Trentino, eccessivi i costi immobiliari della cultura

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TrentinoNeve2004 Piazza mart rovereto 1Leonardi: “tra investimenti e costi di gestione la spesa negli ultimi 10 anni è stata di quasi 250 milioni di euro. Troppo”

Nel corso dell’ultimo decennio, la provincia di Trento ha largheggiato nella spesa per la cultura, soprattutto per gli investimenti e la gestione di alcuni musei simbolo, che per alcuni più che simbolo della cultura sono emblema dello spreco di denaro pubblico all’insegna dell’autonomia nelle spese facili. Se n’è accorto anche il capogruppo del Pdl in Consiglio provinciale di Trento, Giorgio Leonardi, il quale ha raccolto la risposta della Giunta provinciale di Trento ad alcune interrogazioni, traendone un quadro assai poco lusinghiero, che getta una preoccupante ombra per il futuro, specie per i rilevantissimi costi di gestione ricorrenti a fronte di visitatori paganti in calo.

La grandeur della provincia di Trento è iniziata agli inizi del nuovo millennio, quando si decise di realizzare la nuova sede del Mart, il Museo d’arte moderna di Rovereto e Trento. Fu scelta una localizzazione che si è rivelata inadatta, scavando il piede di una collina che poi ha creato il dissesto delle case che vi erano edificate, con la conseguenza di realizzare notevoli lavori di consolidamento della collina stessa per evitare ulteriori franamenti. Inaugurato il 15 dicembre 2002 dopo lavori costati oltre 50 milioni di euro, il Mart non è mai riuscito a decollare completamente, con visitatori stazionari e tendenzialmente in calo, specie nel 2012. “Se poi si pensa che nei suoi primi dieci anni di vita il Mart è costato, tra spese di manutenzione e investimenti, la bellezza di 88 milioni di euro è semplice pensare che si è realizzata una bella ma colossale cattedrale nel deserto – dice Leonardi – che non si è pensato affatto a valorizzare nelle giuste modalità. Nei piani, il Mart doveva fungere da volano per la crescita turistica della città di Rovereto, ma così non è stato e ora i contribuenti ne pagano le conseguenze con spese di gestione annuali esorbitanti”.

Muse trento 1Il Mart non è destinato a rimanere a lungo un caso isolato. In Provincia la mania del gigantismo è tuttora molto viva, tant’è che si è pensato bene di bissare il “successo” del Mart di Rovereto realizzando a Trento il Muse, il nuovo Museo delle scienze all’interno del recupero urbanistico dell’area industriale ex Michelin. Una struttura griffata (se per il Mart il progettista è stato l’archistar ticinese Mario Botta, per il Muse la “firma” è quella di Renzo Piano), costata fino ad oggi la bellezza di 70 milioni di euro per la costruzione dell’edificio e dell’avveniristica serra, cui se ne aggiungeranno altri 6 ogni anno per gli oneri di gestione. “Un’altra spesa pazza – tuona Leonardi – del tutto ingiustificata che, stante i risultati del Mart di Rovereto, è facile prevedere che si trasformerà in un altro buco nero per i contribuenti trentini”. L’esponente azzurro pone l’accento anche su un altro aspetto: “il Muse è solo una parte dello scandalo dell’ex Michelin il cui protagonista è stato in varie stagioni colui che oggi si candida ad essere il palafreniere locale di Monti. Lorenzo Dellai, prima da sindaco, poi da presidente della giunta provinciale di Trento ha fatto di tutto per togliere ogni forma di rischio imprenditoriale alla cordata che ha investito nel recupero urbanistico dell’ex Michelin. A fronte di una spesa dei privati di circa 20 milioni di euro per l’acquisto dei 15 ettari di fabbrica dismessa, nel corso degli ultimi anni gli enti pubblici hanno speso la bellezza di 108 milioni di euro per acquistare ‘chiavi in mano’ prima il Muse e da ultimo il nuovo centro congressi. Davvero troppo per degli enti pubblici che, quando dovevano decidere se far scattare la prelazione sull’area in vendita, affermavano di non avere i soldi necessari. Soldi che poi sono stati trovati e spesi, ben cinque volte tanto, per acquistare dai privati. Davvero un modo esemplare di fare affari con il denaro pubblico” conclude amaro Leonardi, secondo il quale “le maggioranze di centro sinistra che hanno governato il comune e la provincia di Trento hanno avuto più cuore e occhio per l’affarismo che per la buona gestione trasparente della cosa pubblica. Non voglio pensare cosa si sarebbe potuto fare e risparmiare se sull’ex Michelin la regia fosse stata interamente pubblica”.