Anche Telethon cade nelle logiche della delocalizzazione

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telethon logo 1Una brutta sorpresa e l’amara denuncia di un artigiano padovano che si è visto preferire una fornitura “Made in Cina” a quella italiana

La globalizzazione e la ricerca del minor prezzo colpisce anche la solidarietà e la ricerca benefica: un artigiano padovano, tradizionale fornitore di oggettistica per Telethon si è visto tagliato fuori da una fornitura, scavalcato dalla maggiore competitività dei prodotti cinesi. “Nemmeno la ricerca e la solidarietà sembra abbiano più bisogno dei prodotti italiani. Telethon, la nota Onlus organizzatrice della manifestazione ‘30 ore per la vita’, che dal 1990 insieme a milioni di italiani ha lanciato la sfida alla distrofia muscolare e alle altre malattie genetiche, ha infatti comunicato ai fornitori che quest’anno intende acquistare gadgets, pettorali in TNT e altri prodotti, da aziende cinesi”. E’ questa la denuncia di Cristian Fortin, titolare dell’impresa artigiana “Nova Shopper” di Pernumia in provincia di Padova, specializzata in produzioni 100% “Made in Italy” di borse ed articoli in stoffa pubblicitari.

“Da alcuni anni, poco prima della pausa per le ferie estive – racconta Fortin – la Telethon Onlus, attraverso una sua agenzia romana di marketing ci ordinava un quantitativo di pettorali in TNT con il proprio logo da utilizzare nel corso delle varie manifestazioni ed iniziative di raccolta fondi. In particolare quest’anno la nostra offerta riguardava 6.800 pettorali, per un totale di circa euro 6.000 + iva. Ad inizio agosto la sorpresa: chiamata l’agenzia per avere notizie sull’ordine sono stato informato che Telethon ha optato per un prodotto cinese”.

Per Fortin l’annuncio è stato “una brutta sorpresa e un rammarico. Già non comprendo la logica della delocalizzazione che impoverisce il territorio e tanti onesti lavoratori italiani per arricchire pochi imprenditori senza scrupoli, ma che questa pratica sia adottata pure da un’organizzazione benefica che, giustamente, si preoccupava di avere da noi fornitori tutte le certificazioni del caso (Durc, etc), non lo accetto. Telethon, che nel corso del programma ‘30 ore per la Vita’ chiede a noi italiani un’offerta per aiutare la ricerca (italiana), non può permettersi di utilizzare materiale cinese senza certificazioni e che rischia di essere stato prodotto a dispetto delle più elementari regole sul lavoro e sull’ambiente”. Fortin allarga l’orizzonte della sua denuncia: “a maggior ragione in questo periodo di profonda crisi è davvero preoccupante che una onlus non si premuri di ordinare prodotti italiani, fatti da imprese locali, che pagano le tasse e che rispettano le leggi dello Stato. Penso che, richiamandomi ai cartelli che vengono messi nei laboratori di ricerca finanziati dal progetto Telethon, d’ora in poi metterò in bella vista nel mio capannone un cartellone con la scritta: ‘Questo laboratorio artigiano NON usufruisce più di finanziamenti Telethon’”. Già, una conclusione amara per il lavoro e l’impresa italiana e nordestina in particolare.