Vino italiano, saldi negativi sui principali mercati esteri

Usa, Uk e Germania a -4% in volumi e -1% in valori in tre mesi. Crescono in Italia le superfici con produzione di vino biologico 626 milioni valore dell'export nel 2021.

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vino italiano proibizionismo all’alcol

Il vino italiano chiude con saldi negativi il primo trimestre 2023 sui canali retail di Usa, Uk e Germania: i volumi sono in calo del 4% e i valori a -1%. È quanto rilevato con le ultime elaborazioni effettuate dall’Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly su base NielsenIq.

Il rallentamento, evidenziano gli analisti, arriva insieme «al risultato a marzo delle vendite allo scaffale in Italia (-6,1%) e che appesantisce le cantine italiane anche sul fronte delle giacenze, a +5,1%, con le Dop a +8,6%».

Secondo l’Osservatorio, sui tre principali mercati di esportazione a soffrire maggiormente sono i vini spumanti: a fronte di volumi in calo del 3% per i vini fermi (814.000 ettolitri), gli spumanti arrivano a -5% (245.000 ettolitri), con picchi negativi in Uk (-10%) e Germania (-6%), mentre negli Usa per ora si viaggia ancora in terreno moderatamente positivo (+1%).

Sui vini fermi, il calo più vistoso viene marcato proprio dagli Stati Uniti (-9%), mentre Londra limita le perdite a -1% e Berlino segna stallo. A valore, complici i listini in aumento a causa del surplus dei costi produttivi, il saldo generale dice -1% (1 miliardo di euro).

«In questo periodo – commenta il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti – il comparto è doppiamente frustrato, da una parte la sempre maggiore difficoltà dei consumatori alle prese con la pressione inflazionistica, dall’altra l’impossibilità per le imprese di rientrare da un surplus di costi produttivi senza precedenti a partire da quelli del vetro, a +70% in 12 mesi».

Castelletti auspica che «il settore reagisca in maniera coordinata già al tavolo di filiera convocato dal Masafquesto mercoledì per esaminare la situazione di mercato in vista di una ulteriore richiesta alla Commissione europea di misure di intervento volte a fronteggiare la crisi del settore vitivinicolo, le imprese italiane del vino sono convinte che serva un’analisi approfondita con proposte migliorative delle dinamiche di filiera, prima ancora di soluzioni tampone che si ripropongono a ogni crisi».

Intanto, secondo la piattaformaVinobio” gestita da Nomisma, in Italia cresce la superfice agricola destinataalla produzione di vino biologico, settore che vede il Paese tra gli attori principali a livello internazionale.

Nel dettaglio con 126.000 ettari di vite coltivata con metodo biologico nel 2021, l’Italia detiene il primato per incidenza di superficie vitata biologica, pari al 21% del totale. Nel giro di un decennio – tra il 2010 e il 2020 – le superfici bio in Italia sono cresciute del 141% contro il +148% della Spagna e +218% della Francia.

Rilevante anche il ruolo del vino italiano bio sui mercati internazionali: secondo le stime di Nomisma ammonta a 626 milioni il valore dell’export nel 2021 (+18% rispetto al 2021) e un peso sul totale dell’export vitivinicolo italiano (bio + convenzionale) pari all’8%.

Per quanto riguarda i mercati presidiati, dall’ultima indagine condotta da Nomisma per Ice Agenzia e FederBio su 110 imprese vitivinicole italiane, la Germania è il mercato di destinazione principale per il vino italiano bio (67% delle aziende lo indica come primo mercato di riferimento), seguita dai Paesi scandinavi (61%). Al di fuori dei confini comunitari, spiccano Svizzera, Stati Uniti e Regno Unito, seguiti da Canada e Giappone.

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