Caro tassi: BCE pronta per un nuovo rialzo dello 0,25%

Giovedì Lagarde porterà il costo del denaro al 4% con notevoli conseguenze sui conti di famiglie e imprese. I mutui casa sono già oltre il 4,5%.

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Il caro tassi scatenato dalla Banca centrale europea è destinato a continuare ancora, visto che giovedì 15 giugnoil direttivo dell’istituto di emissione presieduto da Christine Lagarde ritoccherà nuovamente al rialzo dello 0,25% il costo del denaro, portando il tasso ufficiale Bce al 4%, con pesanti effetti sui bilanci di famiglie e imprese.

Sulla scia degli aumenti del costo del denaro decisi dalla Bce, i tassi di interesse sui prestiti continuano imperterriti ad aumentare, arrivando a superare anche il 4,5%. Secondo le rilevazioni di Bankitalia, ad aprile il tasso annuale effettivo globale, cioè il tasso di interesse sui prestiti erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni comprensivo delle spese accessorie (il cosiddetto Taeg), è salito al 4,52% contro il 4,36% di marzo. Quello sulle nuove erogazioni di credito al consumo ha superato la doppia cifra, arrivando al 10,3%, contro il 10,1% del mese precedente, e i tassi di interesse sui nuovi prestiti alle imprese si sono collocati anche in questo caso al 4,52%, contro il 4,30% di marzo.

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Il tutto mentre i prestiti hanno invertito rotta, con una diminuzione dello 0,5% ad aprile rispetto allo stesso mese del 2022 che si confronta con l’aumento dello 0,3% registrato invece a marzo. Se però i prestiti alle famiglie hanno continuato a crescere dell’1,4%, le imprese hanno registrato un netto calo dell’1,9% che ha pesato sulla media.

Alla ricerca di rendimenti per fronteggiare l’inflazione, che i conti in banca non danno più, Bankitalia ha registrato peraltro come i depositi siano diminuiti del 3,4%, mentre la raccolta obbligazionaria sia aumentata di ben il 9,4%, in accelerazione ulteriore rispetto all’8,9% di marzo.

La politica Bce sul caro tassi sta evidentemente dispiegando tutti i suoi effetti. La ferrea volontà di riportare i prezzi ad un livello considerato accettabile per la missione della Banca centrale europea, sta portando ad un aumento dei tassi che già pesa sugli investimenti (come evidenziato da molti analisti in occasione della diffusione dei dati sulla produzione industriale), ma anche sul mercato immobiliare che inevitabilmente vive in gran parte proprio sui mutui.

Se fino a inizio 2022 i prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni veleggiavano su flussi consistenti e tassi poco sopra l’1,1-1,2% con Taeg sull’1,7-1,8%, la situazione si è ribaltata con la fine della politica monetaria espansiva. Mese dopo mese le banche e il mercato hanno aumentato i tassi dei finanziamenti arrivando ora ben oltre il 4%. E già si prefigura un ulteriore possibile aumento.

Giovedì è dato per scontato un rialzo del costo del denaro in Eurolandia dal 3,75% al 4%, a cui seguirà quasi certamente un altro ritocco di 25 punti a luglio. In attesa delle proiezioni sull’effetto dei rialzi sull’economia che incideranno sulla successiva decisione di settembre, Christine Lagarde non potrà però fare a meno di considerare gli ultimi dati sull’andamento del primo trimestre che ha segnato l’entrata dell’Eurozona nella cosiddetta recessione tecnica a seguito di due trimestri consecutivi in calo, trascinata dal risultato negativo della Germania.

Intanto le associazioni dei consumatori hanno fatto i conti del caro tassi. «Considerando l’importo e la durata media di un mutuo, un rialzo dei tassi così consistente significa che, la rata, per chi ha sottoscritto ora un mutuoa tasso variabile, cresce, rispetto a un anno fa, da 595 a 768 euro, con un rincaro – calcola l’Unione nazionale consumatori – pari a 173 euro al mese. Una stangata annua pari a 2.076 euro». Il Codacons denuncia invece come a maggio si sia già superato il 4,6% con punte, in alcuni casi, anche superiori al 7%.

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