Il PIL italiano migliore (ma non troppo) del previsto a fine 2021

L’anno chiude a +6,5%, recuperando parzialmente il -9% del 2020. Dimezzata l’aspettativa per il 2022. 

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Nel IV trimestre 2021, il PIL italianocresciuto dello 0,6% t/t. Si tratta di un significativo rallentamento rispetto ai due trimestri precedenti (2,7% nei mesi primaverili, 2,6% in estate), ma il dato è lievemente più forte delle aspettative. A fine anno, la variazione tendenziale (rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente) è salita a 6,4%, dal 4% del III trimestre. Il 2021 ha fatto segnare un rimbalzo superiore alle attese, pari a 6,5% dopo il crollo vicino a -9% visto nel 2020.

Tra le quattro principali economie dell’eurozona, solo la Francia ha fatto meglio, sia nel confronto con i livelli di fine 2019 (+0,9%), sia nella crescita 2021 (7%).

L’Istat ha comunicato che l’incremento del PIL italiano nel IV trimestre è dovuto all’aumento del valore aggiunto sia nei servizi che nell’industria (a fronte di una diminuzione nell’agricoltura). «Pensiamo che i servizi siano stati la ragione principale del rallentamento rispetto ai trimestri centrali dell’anno (mentre il contributo dell’industria dovrebbe essere risultato vicino a quello dei mesi precedenti) – afferma Paolo Mameli, capo economista del centro studi Intesa Sanpaolo -. Dal lato della domanda, l’Istat riporta che c’è stato un apporto positivo della domanda interna (al lordo delle scorte), mentre il commercio estero ha frenato il PIL. Ciò non è sorprendente, in quanto i dati mensili sul commercio di beni mostrano che le importazioni stanno aumentando a un ritmo più veloce delle esportazioni».

Secondo Mameli «dal lato della domanda domestica, pensiamo che gli investimenti delle imprese possano essere cresciuti a un ritmo più sostenuto dei consumi delle famiglie (frenati dalla minore spesa per servizi aggregativi, nonché da un iniziale impatto dello shock energetico). In sintesi, il dato è migliore delle nostre attese».

Le aspettative per il I trimestre 2022 sono improntate alla debolezza generale dell’economia, ancora una volta legataall’andamento della pandemia e alla coda negativa dell’ultimo trimestre del 2021, che consegna al 2022 una crescita del 2,4%, che potrebbe ampliarsi fino al 3,8% su base annuale.

Il problema per l’Italia rimane ancora una volta il ritmo di crescita inferiore rispetto a quello degli altri Paesi europei: se il rimbalzo è stato il maggiore di tutti – ma anche la perdita del 2020 era stata la più grande – rimane il fatto che il PIL italiano del 2021 è ancora inferiore del 6,7% rispetto al 2007. Quando gli altri Paesi europei hanno corso ben oltre la doppia cifra. E in questo contesto, pesa l’andamento negativo dei redditi degli italiani, unica realtà europea ad avere virato in negativo nell’ultimo ventennio.

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