Divieto terzo mandato: da sindaci e governatori cresce la richiesta di cancellarlo

Probabilmente utile per i piccoli comuni dove è difficile trovare candidati. Per i grandi comuni e regioni utile assicurare il ricambio dei vertici. Reintrodurre il voto di preferenza.

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Divieto terzo mandato

Da più parti si chiede la cancellazione del divieto di terzo mandato per i vertici elettivi delle amministrazioni locali, sindaci e governatori di regioni, perché, si dice, si priverebbero gli elettori di confermare amministratoriche hanno dato capacità di buona amministrazione.

Uno scenario condivisibile per i buoni amministratori, merce sempre più rara nell’asfittico panorama politico italiano, che si trasforma in una necessità vitale per quelle piccole comunità, spesso disagiate, dove farel’amministratore pubblico più che una carriera personale è una missione sociale, tanto più se accompagnata da molti più oneri e responsabilità che onori, anche economici.

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Se per le piccole comunità l’abolizione del divieto di terzo mandato può essere giustificato, per le realtà più grandi come le città principali e le regioni, dove sussiste un buon bacino cui attingere potenziali candidati, forse varrebbe il caso di mantenerlo, anche per consentire il fisiologico ricambio ai vertici delle istituzioni, anche per evitare l’insorgenza di una sorta di microprincipati dove la gestione della cosa pubblica talvolta scivola sul personalismo e paternalismo.

Poi, nessuno dice di allontanare un sindaco di una grande città o un governatore dalla politica: può sempre fare carriera in un altro comparto amministrativo, all’insegna del cursus honorum, sempre che ne sia in grado di percorrerlo.

Più indispensabile del divieto di terzo mandato è un’altra riforma, legata ad un maggiore coinvolgimento nelle scelte degli eletti da parte dei cittadini, reintroducendo lo strumento della preferenza, cancellandoquell’autentica schifezza che oggi sono le liste bloccate decise a tavolino dai segretari di partito e da piccoli ras locali, dove il criterio che informa tutte le candidature è quella della fedeltà acritica e assoluta al capo e capettodi turno, magari non prima di essere passato da altri servigi.

Ecco, assicurare l’elezione dei cittadini che siano in grado di raccogliere il maggior numero di consensi personali sarebbe sicuramente un passo avanti nel riavvicinare gli elettori alla politica e, probabilmente, a portare nella politica personaggi più preparati, dotati di visione, capacità di programmazione e, soprattutto, di senso critico.

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