Austria pronta a schierare l’esercito al Brennero contro l’invasione di profughi

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Platter: «occorre dare segnali inequivocabili all’Italia e ai profughi che al Brennero non si può transitare». Preoccupazioni da Bolzano. Zaia: «l’UE ha abbandonato l’Italia»

frontiera brennero barriera polizia austriacaNei mesi scorsi, l’Austria aveva già gettato le basi per una chiusura delle sue frontiere contro l’invasione dei presunti profughi (solo il 5% degli arrivati sono realmente tali; tutto il resto sono soggetti che cercano facilmente solo una migliore qualità di vita) in arrivo dalle coste del Sud Italia che, inevitabilmente, si riversano verso Nord e nel cuore dell’Europa, ma aveva desistito dinanzi alle rassicurazioni italiani di applicare maggiore severità negli ingressi.

Dinanzi alla nuova orda in arrivo dalle coste libiche, e constatata l’incapacità del governo Gentiloni di arginare l’invasione, l’Austria si prepara a difendere i propri confini. Il ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz, ha dichiarato che il governo è pronto a «proteggere» i confini con l’Italia, davanti alle crescenti preoccupazioni sulla possibilità che i recenti flussi di migranti verso la penisola possano riversarsi in Austria. Il ministro della Difesa di Vienna, Hans Peter Doskozil, ha a sua volta affermato di essere pronto a schierare veicoli corazzati al confine del Brennero entro 72 ore. 

Anche se un portavoce del ministero ha comunque respinto le notizie circolanti sul già avvenuto posizionamento dei blindati al confine principale fra Austria e Italia, Kurz ha rilasciato le sue dichiarazioni all’agenzia di stampa austriaca Apa, nel corso delle operazioni finalizzate a rafforzare i controlli sul confine, evidenziando che l’Unione europea deve sapere che «siamo pronti a proteggere il confine del Brennero se necessario». La reazione italiana è stata coem al solito di pastafrolla: il ministero degli Esteri italiano ha informato che «a seguito delle dichiarazioni del governo austriaco circa lo schieramento di truppe al Brennero, il segretario generale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, ambasciatore Elisabetta Belloni, ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore austriaco a Roma, René Pollitzer». 

Netta la reazione del governatore della regione tirolese Günther Platter: «occorre dare segnali inequivocabili nei confronti dell’Italia e dei profughi, che al Brennero non è possibile transitare. Se la situazione lo richiedesse sono dell’avviso che non si debba tenere conto delle norme dell’Unione Europea perché, nell’interesse del Tirolo, non deve esistere alcun transito al Brennero per i migranti illegali». Secondo Platter «l’unica misura da adottare per bloccare il transito dei migranti è la chiusura della rotta del Mediterraneo».

La posizione di Platter ha allarmato i “cugini” altoatesini a sud del Brennero: il presidente della provincia di Bolzano, Arno Kompatscher ha teso a depotenziare la prova muscolare di Vienna: «questa notizia non rappresenta nessuna vera novità. Il susseguirsi di annunci relativi a misure più rigide è da collegarsi al fatto che in autunno in Austria sono previste le elezioni politiche. Già in passato Vienna aveva più volte comunicato di voler eseguire tutti gli interventi preparatori in vista della possibile attuazione di un sistema più rigido di gestione dei confini».

Secondo Kompatscher «il tema torna ora d’attualità in quanto vi è una crescita dei flussi migratori attraverso la rotta del Mediterraneo, e dopo la pressante richiesta avanzata dall’Italia di una maggiore solidarietà a livello europeo. In realtà al Brennero la situazione risulta al momento stabile e sostanzialmente tranquilla, non si segnalano grandi numeri di passaggi illegali, e non bisogna dimenticare che l’Unione Europea non ha autorizzato controlli che vadano oltre a quelli previsti dal regime di Schengen: all’interno di questa cornice giuridica, infatti, i controlli ci sono già e funzionano grazie all’ottima collaborazione fra Italia e Austria».

La situazione al Brennero e nel NordEst più in generale allarma anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, secondo cui «a parole ora tutti d’accordo che bisogna chiudere la stalla, ma i buoi sono scappati, a cominciare da quasi sei anni fa quando chi, come me e altri, ammoniva sui rischi di non affrontare con decisione il problema, veniva liquidato semplicemente come un rozzo razzista. L’Italia è stata lasciata sola con il suo buonismo ipocrita e con un mare di euro-chiacchiere. La Spagna – prosegue Zaia – respinge con la forza 800 immigrati a Ceuta, l’Austria manda blindati al Brennero, la Svizzera rafforza i confini con Lombardia e Piemonte. L’Italia non può più attendere un minuto. I porti vanno chiusi e vanno aperti campi di accoglienza in Nord Africa dove riconoscere tutti, curare i malati, avviare in corridoi umanitari quei due migranti su dieci che statisticamente non sono di tipo economico e bloccare gli altri. Non ci sono alternative». 

Preoccupazioni anche dalla presidente trentina di FdI-AN, Marika Poletti: «la situazione è assolutamente insostenibile anche in Trentino, sia per i numeri che, soprattutto, per il risvolto sociale e criminogeno che tale fenomeno porta in dote, senza contare che lo Stato è in debito di diversi milioni di euro nei confronti della Provincia per i fondi destinati all’accoglienza. Dall’inizio dell’anno sono 84.830 gli immigrati che hanno affrontato il Mediterraneo per arrivare a casa nostra, il 19% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ancora più agghiacciante è quanto contenuto in un rapporto condotto per l’UNHCR dalla società francese Altai Consultin: “L’industria del traffico di uomini sta vivendo una rapida espansione in Libia. E parliamo di un’impresa multinazionale del crimine”. Nelle stesse ore – conclude Poletti – apprendiamo quanto già era a conoscenza di tutti: l’accordo Francia-Germania-Italia non sarà altro che un ennesimo schiaffo contro il nostro Stato, destinato a diventare sempre più il campo profughi del Vecchio Continente».