Veneto, la regione vara il piano di riassetto territoriale dei comuni

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Veneto-riassetto-comuni-roberto-ciambetti-luca-zaia-maurizio-gasparin-ilnordestZaia: “un cambiamento storico con il quale il Veneto è ancora una volta all’avanguardia in Italia”

“Il futuro istituzionale e amministrativo passa inevitabilmente attraverso processi come quello che noi abbiamo avviato e che rappresentano un modello per tutte le altre Regioni. Anche in questa riforma epocale siamo i primi in Italia”. Con grande soddisfazione il presidente della regione del Veneto, Luca Zaia, ha illustrato a Palazzo Balbi a Venezia, insieme all’assessore al bilancio e agli enti locali, Roberto Ciambetti, il piano di riordino territoriale approvato definitivamente dalla Giunta nella sua ultima seduta, con il quale si dettano le linee guida ai Comuni che obbligatoriamente, dal 1 gennaio 2014, dovranno gestire in forma associata le funzioni fondamentali.

“Non dobbiamo pensare alle istituzioni come qualcosa di immutabile e mummificato – ha aggiunto Zaia –, soprattutto quando, ed è il caso dell’Italia, appare evidente la necessità di modernizzare il sistema amministrativo, non solo per ottenere delle economie di spesa, ma anche per garantire una maggior efficienza dei servizi ai cittadini. Noi questa operazione innovativa l’abbiamo avviata con convinzione e io credo che se il Veneto, gradualmente, dagli attuali 581 comuni arriverà ad averne non più di 150, prestando attenzione alla salvaguardia della dimensione identitaria di ogni comunità, avrà raggiunto un risultato straordinario che farà risparmiare almeno 1 miliardo di euro di spesa pubblica”.

A Zaia ha fatto eco l’assessore Ciambetti: “è una delle iniziative più importanti di questa legislatura regionale, che coinvolge gran parte dei soggetti istituzionali e amministrativi del Veneto, alla quale stiamo lavorando già dal 2010, seguendo, al di là degli obblighi di legge, il criterio della concertazione più ampia possibile. E’ che la strada sia quella giusta è confermato dai numeri: se su 281 comuni veneti obbligati a gestire in forma associata le funzioni fondamentali, ben 173 hanno già avanzato una proposta e se altri 57 comuni, pur non essendo obbligati, hanno comunque individuato un percorso di aggregazione, significa che quella che possiamo definire con un ossimoro una ‘rivoluzione governata’, parte realmente dal basso, è un’esigenza percepita fortemente e diffusamente nel territorio e non è un’imposizione calata dall’alto”.

Il nuovo assetto che verrà presto a determinarsi attraverso l’attuazione del piano, non interessa solo i comuni ma tutti gli enti di gestione del territorio, prevedendo una riduzione dei livelli di governo che dovrebbero passare dagli attuali 11 a soli 4, in una logica di riordino e razionalizzazione complessiva, che determinerà di fatto una nuova geografia politico – amministrativa del Veneto. Due le parole d’ordine che emergono dal piano: unioni e fusioni. “Le unioni, comprese quelle montane – ha spiegato Ciambetti –, si realizzano più agevolmente e, insieme alle convenzioni che sono un’altra forma agile di gestione associata, rappresentano sicuramente la scelta ottimale per i comuni che debbono rispettare il termine ravvicinato del prossimo 31 dicembre fissato dalla normativa statale. Ma nel medio e lungo periodo, soprattutto le realtà più piccole, è alla fusioni che dovranno puntare, per far fronte in modo strutturale al drastico taglio dei trasferimenti e garantire ai propri cittadini l’erogazione dei servizi essenziali”.

Ciambetti ha evidenziato che nel 2013 la Regione ha impegnato a bilancio, a favore delle forme di gestione associata, 1.850.000 euro, somma che, con il riparto statale previsto per il prossimo mese di settembre, dovrebbe ammontare complessivamente a circa 4 milioni di euro, “con i quali – ha precisato – andremo a premiare solo chi deciderà di seguire virtuosi percorsi di aggregazione: abbiamo scelto, cioè, la strada di incentivare rispetto a quella di obbligare”.

Le forme di gestione associata dovranno avere una dimensione demografica minima, diversa in relazione alla macro area geografica di riferimento: in area montana e parzialmente montana, la dimensione minima delle gestioni associate è fissata in 5.000 abitanti; in quella ad elevata urbanizzazione, almeno 20.000 abitanti; nell’area del cosiddetto basso Veneto, 8.000, abitanti; nel Veneto centrale la soglia minima associativa è fissata in 10.000 abitanti.

“Per giungere a una proposta condivisa è stato percorso un complesso iter che ha coinvolto tutti gli attori istituzionali – ha aggiunto Ciambetti –. Ci siamo avvalsi di un apposito gruppo di lavoro composto dai rappresentanti di Anci, Uncem, Upi, e, al fine di assicurare una sinergia tra la nostra azione e quella dello Stato, abbiamo costituito a luglio un Tavolo di Concertazione con le Prefetture del Veneto, al quale partecipano anche le rappresentanze degli Enti locali. A questi ultimi, la Regione continuerà, come sempre fatto sino a oggi, a fornire consulenza tecnica e giuridica, oltre a iniziative di formazione”.