Mittelfest 2012, un eccellente Brad Mehldau in concerto

0
428
Brad Mehldau pianoforte 1
Brad Mehldau pianoforte 1Successo per lo spettacolo del trio del jazzista americano a Cividale del Friuli
di Giovanni Greto

In un clima inaspettatamente autunnale, il trio del 42enne pianista americano Brad Mehldau è riuscito a mantenere desta oltre i 90 minuti indicati nel programma, l’attenzione di un pubblico infreddolito. Certo, sarebbe stato più confortevole trovarsi in un piccolo teatro al coperto, o in un confortevole jazz club, per assaporare la bravura, il buon gusto dei musicisti e i diversi timbri degli strumenti. Ma è inutile piangere sul latte versato, anche perché soffrire un po’ ascoltando una buona musica rinvigorisce il corpo e rafforza lo spirito.

Ottimo il brano scelto per iniziare, una rilettura di ‘Hey Joe’, uno dei primi successi di Jimi Hendrix. Mehldau propone un blues/rock a tempo medio, svelando lentamente il tema famoso, deviando in qualche maniera, magari cambiando le armonie, cosicché lo spettatore si chiede se sta davvero ascoltando quel motivo conosciuto. Il leader, dopo un’iniziale esposizione, tende a defilarsi, lasciando il compito della narrazione al contrabbasso mediante lunghi assolo, mentre la batteria inizia con le spazzole, mantenendo il tempo base senza troppi fronzoli, passando alle bacchette una volta che il brano si è sviluppato dinamicamente. Potrebbero durare tantissimo i brani proposti e allora Mehldau quasi si interrompe, opta per finali scarni, evitando accentazioni o accordi ad alto volume, scanditi magari dai piatti o dall’uso dell’archetto per il contrabbasso.

I brani originali iniziano con una lunga introduzione pianistica classico-cameristica, senza forzature o sdolcinatezze, riflettendo, probabilmente, una situazione personale più serena. Grenadier continua ad inanellare assolo, uno più intenso dell’altro, timbricamente deliziosi, mentre Ballard non preme mai per imporre, vista la bravura, un suo assolo. Usa esclusivamente spazzole e bacchette, tranne nell’ultimo brano, ‘Exit Music (for a Film)’ dei Radiohead, in cui compaiono i mallets, le bacchette lignee avvolte nel feltro sulle punte. Alcuni spettatori hanno già abbandonato le gradinate gelide, ma a chi trova la forza di rimanere Mehldau regala un omaggio a Thelonious Monk, particolarmente bluesy, spezzettato, dando alfine spazio alla creatività di Ballard, dapprima attraverso ripetuti breaks, infine lasciandolo protagonista di un lungo, applauditissimo assolo. Le campane del vicino campanile finalmente tacciono, il trio ringrazia e si può tornare a casa oppure commentare davanti ad un bicchiere di buon vino rosso un concerto jazz tra i più interessanti dell’estate italiana.