Dal 31 dicembre prossimo, rivoluzione nella gestione del territorio della regione del Veneto

0
362
Ciambetti: “decollano le gestioni associate tra 281 comuni. Gli attuali 11 livelli di governo saranno ridotti a 4”

Ripensare il territorio regionale secondo una logica di semplificazione dei livelli di governance e d’incremento dell’efficacia e dell’efficienza dell’azione amministrativa. Queste le coordinate principali del Piano di riordino territoriale approvato dalla Giunta regionale del Veneto, su proposta dell’assessore al bilancio e agli enti locali, Roberto Ciambetti.

“Il Piano di riordino territoriale approvato oggi – spiega Ciambetti – è uno dei punti cardine della legge regionale n. 18 del 2012, con la quale abbiamo dato avvio a un complesso ripensamento della geografia amministrativa degli Enti locali. La frammentazione territoriale in comuni ‘polvere’, infatti, non consente di soddisfare le esigenze primarie della cittadinanza e non è più sostenibile sotto il profilo economico. Ma un cambiamento tanto importante non si realizza seguendo esclusivamente logiche di risparmio di spesa e imponendo obblighi di gestione associata: è un processo che non si impone, ma si realizza attraverso la condivisione e nel rispetto dei soggetti coinvolti, Comuni e cittadini in primis”.

Secondo Ciambetti “obiettivo della Legge regionale n. 18/2012 è assicurare un più efficiente esercizio delle funzioni e dei servizi comunali e tale norma, pur prendendo le mosse dagli obblighi di gestione associata imposti dal legislatore statale, mira a raggiungere traguardi di più grande respiro: non solo gestioni associate ma anche efficienti, per dare risposte concrete ai bisogni di amministratori e amministrati. ‘Riordinare’ il territorio significa ripensare la geografia politica e amministrativa del Veneto, riducendo i livelli di governance e favorendo la costituzione di Unioni di Comuni, la sottoscrizione di convenzioni e, in quei territori nei quali già vi era una sensibilità a riguardo, le fusioni dei comuni”.

In base alla normativa nazionale, dal prossimo 31 dicembre ben 281 comuni veneti dovranno gestire in forma associata le funzioni fondamentali (gli obblighi normativi di gestione associata incombono sui comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, 3.000 in area montana) e il Piano di riordino introduce una serie di linee guida e di incentivi economici per avviare questo processo. Sono individuati criteri come il rispetto dell’ambito provinciale e la contiguità territoriale, ma soprattutto si stabilisce che, nell’arco di un triennio, gli attuali 11 livelli di governo locale, (comuni, province, Ipa, distretti socio sanitari, distretti di polizia locale, aziende Ulss, ecc.), dovranno ridursi ad un massimo di quattro. “Il Piano – precisa Ciambetti – pone le basi per attuare la semplificazione degli ambiti di governo del territorio, al fine di coniugare i risparmi di spesa con una gestione efficace dei servizi comunali e delle funzioni fondamentali: non solo efficienza, dunque, ma soprattutto efficacia”.

La dimensione ottimale indicata per le forme associate è quella corrispondente all’area geografica delle Unità locali socio sanitarie, essendo ambiti operativi già esistenti e riconosciuti. L’unione dei comuni viene considerata forma di gestione associata prioritaria: un vero e proprio ente locale, capace di garantire una gestione stabile delle funzioni fondamentali. Non si pongono limiti alle convenzioni, ma si favoriscono le Unioni attraverso una diversa incentivazione economica. Capitolo importante del Piano è quello degli incentivi economici per i comuni che avviano forme di gestione associate, sia per i comuni a ciò obbligati sia per quelli che scelgono liberamente questa soluzione. Sono individuati i destinatari e la tipologia dei contributi, le condizioni generali e i requisiti, i criteri di assegnazione, privilegiando le fusioni e le Unioni di comuni.

Infine, sarà istituito un registro regionale delle forme di gestione associata la cui funzione sarà quella di assicurare un costante monitoraggio delle realtà locali, fornendo, nel contempo, una sorta di “certificazione” di quelle che soddisfano i criteri e condizioni individuati dal Piano di riordino territoriale.