I costi per il Paese derivanti dalla mancanza di un governo: danno da 23 miliardi di euro

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tasse locali calcolatore 1La stima della Cgia di Mestre. Ad inizio estate, la situazione più critica, con il rischio usura alle porte. Intanto, Equitalia rialza del 15% gli interessi sui ritardati pagamenti delle cartelle esattoriali

Se nelle prossime settimane i partiti politici non troveranno un’intesa in grado di garantire la nascita di un nuovo esecutivo che affronti da subito alcune stringenti priorità di carattere economico e fiscale, il costo per le famiglie e le imprese sarà, per l’anno in corso, di almeno 23 miliardi di euro secondo una valutazione effettuata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre.

“In campagna elettorale – afferma il segretario degli artigiani mestrini Giuseppe Bortolussi – tutti i principali leader politici erano d’accordo nell’evitare l’aumento di un punto percentuale dell’Iva previsto nel prossimo mese di luglio, nel rivedere la nuova tassa sull’asporto rifiuti che s’inizierà a pagare verso la metà di quest’anno, nel sbloccare una parte dei pagamenti dello Stato verso le imprese, nel tagliare l’Irap ed il costo del lavoro e nell’abolire/ridurre l’Imu sulla prima casa. Ebbene, se non si troverà un’intesa politica che permetta la nascita di un nuovo esecutivo in grado di evitare o ridurre le tasse già programmate e di sbloccare alcuni pagamenti, cambiando completamente rotta rispetto alle politiche attuate in questo ultimo anno e mezzo, il danno economico che graverà su famiglie ed imprese sarà di almeno 23 miliardi”. Una puntale testimonianza di come Mario Monti abbia fallito su tutta linea la sua politica di governo, ora testimoniata anche dal nuovo taglio del rating operato da Fitch che avrà pesanti conseguenze sul costo del denaro e sull’accesso al credito da parte di aziende e dello stesso Stato: con un rating del sistema Paese ormai privo di “A”, a molti fondi pensione e d’investimento internazionale sarà precluso l’acquisto di titoli italiani.

Giuseppe bortolussi in piedi 1Tornando ai costi del mancato governo del Paese, se non si riuscirà ad evitare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% previsto dal primo luglio, i consumatori subiranno un aggravio d’imposta per l’anno in corso di 2 miliardi di euro (su base annua, l’aumento di un punto di Iva costa ai consumatori 4 miliardi di euro circa). Questo comporterà anche l’incremento del costo della vita, dell’inflazione e, molto probabilmente, un ulteriore calo del Pil, complice il fatto che caleranno i consumi, specie quelli dei beni durevoli già fortemente penalizzati (si veda, ad esempio, il comparto degli elettrodomestici o dell’automobile). Non solo: se non si ritoccherà l’impianto della Tares (nuova imposta sull’asporto rifiuti), dal prossimo mese di luglio le famiglie e le imprese pagheranno quest’anno 2 miliardi di euro in più rispetto al 2012. A questi vanno aggiunti i mancati pagamenti da parte dello Stato: su uno stock di 80/90 miliardi di euro nei confronti delle imprese private, l’impegno assunto per il 2013 è di sbloccarne almeno 10. Se non si ridurrà ulteriormente l’Irap e il costo del lavoro, oltre a quanto già fatto timidamente dal Governo Monti, le imprese ed i lavoratori non si gioveranno di un necessario sconto fiscale pari ad un importo stimabile in 5,5 miliardi di euro. La mancata abolizione/riduzione dell’Imu sulla prima casa non consentirà alle famiglie italiane di risparmiare almeno 3,5 miliardi di euro.

Nel caso non si riuscisse a formare in tempi brevi un nuovo esecutivo, la situazione più critica, segnala la Cgia, esploderà all’inizio dell’estate: a metà giugno è previsto il pagamento della prima rata dell’Imu, mentre ad inizio luglio si dovrà pagare la prima maxi rata della Tares e subire l’aumento di un punto percentuale dell’Iva. A questi s’aggiunge la sconsiderata decisione di Equitalia di ritoccare verso l’alto del 15% i tassi d’interesse sulle cartelle esattoriali pagate in ritardo, portandolo dal 4,5504% al 5,2233%. “Gli uomini di Attilio Befera paiono avere perso ogni contatto residuo con la realtà. Altrimenti – tuona il senatore Sergio Divina – non si riuscirebbe a giustificare il fatto che, in piena crisi economica e con i tassi d’interesse della Banca Centrale Europea da tempo fermi allo 0,75% (per altro confermati da Draghi giusto ieri), Equitalia abbia incrementato così fortemente i tassi, cui s’aggiungono i già cari aggi di riscossione dell’8%”

Tornando al peso del mancato governo del Paese, per Bortolussi “se si considera che tra giugno e luglio è prevista anche l’autoliquidazione Irpef – che tra il saldo 2012 e l’acconto 2013 costerà ai contribuenti italiani 8,5 miliardi di euro circa – non è da escludere che molte persone si troveranno in seria difficoltà ad onorare queste scadenze. Se si tiene conto che i livelli di credito erogati alle famiglie e alle imprese sono quasi sicuramente destinate a diminuire ancora, è probabile che da questa situazione se ne avvantaggeranno solo gli usurai”.