Alla mezzanotte di sabato 10 settembre cala la mannaia del divieto di diffusione dei sondaggi sulle intenzioni di voto degli italiani in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. Un provvedimento che fa a pugni con l’intelligenza e la capacità di discernimento degli elettori, ritenuti dai politici un branco di pecoroni facilmente influenzabili dalla sparata del momento. Ma tant’è.
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Prima che scenda il silenzio tombale rotto dalle varie gare di cavalli o di cani per dribblare il divieto, “Lo Schiacciasassi” commenta in questa puntata gli ultimi sondaggi, che evidenziano un dato comune: il forte divario tra le due principali coalizioni, con il centro destra stabilmente in vantaggio sul centro sinistra variabile, a seconda degli istituti, da 15 a 20 punti, distanza difficilmente recuperabile dall’armata lettiana nei prossimi 15 giorni.
Emerge dai sondaggi anche un’altra conferma: il M5s di Conte è tutt’altro che morto, anzi e in piena salute e mira a diventare la terza forza politica dopo Fratelli d’Italia, primo partito, e il Pd, staccato di poco, ai danni di una Lega Salvini premier in continua fase calante, con il Cisa della Luiss che la dà addirittura sotto il 10%. Un risultato, questo, che se fosse confermato aprirebbe la resa dei conti all’interno della Lega salviniana, con i governatori decisi a chiedere il cambio di guardia, con probabile nuovo segretario nella persona del friulano Massimiliano Fedriga.
Se Conte sorride e guarda al post elezioni da posizioni di forza, viceversa per lo scissionista Giggino Di Maio il futuro appare più che mai fosco, a cavallo della soglia dell’1%, il minimo sindacale per partecipare alla ripartizione dei seggi del futuro parlamento.
La bicicletta di Carletto Calenda e Matteo Renzi mira a fare il quarto polo, ampiamente staccata dal M5s, navigano attorno a quota 7-8%. Un risultato che potrebbe aprire alla creazione di uno scenario inedito se dalle urne uscisse una vittoria non così rotonda e piena del centro destra, perché il risultato sommato della coalizione di centro sinistra, più la bicicletta calendianrenziana e il figliol prodigo Conte potrebbe forse raggiungere un livello equivalente e, forse, aprire a qualche ulteriore riflessione sugli assetti politici della nuova legislatura da parte dell’inquilino del Quirinale, che non ha mai visto di buon occhio il centro destra e i suoi esponenti.
Non solo: tra le fila del centro destra ed in particolare tra quelle di Meloni si riflette sulle incognite della prossima legislatura: tra la crisi economica che si preannuncia pesante, le chiusure di migliaia di imprese strozzate dall’inflazione, dalla carenza di materie prime e dal livello stratosferico delle quotazioni energetiche e le famiglie sul lastrico c’è il rischio che una vittoria non proprio piena si possa trasformare in una Waterloo per la prima premier femmina della storia repubblicana, per di più di un partito conservatore saldamente ancorato nella destra storica italiana. Ecco, quindi, nascere uno scenario di nuova solidarietà nazionale, dove la Meloni potrà si fare la capo coalizione, rintuzzando più liberamente le intemperanze salviniane, ma evitare di assumere in prima persona responsabilità di governo, lasciate a personalità più neutre tali da avere il gradimento del Quirinale e delle parti centriste del centro sinistra, forse pure dello stesso Pd post lettiano.
Staremo a vedere.
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