“Progettone”: celebrati i 25 anni di attività

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Alla ex-Whirlpool il convegno per il bilancio dello strumento che in Trentino dal suo varo ha assistito 8.000 lavoratori disoccupati vicini alla pensione con lavori di utilità sociale

 

25 anni progettone pat 2Sono attualmente oltre 1.600 i lavoratori cui la provincia di Trento garantisce un’occupazione attraverso un modello innovativo di lavori socialmente utili – quello che da sempre è chiamato “Progettone” – di cui 1.200 assunti con contratto a tempo indeterminato. Dal 1990 ad oggi, circa 8.000 lavoratori disoccupati sono stati assistiti da questo strumento e 3.500 sono stati portati fino alla pensione. 

I numeri da soli non bastano a restituire appieno il valore di un’esperienza avviata 25 anni fa per dare una risposta concreta alle crisi di allora, offrendo un lavoro, e quindi un inserimento attivo nella comunità, ad alcune fasce deboli di cittadini che per motivi diversi lo avevano perso, in particolare quelli più vicini alla pensione. Nella sede della ex-Whirlpoool, a Spini di Gardolo alla periferia di Trento, l’evento del venticinquennale, con oltre 1.000  presenze fra cui molti ex-lavoratori. Fra le presenze istituzionali d’eccezione, oltre ai vertici della Provincia, il ministro del lavoro e politiche sociali, Giuliano Poletti, e il presidente dell’Inps, Tito Boeri. 

«Il “Progettone” cambia nel tempo – ha sottolineato il presidente della provincia di Trento, Ugo Rossi – ed è bene che sia così, è bene che voi vi interroghiate per capire in cosa è possibile cambiare. Fino ad oggi ha portato tante persone alla pensione, in futuro dovrà essere sempre più uno strumento “ponte” da un lavoro ad un altro lavoro. Dobbiamo dire sì ai cambiamenti ed abituarci a considerarli parte della normalità, non emergenze». 

Enzo Coppola, dirigente del Servizio provinciale per il Sostegno occupazionale e la valorizzazione ambientale, a cui il “Progettone” fa capo, ha tracciato la storia di questo strumento, a partire dalla metà degli anni ’80. Il Trentino all’epoca attraversava una fase difficile. Le chiusure della Grundig di Rovereto e di altre grandi fabbriche come Laverda, Samatec e Michelin produssero centinaia di disoccupati. Nel luglio 1985 ci fu inoltre la tragedia di Stava. Inizialmente il “Progettone” nacque per dare ai lavoratori disoccupati attività sostitutive sul piano del recupero ambientale. In seguito, la gamma dei lavori si è via via allargata a lavori di custodia, di servizio alla persona, di gestione di servizi bibliotecari e museali e quant’altro, accogliendo quindi un numero crescente di donne. Oggi il 61% delle persone coinvolte nel “Progettone” sono uomini, il 39% donne. Il 68% dei lavoratori è impiegato in attività di servizio e 32% nelle attività per la cura del verde. Molte attività – come la costruzione e la manutenzione delle piste ciclabili – hanno generato anche delle ricadute esterne, con il coinvolgimento di piccole imprese locali nella realizzazione delle opere. «Il Progettone non è dunque sinonimo di assistenzialismo», ha ribadito Coppola, snocciolando alcune altre cifre: nel 2015 gli interventi del “Progettone” hanno interessato 150 comuni, 200 enti. 175 cantieri aperti nel verde, 450 chilometri di piste ciclabili gestiti, ed ancora, le aree di sosta, i parchi, gli eventi, i beni architettonici e culturali minori: tutto questo ha generato ricadute positive per la qualità della vita dei residenti ma anche nel turismo. Recuperare la dignità del lavoratore, mettere al centro la persona, è stata però la cosa più importante. Il partner fondamentale di tutto questo, la cooperazione, che ci ha creduto fortemente, assieme ai sindacati e alle istituzioni.

Per il presidente dell’Inps Tito Boeri, «già il fatto che il “Progettone” sia durato 25 anni è prova della sua bontà. Ma sono due le caratteristiche fondamentali dell’esperienza: il fatto di essersi rivolta a lavoratori disoccupati in una fascia d’età critica (over 55), dove solitamente il reimpiego risulta molto difficile (avviene circa nel 10% dei casi); la seconda, l’avere rappresentato forse l’esempio più avanzato in Italia di collaborazione fra Inps e un ente locale. Se si generalizzasse un’esperienza di questo tipo, ne deriverebbe un messaggio importante: le persone che hanno bisogno di aiuto non devono rivolgersi a santi in paradiso se ne hanno diritto, ovvero se in possesso di certe caratteristiche, verificabili anche consultando le banche dati dell’Inps. Forse la cosa sembra meno importante in posti come il Trentino, dove vi sono amministrazioni pubbliche che funzionano, ma altrove assume un suo peso. Il Trentino può essere però un esempio per il Paese ed un terreno di sperimentazione anche in un altro settore: nel rapporto fra politiche attive e passive del lavoro, rapporto che deve essere strettissimo».

Il vicepresidente Olivi, anche nella sua veste di assessore allo sviluppo economico e lavoro, ha ribadito che è ora di dire un «basta molto chiaro all’idea che chi va nel “Progettone” ci va per non fare niente. Il “Progettone” è un luogo dove uomini e donne lavorano, si guadagnano lo stipendio. Senza il “Progettone” il Trentino sarebbe più povero socialmente ma anche sul piano della qualità del territorio». 

Molte dunque le suggestioni, e molti gli stimoli, che il ministro Poletti ha prontamente ripreso e commentato. «Non dobbiamo più pensare ai problemi e ai cambiamenti solo come a delle emergenze – ha detto – . Il “Progettone” cambia nel tempo, voi vi interrogate per capire in cosa è possibile cambiare, in meglio, e questo è positivo. Il “Progettone” ha portato tante persone alla pensione, in futuro dovrà essere uno strumento “ponte” da un lavoro a un altro lavoro. La nostra vita è fatta di elementi materiali, fisici, economici. Come diceva mio padre: ci vuole un bel coraggio ad essere felici. Questo progetto fa una cosa importantissima: combatte cioè la condanna peggiore, l’idea di essere inutile a sé e agli altri. Perché questo è il dato che si produce in chi non ha un lavoro, non ha un’opportunità. Perciò la valorizzazione della persona è tanto importante e deve essere presente in tutte le politiche di welfare». 

«Grazie per avere risolto tanti problemi in Trentino – sottolinea Poletti -. Qui si sono elaborate risposte positive che possiamo cercare di estendere anche ad altre realtà. Anche fuori di qui ci sono i lavori socialmente utili. Ma in certi contesti li abbiamo messi a punto per ragazzi di 20 anni. È una sciocchezza. A un ragazzo di 20 anni dobbiamo dare la possibilità di costruirsi un mestiere, un futuro. Invece, ci sono altri percorsi innovativi possibili, che possiamo mettere a punto. Ad esempio, il part time per i lavoratori che si avvicinano alla pensione. Ci vuole coerenza fra vita e lavoro. Veniamo da un’epoca in cui la vita era modellata in funzione dell’organizzazione del lavoro. Oggi si stanno producendo le condizioni per riconnettere in maniera più felice la relazione fra vita e lavoro. Lavoreremo di più perché vivremo di più: abbiamo bisogno quindi costruire un sistema più ragionevole. È giusto che uno arrivi fino all’ultimo giorno di lavoro con 38 ore settimanali di lavoro e poi, dal primo giorno di pensione, zero? Non sarebbe meglio un passaggio più graduale?».

Infine, da Poletti, uno sguardo al futuro del Paese: «dobbiamo continuare a lavorare affinché l’Italia rimanga un grande paese manifatturiero. E’ l’impresa che deve produrre nuovo lavoro e nuova crescita. Quando lo stato si è messo a fare panettoni non erano tanto buoni. Ognuno faccia la sua parte. Come qui, in un’alleanza fra tanti soggetti diversi. In un anno e mezzo abbiamo chiuso 50 tavoli di crisi nazionali, e mi sento di dire che attorno a quei tavoli abbiamo trovato sensibilità e attenzione, da parte di sindacati, enti pubblici, imprenditori. Questo è il futuro del paese: fare coagire tutti questi soggetti in termini positivi. Voi avete dimostrato che è possibile».25 anni progettone olivi poletti boeri