componenti il nucleo familiare percepiscano altri trattamenti economici di natura previdenziale, indennitaria e assistenziale (pensione, accompagnamento, ecc.), il valore complessivo per il nucleo familiare dei medesimi trattamenti nel mese antecedente la richiesta deve essere inferiore a 600 euro mensili. L’accesso al Reddito di solidarietà è incompatibile con la fruizione da parte di ciascun membro del nucleo familiare della Naspi (nuova prestazione di assicurazione sociale per l’impiego) o dell’assegno di disoccupazione (Asdi), o di altro ammortizzatore sociale con riferimento agli strumenti di sostegno al reddito in caso di disoccupazione involontaria.

L’ammontare massimo mensile è pari a 400 euro per nucleo familiare. L’intervento sarà concesso per non più di 12 mesi, superati i quali il sostegno potrà essere richiesto solo trascorsi almeno altri 6 mesi.