Pfas: la regione Veneto adotta i limiti che sono i più bassi d’Europa

0
1204
pfas italia
Zaia: «un chiaro segnale a tutela della popolazione». Greenpeace: «iniziativa lodevole, ma in Svezia i valori sono ancora più bassi»

pfas italiaLa Giunta regionale del Veneto ha approvato una delibera che fissa in 90 nanogrammi per litro (di cui 30 di pfos) il limite di pfas contenuti nelle acque potabili e in 300 nanogrammi per litro la presenza di sostanze a catena corta. Lo ha annunciato il presidente, Luca Zaia, precisando che la delibera (che recepisce la relazione dell’Arpav richiesta dalla Giunta dopo la ricezione da parte del Ministero di una lettera che incarica la Regione di fissare i limiti) sarà domani all’esame della Commissione ambiente, per poi confluire la prossima settimana nella delibera definitiva.

«I limiti che fissiamo – ha sottolineato Zaia – sono i più bassi d’Europa e, nella cosiddetta “zona rossa”, abbassiamo ulteriormente la quota di pfoa a 40 nanogrammi, al di sotto del limite mondiale più basso, fissato dal New Jersey. E’ una risposta che vogliamo dare ai cittadini, visto che, parlando di una cosa serissima, non è il tempo delle polemiche, ma bisogna agire».

Dall’allarme lanciato dal Ministero nel 2013, presentando uno studio del Cnr, il Veneto si pone dunque come realtà all’avanguardia in Italia, pur richiedendo la fissazione di limiti nazionali, come avviene in Germania e Svezia. «Ci sono voluti – commenta al riguardo Zaia – ben quattro mesi per ricevere da Roma una risposta sulla nostra richiesta formale e ci è stato detto, appunto, che solo noi abbiamo questo problema e di attivarci direttamente per fissare i limiti. Stiamo sondando un ambiente nuovo, per cui abbiamo fissato spannograficamente questi limiti. Non ci stiamo a essere trattati come guastafeste, anche se siamo pronti ad un lavoro di squadra con Roma per la fissazione di limiti nazionali. Siamo pronti a correggere il tiro, ma, se questi saranno più alti, in ogni caso, noi rimarremo sulle nostre posizioni, pur sapendo che ci aspetta un dialogo non facile con i consorzi e costi per almeno un milione l’anno nella sola zona rossa, che comunque metteremo in seguito sul conto di chi verrà condannato». 

I nuovi limiti-obiettivo stabiliti dalla Regione per i Pfas indicano per tutto il territorio veneto, come limite guida tendenziale, 90 nanogrammi per litro, intesi come somma di Pfoa e Pfos, considerando il limite di 30 nanogrammi per litro come concentrazione massima di Pfos. Nei comuni più colpiti, quelli nella cosiddetta “zona rossa” con oltre 200.000 abitanti nelle province di Vicenza, Verona e, in parte minore, Padova, viene fissato un limite-obiettivo di performance per i Pfoa che non superi i 40 nanogrammi per litro. Per il “principio di precauzione” viene anche abbassata a 300 nanogrammi per litro la somma degli altri Pfas “a catena corta” (quindi ad esclusione di Pfos e Pfoa), anche se ancora nessun Paese al mondo ha posto questo limite specifico.

Zaia e i due assessori regionali alla sanità e all’ambiente, rispettivamente Luca Coletto e Gianpaolo Bottacin hanno anche ricostruito le fasi della vicenda, distribuendo le lettere inviate al Governo per chiedere la fissazione di parametri di performance nazionali (primo invio il 12 maggio 2017, sollecito il 23 agosto 2017, risposta della Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute in data 18 settembre 2017, contenente il diniego alla richiesta) e le tabelle dello studio Cnr del 2013 dalle quali si evince che «forme di inquinamento di questo tipo sono state rilevate in concentrazioni più alte nelle aree industriali del Bormida e nel Bacino del Lambro», che «un’altra sorgente significativa è l’area della concia di Santa Croce sull’Arno», e che «interessata è praticamente l’intera asta del fiume Po, con la sorgente più significativa nel sottobacino Adda-Serio». «Poi dicono che bastava una telefonata – ha chiosato Zaia – che peraltro ora non serve più: facciamo da noi, come ci avevano scritto scaricando il barile». 

Soddisfatta a metà Greenpeace che, per voce di Giuseppe Ungherese, responsabile campagna inquinamento Greenpeace Italia, «la Regione Veneto, seppur con ritardo, accoglie finalmente gli appelli di migliaia di cittadini che hanno firmato la nostra petizione “stop Pfas” in Veneto. Diversamente da quanto asserito dal presidente, però, i limiti non sono i più bassi in Europa, tant’è che in Svezia sono pari a 90 nanogrammi per litro per tutti i Pfas, sia a catena corta che a catena lunga, mentre in Veneto, una volta in vigore il nuovo provvedimento, saranno pari a 390. Tutti i provvedimenti sull’acqua potabile saranno vani – conclude Ungherese – se non si procederà nel più breve tempo possibile a bonificare l’area inquinata e fermare le emissioni industriali di queste sostanze».