Rabbia silvestre, il Trentino è zona indenne

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Rabbia volpi-volantino copia 1
Rabbia volpi-volantino copia 1Sospeso dalla Giunta provinciale il piano di vaccinazione antirabbica per le volpi; non sono più obbligatorie le vaccinazioni per i cani

Il Trentino è nuovamente zona indenne dalla rabbia: la Giunta provinciale ha preso atto che la bontà delle attività condotte fra il 2010 e il 2012 con i piani di emergenza per la vaccinazione antirabbica per via orale delle volpi hanno portato all’eradicazione della malattia. A due anni dall’ultimo caso di rabbia accertato non sussiste più l’obbligo di vaccinazione per cani, gatti e furetti al seguito di persone dirette anche temporaneamente nel territorio della provincia di Trento, nonché di cani di proprietà di residenti ed animali condotti in alpeggio. L’esecutivo ha comunque deciso, vista la situazione a rischio presente nei paesi balcanici, di mantenere un efficace piano di sorveglianza passiva per escludere la circolazione del virus della rabbia sul territorio provinciale anche in futuro.

Il piano di sorveglianza passiva, teso ad escludere la circolazione del virus della rabbia sul territorio provinciale, prevede la raccolta da parte del personale addestrato delle carcasse di volpi e di mustelidi (faine, tassi, martore, ecc.) rinvenute sul territorio provinciale e il loro invio, per le necessarie analisi, al laboratorio della sezione di Trento dell’Istituto Zooprofilattco sperimentale delle Venezie. L’Azienda provinciale per i servizi sanitari garantirà, con la collaborazione del personale individuato dal Dipartimento territorio ambiente e foreste, lo svolgimento coordinato di queste attività individuando le modalità più opportune e idonee. L’Azienda Sanitaria è tenuta ad inviare una relazione semestrale al competente Servizio politiche sanitarie e per la non autosufficienza, nella quale saranno riportati i risultati delle analisi condotte e sarà valutata la sufficiente copertura territoriale del monitoraggio messo in atto.

Nel mese di ottobre 2008, a distanza di 13 anni dall’ultimo focolaio, il Centro di referenza nazionale per la rabbia dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale delle Venezie ha segnalato la positività per rabbia in due volpi provenienti dalla provincia di Udine, delle quali una aveva morso una persona del luogo. Questo evento ha portato a riconsiderare la necessità di riprendere l’attività di vaccinazione orale delle volpi. Successivamente, si sono verificati nuovi casi di rabbia silvestre, pertanto, la regione Friuli Venezia Giulia ha disposto un secondo intervento vaccinale straordinario e quindi un terzo nel mese di settembre 2009 ampliando ulteriormente l’area di vaccinazione. Nonostante questi primi tre interventi, l’epizoozia rabida si è estesa ad aree non vaccinate a sud ovest del territorio regionale. Dall’ottobre 2008 sono stati 41 i casi di rabbia diagnosticati nella regione Friuli Venezia Giulia (37 volpi, 2 tassi, 1 capriolo, 1 cane). Nel novembre 2009 si è poi registrato, in provincia di Belluno, una positività alla rabbia di un cane di proprietà non vaccinato, a cui sono seguiti altri sei casi.

In Trentino si è dato corso, nel dicembre 2009, al primo “Piano di emergenza di vaccinazione antirabbica per via orale delle volpi”. Le esche vaccinali sono state distribuite con mezzi aerei (n. 20-30 esche per kmq) e poi anche manualmente come intervento di completamento. Alle attività di vaccinazione orale è seguito il monitoraggio post vaccinazione con prelievo attivo delle volpi ed analisi di laboratorio per rilevare la presenza di tetraciclina nell’osso mandibolare (marker per l’assunzione) e per verificare l’efficacia della vaccinazione. Ulteriori campagne di vaccinazione di emergenza sono state condotte nei periodi aprile 2010 – giugno 2010 e agosto 2010 – settembre 2010, a cui sono seguite due campagne ordinarie condotte nel corso degli anni 2011 e 2012 (primaverili e autunnali).

Le attività di vaccinazione hanno interessato complessivamente circa 30.000 kmq, comprendenti anche il territorio della provincia di Bolzano, parte della regione del Veneto e parte della regione Friuli Venezia Giulia. Al fine di monitorare adeguatamente tali attività l’Istituto Zooprofilattico delle Venezia, che ha coordinato in sintonia con il Ministero della Salute e le Autorità locali gli aspetti organizzativi e gestionali della crisi, ha tracciato le mappe di distribuzione e le linee di volo per consentire una omogenea distribuzione delle esche vaccinali. Sistemi satellitari di rilevamento hanno poi permesso di registrare i singoli lanci per poi verificare l’effettiva copertura vaccinale sul territorio.