Ambiente: NordEst e Lombardia parlano “green”

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Realacci: «sempre più necessaria economia a misura d’uomo». Gentiloni: «l’economia verde crea posti di lavoro». Cresce il numero delle aziende investono in pratiche sostenibili

L’area più dinamica del Paese, il NordEst con la Lombardia, parla “green” sia in termine di attività produttive che di lavoro. Lo dicono i dati del rapporto “Green Italy 2017” realizzato nell’ambito della “Green Week” di Trento alla quale sono intervenuti Ermete Realacci, presidente Fondazione Symbola, Francesco Starace, amministratore delegato e direttore generale Enel, e Alberto Vacchi, presidente e amministratore delegato IMA, e il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni.

Il sistema produttivo di Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Friuli e Trentino Alto Adige, spiega il rapporto, ha una forte caratterizzazione nell’innovazione e nella sostenibilità ambientale. Le imprese che, dal 2011, hanno investito green in queste cinque regioni sono 145.000, il 41% del totale. I “Green Jobs”, i posti di lavoro con competenze ambientali creati lo scorso anno, sono 160.000, la metà di quelli generati in Italia. Il tutto su una popolazione del 35% del Paese.

«Emerge con sempre maggiore forza, la necessità di un’economia più sostenibile e a misura d’uomo e per questo più forte e competitiva. Lo si evince – afferma il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci – anche dal Nobel nuovamente dato ad un economista atipico che riflette sulle persone e sulle comunità: quest’anno a Richard Thaler che, con le sue teorie, ha spiegato come i tratti umani incidono le decisioni individuali e gli esiti del mercato».

La “green economy” è un formidabile fattore di competitività ed è stata in questi anni difficili la migliore risposta alla crisi, una strada che guarda avanti e affronta le sfide del futuro incrociando la natura profonda della nostra economia: la spinta per la qualità e la bellezza, la coesione sociale, naturali alleate dell’uso efficiente di energia e materia, dell’innovazione, dell’high-tech. Lo dimostrano i numeri di “GreenItaly 2017”, l’ottavo rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere di cui presentato a Trento. «Il rapporto misura e pesa la forza della “green economy” nazionale: più di un’impresa su quattro dall’inizio della crisi ha scommesso sulla sostenibilità, che in Italia significa più ricerca, innovazione, design, qualità e bellezza – spiegano gli organizzatori -. Sono 355.000 le aziende italiane, ossia il 27,1% del totale, dell’industria e dei servizi che dal 2011 hanno investito in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2. Una quota che sale al 33,8% nell’industria manifatturiera, dove l’orientamento green si conferma un driver strategico per il made in Italy, traducendosi in maggiore competitività, crescita delle esportazioni, dei fatturati e dell’occupazione. E nel 2017 – stando al rapporto – si è registrata una vera e propria accelerazione della propensione delle imprese a investire “green”: lo scorso anno ben 209.000 aziende hanno investito su sostenibilità ed efficienza, con una quota sul totale (15,9%) che ha superato di 1,6 punti percentuali i livelli del 2011».

Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, intervenuto nel pomeriggio alla “Green Week” di Trento ha sottolineato che «è un momento di passaggio per il Paese ma dobbiamo essere consapevoli del fatto che proprio in questo momento siamo chiamati a fare scelte importanti che possano rivelarsi cruciali nei prossimi anni. Abbiamo attraversato momenti di crisi prolungati ma da qualche tempo abbiamo tassi di crescita, di sviluppo del lavoro, della ripresa, che sono più incoraggianti: dobbiamo usare questo periodo per curare le cicatrici della società e per investire su quello che sarà il modello economico dei prossimi decenni».

Come ribadito dal premier, «ci sono la carta della “Green Economy” e il ruolo che può avere nell’assicurare crescita stabile e di qualità. L’economia verde crea lavoro: se parliamo di grandi processi innovativi di trasformazione della nostra industria, l’innovazione in senso ambientale tende più a creare che a distruggere posti di lavoro». Gentiloni si è soffermato anche sulla strategia energetica dell’Italia che prevede l’uscita dall’utilizzo del carbone per il termoelettrico entro il 2025 e «questo è un obiettivo sfidante ma realistico, perché siamo sulla buona strada. La strada di un’uscita dall’economia del carbone è tracciata, gli obiettivi dell’Italia sono fra quelli più avanzati in Europa ma dobbiamo sapere che servono coerenza e impegno assoluti – ha aggiunto -. In un quadro non privo di contraddizioni abbiamo non solo una generica e futuribile capacità competitiva, ma siamo competitivi rispetto ai grandi Paesi europei. Siamo messi piuttosto bene sull’efficienza energetica; siamo messi molto bene, anche se in alcune grandi città appare l’opposto, sul riciclo dei rifiuti; siamo molto avanti rispetto a Germania e Francia come quota di rinnovabili; molto avanti come utilizzo delle materie seconde nel processo produttivo, abbiamo una tradizione straordinaria nella chimica verde».