Pasta Zara: il Tribunale concede altri 60 giorni per presentare la proposta di concordato preventivo

Per l’azienda di Furio Bragagnolo più complicato del previsto la stesura del piano per risolvere la crisi finanziaria in cui è incappata l’azienda dopo il fallimento delle banche venete. 

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Il patron di Pasta Zara, Furio Bragagnolo.

Pasta Zara, uno dei più grandi pastifici italiani forte soprattutto nell’export e nella produzione conto terzi oltre che a marchio proprio, avrà altri sessanta giorni di tempo per presentare al Tribunale la proposta e la relativa documentazione necessaria ai fini dell’ammissione alla procedura di concordato preventivo.

La decisione del Tribunale attiva dopo l’istanza presentata dall’azienda perché le difficoltà nel presentare la proposta sono stati maggiori del previsto, in quanto la famiglia di Furio Bragagnolo (maggiore azionista del gruppo pastaio trevigiano) deve riuscire nella difficile quadratura del cerchio di mantenere attiva l’azienda con le ristrettezze finanziare derivanti dal fallimento delle banche venete in cui l’azienda aveva investito un bel gruzzolo di milioni di euro, ora volatilizzati.

Quella di Pasta Zara è una situazione a doppia faccia: sul piano produttivo, l’azienda è sana e marcia a pieno regime, anche per soddisfare le richieste da parte del mercato che appare particolarmente tonico. Tant’è che nell’ipotesi di riduzione dei costi aziendali per fare quadrare il bilancio non è previsto alcun ridimensionamento tra le fila del personale addetto alla produzione, ma semmai tra quello amministrativo e quello direttivo. Sul piano finanziario, le difficoltà sono nel fare frontealle necessità di liquidità, visto che la perdita dell’investimento nelle banche venete ha ridotto le garanzie finanziariedell’azienda, garanzie necessarie per l’accesso al credito bancario. Di fatto, si è in presenza di una crisi indotta da cause terzee non da una crisi aziendale vera e propria dovuta alle mutate condizioni di mercato – che permangono favorevoli – o di incapacità gestionali.

Da parte loro, i sindacati rifiutano ulteriori sacrifici rispetto a quelli già subiti. La proposta avanzata dall’azienda di rinunciare al premio di produzione e alla quattordicesima mensilità per i prossimi cinque anni è respinta al mittente. I sindacati chiedono viceversa maggiore trasparenza sugli ipotizzati movimenti azionari relativamente al possibile ingresso di fondi italiani e stranieri interessati a rilievare quote societarie di Pasta Zara iniettando risorse finanziarie fresche.

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