Retina artificiale: il primo impianto in Italia in una paziente trentina

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A breve inizierà il cammino per consentire una ripresa visiva parziale alla donna cieca dall’età di trent’anni a causa della retinite pigmentosa

retinite pigmentosa chip visione artificialeL’Unità di Oculistica dell’Ospedale San Raffaele di Milano è stata protagonista del primo impianto in Italia di protesi sottoretinica (retina artificiale) in una donna non vedente, un delicatissimo intervento durato 11 ore condotto da un’équipe di specialisti in chirurgia vitreoretinica e oftalmoplastica diretta dal professor Francesco Maria Bandello. 

La paziente, una cinquantenne della Val di Sole in Trentino, sta bene ed è stata dimessa dall’ospedale lo scorso gennaio, è tornata a casa e attende l’accensione del microchip che stimolerà gradualmente la retina, consentendole, se tutto andrà per il meglio, di reimparare a vedere seppure in maniera parziale previsto per fine febbraio. 

La signora è cieca dall’età di 30 anni a causa della retinite pigmentosa e la metodica potrebbe consentirle di recuperare, anche se parzialmente, la vista. Il microchip che è stato impianto alla paziente è denominato Alpha AMS ed è prodotto dalla compagnia tedesca Retina Implant ed è destinato a persone che hanno perso la vista durante l’età adulta a causa di gravi malattie genetiche della retina. Il dispositivo può ripristinare la percezione della luce e delle sagome di alcuni oggetti e/o persone circostanti e si tratta del sistema di visione artificiale in assoluto più evoluto al mondo, che può restituire una visione indipendente da supporti esterni (come telecamere o occhiali).

Il funzionamento si basa sulla sostituzione dei fotorecettori della retina ormai, non più funzionanti, con un fotodiodo, un microscopico apparato elettronico in grado di trasformare la luce in uno stimolo elettrico. Il microchip è stato inserito al di sotto della retina, mentre il circuito di collegamento che lo unisce all’amplificatore del segnale elettrico è stato posizionato dietro all’orecchio, nella regione retroauricolare, sotto la pelle. 

«Ci aspettiamo una stimolazione retinica che gradualmente potrà portare la paziente a reimparare a vedere – afferma il direttore dell’equipe medica, Marco Codenotti -. L’intervento è stato il più complicato che abbia mai eseguito. Ogni passo è fondamentale e delicato e la riuscita dell’intervento può essere compromessa da un momento all’altro». Il centro di Milano è, assieme ad altri due europei, l’unico in grado di intervenire in questo genere di patologie.