Restaurata la Chiesetta del Doge all’interno di Palazzo Ducale a Venezia

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palazzetto bru zane concerto
palazzetto bru zane concertoLa Fondazione Musei Civici ha riportato allo splendore originale lo spazio al terzo piano del palazzo
di Giovanni Greto

C’è sempre qualche cosa da scoprire all’interno di palazzo Ducale, il monumento più noto e visitato di Venezia. Grazie al finanziamento messo a disposizione dal comitato italiano, nell’ambito del programma congiunto Unesco – Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia – la Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE) ha potuto portare a compimento, dopo anni di lavori, il restauro della chiesetta del Doge.

Nella Cappella situata al terzo piano del Palazzo, dietro le sale del Collegio e del Senato, sono stati riportati al loro originale splendore l’altare, opera di Vincenzo Scamozzi, preziosamente decorato da marmi policromi, caratterizzato da un abside pensile e da due piccole finestre interne, le quali danno luce al gruppo scultoreo in marmo di Jacopo Sansovino raffigurante la “Madonna con il bambino e quattro angeli”, una delle sue ultime opere, databile 1536/37. Inoltre è stato ammodernato l’impianto d’illuminazione, ripristinando le torciere originarie in legno policromo, in previsione della riapertura al pubblico di questa parte del palazzo nella prossima primavera. Il nuovo tour potrebbe intitolarsi “I tesori del doge”, secondo quanto affermato da Gabriella Belli, direttore del MUVE, durante la conferenza di presentazione.

Originariamente, la Cappella del Serenissimo Principe si trovava al secondo piano. Il 14 settembre 1483 un terribile incendio che devastò l’ala orientale dell’edificio, indusse, nel corso dei lavori di ripristino, alla decisione di trasportarla al terzo piano. La situazione attuale non rispetta l’ordine primitivo degli ambienti che si mostrava invertito: la chiesetta, infatti, si affacciava sul rio di Palazzo, mentre all’odierno spazio sacro, raggiungibile dall’appartamento dogale tramite una scala interna, corrispondeva un’anticamera nota, a partire dal 1525, con il nome di ‘Sala delle teste’, essendovi esposte le sculture antiche legate alla repubblica dal cardinale Domenico Grimani (oggi le si possono ammirare nel restaurato palazzo Grimani, prossimo al campo S. Maria Formosa). Il 31 gennaio 1586, il Collegio decise di trasportare la chiesetta nella sala delle teste, allo scopo di ricavare nella stanza lasciata libera e in un ambiente limitrofo l’Archivio segreto del Senato. Tolte le sculture antiche, la nuova Cappella venne sistemata su progetto di Vincenzo Scamozzi durante il dogado di Antonio Cicogna (1585-1595), di cui si può ammirare lo stemma di famiglia. Le pareti della chiesetta furono abbellite con una tavola di Vincenzo Catena, “la Madonna con il bambino tra S. Marco, S. Giovanni Battista e il doge Leonardo Loredan in adorazione” (post 1501-1510) – poi sostituita dall’ “Ecce Homo” (1526 circa) di Quentin Metsys, entrambe tuttora custodite a palazzo Ducale -; con un “Cristo al limbo” e una “Sommersione di Faraone” (1510 circa), di Andrea Previtali, entrambe alle Gallerie dell’Accademia e, infine, con la “Cena in Emmaus” (1530 circa), un capolavoro di Tiziano oggi in deposito presso la Walker Art Gallery di Liverpool. Nell’antichiesetta si poteva ammirare una “Resurrezione di Cristo” di Jacopo Tintoretto, oggi perduta. Nella seconda metà del Settecento, i senatori vollero rinnovare le decorazioni della chiesetta, facendola affrescare tra il 1766 e il 1767 dai pittori quadraturisti Girolamo e Agostino Mengozzi Colonna, padre e figlio, e dal maestro figurista Jacopo Guarana. Dopo la caduta della Repubblica, la chiesetta e l’antichiesetta persero le loro originali funzioni, tanto da essere occupate, in epoca austriaca, dagli uffici del tribunale generale di Appello. Nel 1823, allorché l’imperatore Francesco I adibì palazzo Ducale unicamente a “sede politica delle scienze, lettere e belle arti”, assunsero una destinazione museale ed espositiva, definitivamente confermata al chiudersi del secolo. Grazie ad un ulteriore contributo finanziario per una ricerca storica sulla Cappella, si è potuto pubblicare un volume, “La chiesetta del Doge a Palazzo Ducale” (Antiga edizioni), a cura di Camillo Tonini, direttore di palazzo Ducale, riccamente illustrato, contenente sette interventi/saggi, alcuni dei quali spiegano le problematiche e gli aspetti metodologici legati al ciclo dei restauri, i vari tipi di marmo utilizzati per l’altare e le tecniche e le procedure, pensate per l’intervento di restauro realizzato nel periodo settembre-dicembre 2013 sotto la direzione dell’Ufficio Tecnico del MUVE e l’alta sorveglianza della Soprintendenza per i beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia e Laguna. In dettaglio, l’intervento riguardante il restauro dei fastosi apparati decorativi ad affresco è stato realizzato dall’Istituto Veneto per i Beni Culturali e, per le parti lignee, dal Centro Lombardo di Formazione Professionale “G. Terragni” di Meda. Il finanziamento messo a disposizione dal Comitato Italiano per Venezia, grazie alla generosità della Maison Cartier, ha inoltre permesso negli ultimi due anni di completare l’intera operazione con il consolidamento e la pulitura dell’imponente scultura in marmo della “Madonna con Bambino”.