Grande appuntamento con la Kremerata Bartica alla Società Filarmonica di Trento

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filartn Kremerata baltica
L’ensemble fondata e diretta da Gidon Kremer propone l’esecuzione di pagine da Pelēcis, Bach, Schubert – Kissine, Kancheli e Piazzolla

filartn Kremerata balticaUn appuntamento da non perdere quello con la Kremerata Baltica in concerto a Trento per il cartellone della Società Filarmonica (giovedì 13 aprile, ore 20.45). L’ensemble è stata fondata nel 1997 dal violinista Gidon Kremer in occasione del Festival di Lockenhaus in Austria ed è attualmente uno degli ensemble europei più ricercati sulla scena internazionale.

La Società Filarmonica di Trento, con il suo invito, partecipa quindi al doppio festeggiamento di questa prestigiosa realtà musicale: il ventesimo anniversario di costituzione coincidente con il settantesimo compleanno di Gidon Kremer. Un “Anniversary Tour” con quasi quaranta esibizioni in Europa aperto a Vilnius il 18 febbraio, per poi toccare gli stati baltici, Germania, Spagna, Regno Unito, Francia… e quindi l’Italia con Trento seguita da un secondo ciclo asiatico. 

Nato il 27 febbraio 1947 a Riga, in Lettonia, Gidon Kremer ha iniziato a studiare musica a quattro anni sotto la guida del padre e del nonno, entrambi illustri musicisti d’archi. A sette anni è entrato alla Scuola di Musica di Riga e a sedici ha vinto il Primo Premio in un concorso nazionale promosso dalla Repubblica di Lettonia. Due anni dopo ha iniziato a studiare con David Oistrakh al Conservatorio di Mosca continuando a vincere premi prestigiosi incluso quello del Concorso “Queen Elisabeth” di Bruxelles nel 1967, il primo premio nei Concorsi Internazionali “Paganini” e “Tchaikovsky”. 

Gidon Kremer suona un violino Nicola Amati del 1641. È anche autore di quattro libri di successo. Tutte le tournée organizzate per i Vent’anni vedranno Gidon Kremer alla guida dell’orchestra, affiancato da solisti come Martha Argerich, Khatia Buniatishvili e altre stelle emergenti come Clara Jumi Kang bambina-prodigio (a sette anni già ammessa alla Juilliard School dopo aver suonato con la Gewandhaus di Lipsia; a nove anni la prima incisione con il Triplo concerto di Beethoven), nata nel 1987 a Mannheim da famiglia coreana e residente a Monaco di Baviera, artista pluripremiata. Il pubblico di tutto il mondo potrà così rendere omaggio al coraggio e alla generosità di un artista che ha saputo e voluto mettere a disposizione dei giovani talenti (strumentisti e compositori) il suo carisma, le sue conoscenze, il proprio prestigio. Con lui la Lettonia intera ha elevato la sua cultura musicale, l’Europa e il mondo ha potuto conoscere una nuova scuola di compositori, un gruppo dinamico e affiatato di esecutori, un sistema di fare e comunicare la musica. La rivista Britannica “Strad”, recensendo ultimamente un’esibizione della Kremerata, ha scritto: “Kremer ed i suoi musicisti posseggono non solo una notevole virtuosità ma anche autentico piacere derivato dal fare musica”. Un piacere che potrà essere ora condiviso anche dal pubblico di Trento. 

In occasione del ventesimo anniversario della Kremerata Baltica, come del resto del settantesimo compleanno del suo fondatore, l’ensemble propone un concerto che sembrerebbe ripercorrere le tappe fondamentali del suo percorso artistico. Non manca così l’attenzione da sempre conferita alla musica contemporanea: “The last song” (L’ultima canzone) del compositore lettone Pelēcis (*1947) si muove intorno a “quella particolare sensazione di quando si fa qualcosa per l’ultima volta: un ultimo bacio, un ultimo viaggio, un’ultima canzone…”. Atmosfere magiche e interiori, come quelle che avvolgono “Twilight” (Crepuscolo) del georgiano Kancheli (*1935), brano definito come un “intimo dialogo personale”: “scrivo per me stesso” dichiarò l’autore, “senza alcuna illusione che la bellezza salverà il mondo” e percorrendo la strada di una “semplicità deliberata”. Il tributo a Piazzolla (nell’album Hommage à Piazzolla, 1996) si riflette qui nella proposta di due brani: “Grand Tango” e la milonga “Celos” sono espressione della corrente del “nuovo tango”, in cui la tradizione di questa danza argentina si unisce alle sonorità moderne. “Per me il tango è più orecchio che piede”, scriveva Piazzolla, che per questa sua nuova visione fu sovente bersaglio dei puristi di questo genere. 

Al centro del programma spiccano due opere tratte dal repertorio classico. Il “Concerto in re minore per due violini” BWV 1043 fu scritto a Köthen, dove Bach fu Kapellmeister a servizio del principe Leopold dal 1717 al 1723. La “Fantasia op. 159” (1827) di Schubert, qui nella trascrizione del compositore russo Kissine, fu destinata ad essere la sua ultima opera per violino e pianoforte. Mal accolta dalla critica viennese, questa pagina dal carattere piuttosto brillante ruota, come spesso accade nella produzione schubertiana, intorno alla forma prediletta del Lied – in questo caso, Sei mir gegrüßt (Ti giunga il mio saluto, 1822-3) su testo di Friedrich Rückert. 

Programma 

G. Pelēcis (*1947)

The last song

J. S. Bach (1685-1750)

Doppio concerto BWV 1043 in re min. (Vivace – Largo ma non tanto – Allegro)

F. Schubert – V. Kissine (1797-1828; *1953) 

Fantasia in Do magg. per violino e orchestra d’archi (Andante molto – Allegretto. Andantino – Allegro vivace. Allegretto – Presto)

G. Kancheli (*1935)

Twilight (2004)

A. Piazzolla (1921-1992)

Celos 

Grand Tango