Emilia Romagna, gli investimenti sono tornati a correre

0
881
Agricoltura Emilia Romagna industria pomodoro vasche lavaggio
Difficoltà per la PMI per l’accesso al credito e per l’eccesso di burocrazia. Più in difficoltà le piccole imprese ostacolate dalla burocrazia e dal poco credito

 

Agricoltura Emilia Romagna industria pomodoro vasche lavaggioLe imprese dell’Emilia Romagna nel 2014 sono tornate a investire significativamente (destinando a questa voce una quota del 4,4% dei ricavi, in incremento rispetto al 4% sul 2013), puntando su formazione (a cui va il 51,2% delle risorse), Ict (47,6), linee di produzione (43,1%) e ricerca e sviluppo (40,6%).

La crescita è comunque non omogenea su tuto il tessuto imprenditoriale: gli investimenti si concentrano in maggioranza nelle grandi e medie imprese, mentre le Pmi lamentano una domanda ancora scarsa, la difficoltà di accesso al credito e l’eccesso di burocrazia.

Questi in sintesi i dati che emergono dall’indagine sugli investimenti delle imprese industriali dell’Emilia Romagna realizzata da Confindustria regionale, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, che ha preso in esame un campione di 557 imprese del manifatturiero con circa 65.000 addetti e ricavi intorno ai 20 miliardi di euro. 

Nel complesso il campione delle aziende analizzate ha “mosso” 824 milioni sugli investimenti (con una crescita in valore assoluto del 36,4% rispetto al 2013). Il 70% del valore complessivo degli investimenti è stato realizzato da solo il 9% delle imprese del campione e anche nel 2015 una piccola impresa su 5 non ha previsto investimenti. «Una conferma del fatto – ha sottolineato il presidente di Confindustria Emilia Romagna, Maurizio Marchesini – che se è vero che le Pmi restano l’ossatura dell’economia regionale, è però anche vero che aver le “spalle larghe” aiuta, specie quando si devono mettere in campo investimenti per l’internazionalizzazione; sotto questo aspetto il fattore dimensionale è di cruciale importanza». Gregorio De Felice, economista capo di Intesa Sanpaolo, «il 2016 sarà l’anno della svolta dei prestiti, in crescita sia per le imprese che per le famiglie». 

Per quel che riguarda gli ostacoli agli investimenti, la domanda attesa rimane bassa e ciò resta il vincolo più stringente (37,5%) agli investimenti, seguito dalle difficoltà a reperire risorse finanziarie (23,9%), dalla burocrazia (20,6%), che colpisce soprattutto le medie imprese. «Si tratta di un dato inquietante, che preoccupa – ha spiegato Gaetano Maccaferri, vicepresidente di Confindustria nazionale con delega alla semplificazione e all’ambiente – ci spinge a operare con ancora maggiore determinazione e mette in evidenza la parziale efficacia delle leggi messe in campo in questi anni proprio per semplificare. Entro fine anno arriveranno le nuove regole sulla conferenza dei servizi e confidiamo che abbiano un impatto positivo».

Il 71,4% delle grandi imprese ha effettuato investimenti nel settore dell’Ict e l’87,8% di esse ha intenzione di farlo nei prossimi due anni, anche se la situazione è decisamente più difficile per le Pmi: una su due non ha investito in Ict nell’ultimo triennio e più di una su tre non ha intenzione di farlo nei prossimi due anni. «La digitalizzazione – ha ribadito il presidente di Unindustria Bologna Alberto Vacchi – è l’elemento cardine per la crescita»: da qui la necessità di avere nelle aziende sempre più figure nuove, ribattezzate da Confindustria «ingegneri manifatturieri-digitali», i protagonisti dell’industria 4.0. «È fondamentale – ha insistito Patrizio Bianchi, economista e assessore a sviluppo, scuola e formazione professionale della Regione – che le politiche pubbliche indichino una strategia di sviluppo del paese e che le nostre industrie possano essere il pesce pilota nell’aprire vie nuove anche sfruttando le enormi potenzialità dei big data».