Alle invettive di Toscani (“Veneti popolo di ubriaconi”) risponde il governatore Zaia

0
422
oliviero toscani 1
oliviero toscani 1Intanto, iniziano le querele contro il fotografo da parte di singoli cittadini

Lo sbroccamento del fotografo e pubblicitario Oliviero Toscani nel corso della trasmissione radiofonica “La Zanzara” di Radio 24, dove ha definito i Veneti “un popolo di ubriaconi” inveterati, segna un rilancio nei confronti del governatore del veneto Luca Zaia (che gli ha indirizzato una lettera aperta) e degli stessi Veneti. «Zaia non ha niente da fare (“no ga gnente da far, benedetto”, dice Toscani in dialetto) se si cura di una stupidata così. Ci rida sopra. E poi alzi la mano un Veneto che non ha mai dato del terrone a un italiano del Sud.

Ditemi un Veneto che non ha mai insultato un nero o un immigrato. Vi ricordate di Gentilini?» insiste Toscani non pensando minimamente di chiedere scusa per le sue affermazioni. Anzi: «non devo chiedere scusa, non ho detto niente di male – aggiunge -. Ci sono anche ricerche e statistiche. Il Veneto era una regione poverissima e l’unica ricchezza era la medicina, il vino e la grappa che si dava anche ai bambini per curarli. Un alcolismo atavico. Non penso di aver offeso nessuno – spiega ancora il fotografo – ho detto una cosa banale e scontata, un po’ di senso di humor, dai. Una volta era un popolo che rideva, adesso hanno la coda di paglia. Forse si sono offesi perché quello che ho detto è un po’ vero. Ho letto anche che dovrei sciacquarmi la bocca, sì ma col Prosecco». Poi sul fatto che Toscani ha lavorato tanto tempo con aziende venete, il fotografo risponde «che storia questa. Ho lavorato e se non fossi stato bravo non mi avrebbero pagato. Li ho fatto diventare famosi, anche per prodotti in cui i veneti non sono forti. Ho lavorato seriamente, cosa devo ringraziare?».

Intanto sul capo di Toscani sono iniziate a fioccare le querele: cinque padovani hanno citato Toscani dicendosi offesi dalle dichiarazioni del fotografo. L’udienza, di fronte al giudice di pace, è già stata fissata per il 16 aprile. Le richiesta dei cinque è di 5.000 euro per danni morali per ingiuria e diffamazione. Ma non è escluso che la querela si trasformi in class action nel caso si aggiungessero altre persone.

Sempre sul caso, Zaia ha invitato Toscani ad un atteggiamento meno livoroso verso il Veneto ed i Veneti attraverso una lettera aperta: «egregio signor Oliviero Toscani, ho letto le Sue dichiarazioni sui Veneti che Lei considera tutti “ubriaconi”. Nell’immediatezza, Le avevo chiesto di scusarsi pubblicamente, convinto come sono che a tutti debba essere concessa l’opportunità di rimediare a un errore. Apprendo invece che, non soltanto Lei non ha provveduto a scusarsi, ma addirittura rilancia quelle incommentabili dichiarazioni ed, evidentemente per giustificarsi, fa appello al diritto di satira (ma Lei non faceva un altro mestiere?)».

Zaia dà a Toscani 48 ore «per rivolgere le Sue scuse a tutto il Popolo Veneto senza se e senza ma, e soprattutto senza appellarsi di nuovo alla satira, perché la satira – quella vera, quella seria – gioca su tutt’altri accenti ed è molto, molto più raffinata e rispettosa. Pretendo – rimarca Zaia – che le Sue scuse siano profonde e sincere, capaci di rimarginare quella ferita che Lei ha voluto infliggere a un intero Popolo, in un gioco di tristi e non più originali provocazioni che contribuiscono sicuramente a far galleggiare nelle cronache e a imporsi nei titoli dei giornali, ma che lasciano perplessi e attoniti. Non soltanto ha lanciato accuse immotivate, ma in un crescendo di cattivo gusto ha coinvolto nella sua deprimente e penosa affabulazione nonni, padri, madri, generazioni di persone di cui noi Veneti andiamo orgogliosi. Non solo quindi contro i viventi, ma anche contro i nostri cari che non ci sono più».

Appellandosi alla pazienza dei Veneti che prima o poi lascia il posto all’orgoglio, Zaia in carenza delle pubbliche scuse darà mandato all’Avvocatura regionale di adire la magistratura competente nei suoi confronti.