Economia italiana in affanno tra inflazione e tasse non pagate

Secondo la Cgia l’effetto dell’inflazione ha ridotto il potere d’acquisto delle famiglie di 4.039 euro che difficilmente saranno recuperati. Sul fronte dei conti pubblici ci sono 1.200 miliardi di tasse e sanzioni non pagate di cui sono realmente incassabili 100 miliardi.

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Economia italiana

L’economia italiana è in affanno, nonostante la crescita del Pil in rallentamento, con l’inflazione che morde il potere d’acquisto delle famiglie con un calo di 4.039 euro secondo i calcoli effettuati dalla Cgia, mentre dall’altro sul fronte dei conti pubblici ci sono 1.200 miliardi di tasse non pagate che pesano sul debito pubblico, di cui solo 100 miliardi saranno effettivamente incassabili. Di fatto, una situazione che mina la capacità di crescita del Paese e che necessità di un forte controllo dei conti pubblici e privati.

Sul fronte delle famiglie, a causa del boom dell’inflazione registrato tra il 2021-2023, pari al +14,2%, la famiglia media italiana ha speso in questi ultimi due anni 4.039 euro in più. Se la spesa annuale delle famiglie in termini correnti nel 2021 ammontava a 21.873 euro, nel 2023 è salita a 25.913 euro (+18,5%). In questo ultimo biennio, secondo i conteggi dell’Ufficio studi della Cgia, l’aumento medio mensile è stato pari a 337 euro.

Una stangata che, ovviamente, ha penalizzato soprattutto le famiglie più fragili economicamente. L’aumento generalizzato dei prezzi, infatti, ha provocato una perdita di potere d’acquisto che non ricordavano da almeno 25 anni. Una situazione che ha penalizzato anche le piccole attività commerciali. Se in questi ultimi due anni le vendite della grande distribuzione hanno tenuto, quelle delle botteghe artigiane e dei negozi di vicinato sono cresciute di poco in termini nominali, ma la contrazione in termini reali è stata preoccupante.

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Rimangono molti dubbi e altrettante incertezze per il 2024 per l’economia italiana specie nel caso che le situazioni di crisi in Medioriente e in Ucraina dovessero precipitare ulteriormente, l’aumento dell’inflazione potrebbe attestarsi ben al di sopra del 2% previsto.

Analizzando nel dettaglio le singole voci di spesa, gli aumenti più importanti avvenuti tra il 2021 e il 2023 hanno interessato i biglietti aerei dei voli internazionali (+106,1%), le bollette dell’energia elettrica (+93,1%), i biglietti dei voli aerei nazionali (+65,4%), le bollette del gas (+62,5%), lo zucchero (+61,7%), il riso (+48,2%), l’olio di oliva (45,5%), il latte conservato (+37,4%) e il burro (+37%)

Sul fronte dei conti pubblici c’è la mina per l’economia italiana dei crediti inesigibili per tasse e sanzioni non pagate che, secondo la comunicazione fatta dall’Agenzia delle entrate, ha superato 1.200 miliardi di euro: al 31 dicembre 2023, il cosiddetto “magazzino della riscossione” è costituito in maggior parte da creditiirrecuperabili“, come ha riconosciuto il direttore Ernesto Maria Ruffini. Solo 101,7 miliardi, meno di un decimo dell’importo, sarebbero effettivamente possibili da riscuotere. Il resto dei 163 milioni di cartelle e avvisi è ritenuto ormai perso.

Più in dettaglio, il 40% dei crediti in magazzino, 483 miliardi, appare irrecuperabile perché è intestato a persone morte, a nullatenenti o imprese chiuse o fallite. Un altro 42% dei crediti, circa 502 miliardi, riguarda soggetti verso i quali l’Agenzia ha già svolto attività di riscossione senza risultati e per circa 100 miliardi l’azione è stata sospesa da provvedimenti giudiziari o altri interventi. 18,8 miliardi riguardano i pagamenti rateali, che rappresentano oltre il 50% degli incassi dell’Agenzia di riscossione. L’ammontare degli insoluti fa capo a 18,9 milioni di persone fisiche, quasi un italiano su tre, e a 3 milioni e mezzo di società, fondazioni ed enti.

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