Alto Adige, varata tra polemiche e contestazioni la nuova legge sulla toponomastica

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COnsiglio provincia bolzano banchi consiglieri 1Soddisfatta la maggioranza Svp-PD. Delusi gli ambienti oltranzisti della destra sudtirolese. Le opposizioni italiane preparano il ricorso alla Corte costituzionale

Dopo una lunga maratona, il Consiglio provinciale di Bolzano ha varato la nuova legge sulla toponomastica, normativa che nei mesi scorsi aveva suscitato numerose polemiche che il voto dell’Aula sopisce solo in parte.

Con 20 voti favorevoli, 12 contrari e 2 astensioni, la legge sulla toponomastica arriva dopo oltre 40 anni di aspre polemiche, ma non convince l’opposizione. Mentre per i toponimi ‘maggiori’ vale il principio di bilinguismo, il reale uso di quelli ‘minori’ italiani (come malghe e cime di montagna) sarà verificato a livello comprensoriale e approvato da un apposito comitato provinciale. Il compromesso è stato raggiunto da Svp e Pd a poche ore dalla votazione finale.

Per il governatore altoatesino Luis Durnwalder si tratta di “un compromesso ragionevole per tutti i gruppi linguistici, che ripara anche se parzialmente un torto storico e che tiene conto dello sviluppo dell’Alto Adige”. Secondo Durnwalder, “la soluzione non è stata facile, le forze politiche si sono trovate a decidere davanti a un bivio: non fare nulla e mantenere lo status quo con i nomi di epoca fascista oppure intervenire con una regolamentazione che tenesse conto della situazione locale attuale”. Dure le critiche dell’opposizione, tedesca e italiana.

Nell’ambito delle dichiarazioni di voto, Andreas Poeder (BuergerUnion) ha annunciato voto contrario, sostenendo la legge manterrà in vigore tutti i toponimi di Tolomei, come dimostra il riferimento all’articolo 8 dello Statuto. Ha quindi chiesto lo svolgimento di un referendum consultivo della popolazione, ma la sua proposta è stata bocciata. Voto contrario è stato espresso anche dai Freiheitlichen “non per mantenere i toponimi fascisti – ha chiarito Pius Leitner – ma perché la soluzione percentuale sarebbe stata più equa”. Eva Klotz (SüdTiroler Freiheit) ha detto che la posizione del suo gruppo è chiara, e riferito un’affermazione del prof. Peter Glatthard contro la scientificità di un bilinguismo totale. Ha aggiunto che si aspetta di vedere cosa diranno i politici Svp sui valori tirolesi in occasione delle celebrazioni nel giorno di Andreas Hofer: “ci sono persone che hanno messo a rischio la propria vita, e oggi la Svp rinuncia a tutto, svendendo la Heimat, dato che 7.800 toponimi di Tolomei rimarranno nel patrimonio toponomastico”, ha sostenuto la consigliera. Alessandro Urzì (Fli) ha osservato che la legge è “debolissima, per via della debolissima contrattazione del Pd, che non ha voluto rappresentare la comunità linguistica italiana” ed ha ricordato che nei consigli comprensoriali, dove i toponimi verranno valutati, i componenti di lingua italiana sono pochissimi, per esempio nel Salto Sciliar 1 su 17, in Val d’isarco 2 su 16. Donato Seppi (Unitalia) ha sostenuto che la colpa di questa “sconfitta” non è di Durnwalder, né di Klotz, né dei Freiheitlichen, ma del Pd e di Minniti. La resa dei conti della sconfitta per gli italiani sarà tra gli italiani, ha detto Seppi, e del comportamento degli assessori italiani e del presidente del Consiglio provinciale Minniti sarà riferito fuori dell’aula. Hans Heiss (Gruppo verde), che si è astenuto, ha definito la legge un compromesso molto difficile, che è stato molto faticoso e accontenta solo pochi, prevedendo inoltre una attuazione molto ardua.

Per il capogruppo Svp, Elmar Pichler Rolle, a 40 anni dal secondo Statuto di autonomia, “finalmente c’è una legge sulla toponomastica”. La soluzione trovata non causa controversie etniche, ha detto Rolle, ma affida la soluzione ad esperti e a un comitato paritetico. Secondo Roberto Bizzo (Pd), la legge “è perfettibile, ma ha un grandissimo pregio: come 40 anni fa la Svp e il centro sinistra si presero la responsabilità di guidare la strada, mentre destra e centrodestra ci misero 40 anni per capire il valore dell’autonomia, anche oggi la destra ha perso l’occasione per chiudere i conti con il proprio passato”. Maurizio Vezzali (PdL – Berlusconi per l’alto Adige) ha sostenuto che la legge lascia aperte diverse finestre, lasciando a chi la applicherà in concreto di decidere se agire con senso di responsabilità o meno: “le leggi dovrebbero essere invece dei vincoli per chi dovrà operare”. Christian Tommasini (Pd, vice presidente della Giunta) ha sostenuto che di toponomastica si è discusso per decenni e oggi finalmente si arriva a fissare un punto: questa legge “disinnescherà un tema che ha inquinato per anni i pozzi dei rapporti tra gruppi linguistici”.

Per Mauro Minniti (PdL) la legge mortifica la comunità italiana, in quanto non garantisce la tutela della toponomastica italiana, mettendone a rischio cultura e radici.

Ancora calda di approvazione, per la legge si preannuncia con tutta probabilità un ricorso alla Corte Costituzionale: esponenti della destra italiana all’opposizione dell’attuale maggioranza Svp-Pd stanno valutando i profili che contrastano con lo Statuto d’autonomia e la Costituzione vigente.