Vicenza, nei pagamenti la Provincia è virtuosa

0
376
Attilio-Schneck-presidente-Autoserenissima-A31-A4-provincia-Vicenza-ilnordest
Attilio-Schneck-presidente-Autoserenissima-A31-A4-provincia-Vicenza-ilnordestSchneck: “stiamo pagando i fornitori quasi in tempo reale, se non fosse per quei pochi che non hanno consegnato tuta la documentazione necessaria alla liquidazione”

La provincia di Vicenza si dimostra essere un ente virtuoso nella gestione dei pagamenti alle aziende. “Nell’ultima settimana di giugno abbiamo provveduto a saldare le fatture alle imprese. Saremmo al 100% se non fosse per un 4% di imprese che deve ancora presentarci i documenti obbligatori della regolarità contributiva, ma i soldi sono accantonati a loro disposizione” ha dichiarato il commissario straordinario Attilio Schneck che ha sfruttato con celerità la finestra aperta dalla legge 35/13, il cosiddetto decreto pagamenti. Una ventata di aria fresca nell’afa di una crisi resa stagnante dall’avvicinarsi delle ferie.

Secondo Schneck “la filosofia che ci ha ispirato fin dall’inizio, prima ancora che il decreto ‘Salva Italia’ ridisegnasse l’architettura delle realtà amministrative locali, è stata quella di coniugare l’efficienza con il rispetto. Di fronte alle domande che nascevano e nascono dal territorio, abbiamo sempre risposto con la politica del fare, dei cantieri. E poi del dare, perché il lavoro, e l’occupazione, passano anche attraverso la serietà di chi lo commissiona e poi lo paga”.

Parole che diventano ancora più significative considerando che la somma in sospeso era tra le più basse d’Italia, poco più di 700.000 euro. Non di certo perché la provincia di Vicenza ha investito poco, ma al contrario perché ha sempre pagato con puntualità la maggior parte dei debiti contratti con i fornitori d’opera, tenendo anche conto che si tratta perlopiù di aziende locali.

Riguardo alla tipologia dei pagamenti, oltre la metà, ovvero 486.000 euro, hanno riguardato la viabilità, 174.000 euro l’edilizia e gli adempimenti normativi, 9.000 euro i trasporti. Mancano all’appello 31.000 euro di edilizia scolastica, che corrispondono a quel 4% non ancora saldato per ritardi non dovuti all’amministrazione. “Concordo – conclude Schneck – con quanto dichiarato dal presidente dell’Upi Antonio Saitta riguardo ai benefici immediati di questo decreto, grazie al quale le imprese si sono rimesse in moto, ma proprio per questo motivo ci tengo a ricordare che la provincia di Vicenza ha sempre provveduto ad onorare impegni e obblighi di legge, consapevole che bloccare i pagamenti significa, a cascata, mettere in ginocchio impresari, lavoratori e famiglie, cosa che abbiamo sempre combattuto, anche a costo di aggirare il Patto di Stabilità”.  

Schenck ha allargato la riflessione anche all’operato della Provincia in altri comparti, ad iniziare dalle procedure di Via (Valutazione Impatto Ambientale), dando ragioen al presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: “Due anni per una Valutazione di Impatto Ambientale? Ha ragione Squinzi, in Italia c’è qualcosa che non va. Ma noi a Vicenza siamo abituati a rispettare i tempi e ci bastano 6 mesi per rilasciare questo tipo di parere ambientale”.

All’assemblea di Confindustria a Parma Squinzi si lamentava delle lungaggini italiane, di una burocrazia che uccide le imprese, di otto anni di attesa per l’autorizzazione all’ampliamento di un proprio stabilimento. Mentre in Canton Ticino, piuttosto che in Carinzia o in Slovenia bastano 60 giorni per una Via. “E’ un problema che conosciamo bene – afferma Schneck – e che è tutto italiano, frutto della moltiplicazione degli enti, di competenze suddivise fra più organismi, di carte chi girano un numero indefinito di uffici. Così non si può andare avanti, servono procedure più semplici e competenze chiare”. Serve una rivoluzione culturale della pubblica amministrazione che in questi anni il Commissario, ex Presidente, ha cercato di attuare.
Ne sono esempio i 6 mesi necessari al rilascio di una Via. Tanto quanto stabilisce la normativa, un tempo necessario per effettuare sopralluoghi, redigere l’istruttoria, incontrare la comunità interessata al progetto. Insomma, tutte quelle attività che garantiscono trasparenza e correttezza della pratica. A cui si aggiungono, se serve, i tempi delle integrazioni nel caso il progetto non sia completo. “Siamo comunque ben lontani dai due anni della media nazionale – spiega Schneck – periodo durante il quale un’azienda ha tutto il diritto di stancarsi, perché possono cambiare i presupposti dell’investimento, può variare la risposta del mercato. Insomma, due anni per un imprenditore sono un’eternità. Dobbiamo abbattere la burocrazia prima che sia lei ad abbattere i nostri imprenditori – conclude Schneck- Altrimenti possiamo dire addio alla ripresa economica”.