Bankitalia, in Emilia Romagna senza utile un’azienda su due

L’incertezza sul futuro spinge alla crescita dei depositi bancari di imprese e famiglie.

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Secondo l’aggiornamento sulla situazione economica dell’Emilia Romagna presentato dalla sede regionale di Bankitalia, emerge uno spaccato dei primi sei mesi del 2020 segnato dall’emergenza Coronavirus che ha posto il Paese, e con esso, l’Emilia Romagna di fronte a «una crisi che non è solo una crisi economica senza precedenti, ma che ha caratteristiche assolutamente inedite tali da rendere difficili anche stime sul futuro». 

Scorrendo i risultati dell’indagine della sede bolognese di Bankitalia, emerge come «nel primo semestre 2020 la diffusione della pandemia di Covid-19 ha avuto pesanti ripercussioni” sul tessuto emiliano-romagnolo, tanto che l’Indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) elaborato dall’Istituto ha evidenziato una contrazione del 5,6% nel primo trimestre e del 18,6% nel secondo. 

Circa un’impresa su due, inoltre, conta di chiudere il 2020 in pareggio o in perdita. Analizzando i dati messi in fila da Unioncamere Emilia Romagna, a giudizio di Bankitalia nella prima metà del 2020 la produzione industriale è arretrata del 14,9% con una flessione che ha interessato i principali comparti di specializzazione regionale e ha riguardato sia le vendite interne sia quelle sui mercati esteri. 

Storico punto di forza del panorama economico emiliano romagnolo, le esportazioni nella prima metà dell’anno si sono contratte del 14,2%. In un simile scenario – secondo Bankitalia – va registrato anche in una minore spesa per investimenti: circa il 60% delle imprese ha confermato i piani formulati a inizio anno che prevedevano un calo rispetto al 2019 e oltre un terzo li ha rivisti al ribasso. 

Guardando ai diversi settori in quello delle costruzioni la flessione è risultata più attenuata rispetto alla manifattura (-10,3%) mentre nel terziario il calo delle attività è risultato diffuso: il 70% delle imprese ha registrato una diminuzione del fatturato nei primi tre trimestri dell’anno. La riduzione è stata più marcata per il commercio di beni non alimentari e per i servizi di alloggio e ristorazione: questi ultimi hanno risentito della caduta delle presenze turistiche. 

Sul fronte del lavoro, l’occupazione è diminuita dell’1,7%: la riduzione ha interessato principalmente la componente femminile e quella a tempo determinato. Ampliata, a causa del Covid, la possibilità di utilizzo di strumenti come la cassa integrazione e i fondi di solidarietà, nel bimestre aprile-maggio il loro utilizzo in media ha registrato un picco di oltre 88 milioni di ore al mese mentre fra luglio e settembre, in concomitanza con la ripresa dell’attività produttiva, il numero medio di ore autorizzate si è più che dimezzato, passando a 32 milioni mensili, rimanendo comunque su livelli mai raggiunti prima dell’emergere della pandemia. Sempre in ambito lavorativo, la crisi economica e sanitaria ha scoraggiato la ricerca di un’occupazione: le persone in cerca sono diminuite del 9,2%. 

Volgendo lo sguardo al versante bancario, che risulta ben patrimonializzato con istituti che mostrano un indicatore Cet 1 intorno al 14%, l’incertezza sulle prospettive ha indotto famiglie e imprese ad accrescere il risparmio a fini precauzionali con un aumento dei depositi del 7,9%: «da dicembre – ha evidenziato Bankitalia – i depositi di famiglia e imprese ammontano a 11 miliardi di euro». Quanto alla seconda metà del 2020, «gli indicatori disponibili per i mesi estivi mostrano una ripresa delle attività, sebbene i livelli rimangano al di sotto di quelli dell’anno precedente. In prospettiva – conclude l’analisi di Bankitalia – i rischi al ribasso appaiono ancora rilevanti e legati prevalentemente agli sviluppi della pandemia e alle conseguenti scelte di consumo e investimento da parte di famiglie e imprese».

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