IX Business Forum Bdi – Confindustria a Bolzano

Ribadito il ruolo dell’industria nello sviluppo dell’economia europea. Appello alla nuova Commissione Europea a difendere la manifattura europea e ad attivare una tassazione equa tra tutti gli stati membri. 

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Business Forum Bdi – Confindustria
IX Business Forum Bolzano Confindustria Italia-Germania: da sx, Federico Giudiceandrea (presidente Assoimprenditori Alto Adige), Francesco Boccia (presidente Confindustria Italia), Dieter Kempf (presidente BDI)

A conclusione dei due giorni di discussione tra gli esponenti delle Confindustria di Italia e Germania nel nono Business Forum Bdi – Confindustria si sono esaminati i temi contingenti dell’economia e della politica europea.

La trasformazione digitale rappresenta una straordinaria opportunità per l’economia e la società del Continente. Sfruttarnepienamente il potenziale sarà dirimente per garantire la competitività nel lungo periodo dell’industria europea. Le tecnologie digitali oggi si presentano come leve essenziali per rafforzare la produttività, ridurre i costi, promuovere gli obiettivi di sviluppo sostenibile legati al consumo energetico e ai cambiamenti climatici, creare nuovi modelli di business e nuovi strumenti di sorveglianza del mercato.

BDI e Confindustria, consapevoli che la capacità di adattarsi alla trasformazione digitale determinerà la leadership dell’economia di domani, condividono la necessità di investire affinché il sistema industriale europeo, motore per la crescita economica e per la creazione di posti di lavoro, possa essere competitivo e l’urgenza di definire un quadro adeguato di politiche e regole chiare, semplici e in grado di adattarsi nel tempo, vocato all’innovazione.

«Alla luce delle sfide digitali che ci attendono, chiediamo quindi alla nuova Commissione europea di salvaguardare e potenziare ulteriormente il tessuto industriale europeo, elaborando una strategia onnicomprensiva di lungo termine – si legge nella nota diffusa al termine del Business Forum Bdi – Confindustria -. A tal proposito, auspichiamo che i negoziati sul Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) post-2020 si concludano in tempi brevi e che l’accordo finale preservi, quantomeno, la dotazione di 9.2 miliardi di euro proposta per il Programma Europa Digitale. Auspichiamo inoltre che l’accordo punti a sostenere anche le altre politiche europee che, a cominciare dalla Politica di Coesione, supportano la digitalizzazione della nostra economia, a partire dalla riduzione del divario digitale. L’impiego di risorse per lo sviluppo di tecnologie e infrastrutture digitali consentirebbe anche di puntare alla creazione di un efficace confine esterno immateriale per il Mercato Unico, in grado di rafforzare gli strumenti di sorveglianza di mercato e così bloccare l’ingresso di prodotti contraffatti».

Un’ulteriore sfida è rappresentata dalla gestione dei dati. Confindustria e BDI condividono la convinzione che la leadership nell’economia digitale sarà determinata proprio dalla capacità di accedere ai dati e utilizzarli. I dati rappresentano la vera risorsa strategica per tutte le imprese digitalizzate e uno dei fattori-chiave della competitività. Per tale ragione, occorrerà garantire condizioni eque di accesso, prestando particolare attenzione alle PMI e ai settori industriali tradizionali, affinché si trasformino in soggetti attivi della nuova economia digitale. Sarà essenziale inoltre che la futura Commissione europeaintraprenda azioni mirate per incoraggiare la condivisione dei dati tra imprese che hanno sede o operano nell’Unione europea.

«Le applicazioni dell’Intelligenza Artificiale (IA) richiedono un uso dei dati particolarmente intensivo. Anche la capacità delle imprese di beneficiare dell’enorme potenziale dell’IA dipenderà dalle condizioni di accesso ai dati, soprattutto per attività di ricerca e sperimentazione. Chiediamo – prosegue la nota del Business Forum Bdi – Confindustria – pertanto ai legislatori europei di proporre misure in grado di coniugare protezione sociale e innovazione e di tenere in considerazione il diverso impatto che l’IA può avere, a seconda dei settori e delle tecnologie implicati. Per rafforzare la competitività del proprio tessuto industriale, l’Unione europea dovrebbe porsi come capofila nello sviluppo e nell’applicazione dell’IA in settori strategici, come il manifatturiero, la robotica, l’automotive e la sanità».

Per massimizzarne i benefici socioeconomici, inoltre, si dovrebbe puntare a disporre di una tecnologia quanto più possibile affidabile, sicura e in grado di adeguarsi nel tempo. I cittadini devono poi essere educati e informati sull’uso e sull’impatto reale dell’IA, non solo per aumentare la trasparenza ma anche per alimentare la loro fiducia. La maggiore trasparenza e la migliore affidabilità dovranno essere perseguiti ugualmente nel contesto dei rapporti tra imprese. A tal fine, il dialogo tra decisori politici e rappresentanti di interessi industriali sull’IA dovrebbe proseguire sulla complessa realtà che ruota attorno a questo tema.

È opportuno che l’UE incoraggi la diffusione dell’IA proseguendo il lavoro svolto sui Digital Innovation Hubs (DIH): una forte rete europea di DIH potrebbe aiutare tutte le imprese, piccole o grandi, high-tech o tradizionali, a cogliere le opportunità digitali. I DIH dovrebbero continuare a funzionare come sportello unico (one-stop-shop) attraverso cui  le imprese – soprattutto le PMI – possano avere accesso a sperimentazioni tecnologiche, ottenere consulenza finanziaria e sfruttare opportunità di rete.

L’economia digitale deve poggiare su una solida, robusta e sicura rete infrastrutturale. Saranno necessari investimenti nel cd. High Performance Computing (HPC) per processare i dati ed eseguire calcoli complessi ad alta velocità. Nell’era digitale, l’HPC è una risorsa strategica per il futuro dell’Unione. È opportuno che i nostri due Governi mantengano tra le priorità delle loro rispettive agende le infrastrutture digitali, con l’obiettivo di garantire l’accesso alla connessione per tutti, incluse le PMI. In particolare, uno dei pilastri chiave dovrà essere lo sviluppo della quinta generazione dei sistemi di comunicazione mobile 5G.

A livello europeo è necessaria una diffusione coordinata e sicura delle reti 5G. Il progressivo ricorso a tali reti aumenterà la connettività, consentirà un maggior traffico e minori latenze, aprendo la strada anche ai veicoli autonomi. Confindustria e BDI, consapevoli che la sicurezza delle reti è essenziale per le imprese che intendono essere pienamente connesse, condividono le azioni messe in campo fino ad oggi dalla Commissione europea per una strategia europea per il 5G. È importante definire una risposta forte e condivisa a livello europeo ai cyber-attacchi, spesso sponsorizzati da Paesi terzi e finalizzati al furto di segreti industriali o di informazioni confidenziali. A tal fine, occorre anche puntare alla massima armonizzazione possibile degli standard di proprietà intellettuale. «Inoltre, auspichiamo che con il Cybersecurity Act l’UE possa disporre di schemi di certificazione di cyber-sicurezza per l’ecosistema 5G. Saranno importanti anche gli incentivi a favore di quelle aziende che intendano rafforzare i livelli di sicurezza per assicurare maggiore protezione lungo l’intera catena del valore».

Un’ulteriore sfida che emerge dalla digitalizzazione è la tassazione. Si tratta di un tema che andrebbe affrontato tempestivamente per garantire a livello globale un sistema fiscale equo, in grado di stimolare gli investimenti, promuovere la creazione di posti di lavoro e sostenere la crescita economica. I principi che l’OCSE sarà chiamata a definire avranno un impatto di ampia portata su tutte le imprese. Le “sfide fiscali” della digitalizzazione dell’economia potranno dunque essere risolte soltanto attraverso un vasto e coordinato consenso a livello internazionale. La redistribuzione dei diritti di imposizione e l’introduzione di una tassa minima globale degli utili societari non deve tradursi in una doppia tassazione e in ulteriori oneri amministrativi per le imprese.

Per raggiungere questi obiettivi sono necessari investimenti in capitale umano. I sistemi educativi dovrebbero essere aggiornati, per consentire l’integrazione di metodi di apprendimento digitali. A tal proposito, occorrerebbe dare centralità alla formazione c.d. STIM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) e a quelle discipline che interagiscono continuamente i profili professionali STIM (settori marketing, legale o risorse umane). L’aggiornamento delle competenze e l’apprendimento continuo – il c.d. Long Life Learning – anche nel settore pubblico, insieme alla consapevolezza e alla comprensione di questioni complesse, relative alla sicurezza online e alla privacy, sono strumenti per sostenere l’inclusione di tutti. L’istruzione e la formazione professionale (IFP), così come i partenariati pubblico-privato, possono peraltro concorrere al raggiungimento di questo obiettivo.

BDI e Confindustria condividono la convinzione che l’Unione europea disponga di numerose risorse da impiegare per rafforzarne la sovranità digitale e garantirne l’indipendenza digitale. Per questo motivo, la politica industriale e le politiche UE per R&I, dovrebbero promuovere e sostenere lo sviluppo di una competitività  digitale europea per tutte le imprese europee di tutti i settori.

Il settore industriale europeo potrà continuare ad avere successo solo se sapremo lavorare insieme, impegnandoci attivamente nel dialogo con tutte le parti interessate a livello europeo, nazionale, regionale e locale. Crediamo fermamente che l’Unione europea, riunendo competenze industriali e opportunità digitali e dando forma alla digitalizzazione del proprio tessuto industriale, possa diventare un modello a livello globale.

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