«Ridare valore al Veneto e alle sue imprese partendo dal valore del territorio»

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da sx Corazzari Curto
Report di indagine sul consumo del suolo ed i nuovi scenari di rigenerazione urbana e miglioramento della qualità insediativa in Veneto

 

da sx Corazzari CurtoNon c’è peggiore decisione di quella fatta alla cieca. E’ per questo che, alla vigilia di scelte importanti che la Regione Veneto si accinge a fare con l’avvio della discussione su alcune proposte di legge: dalla n. 14 relativa al contenimento del consumo di suolo, alla rigenerazione urbana e al miglioramento della qualità insediativa, fino alla proposta di nuove disposizioni in materia di valutazione d’impatto ambientale, Confartigianato Imprese Veneto ha commissionato alla società Theorema un report sulla situazione del territorio del Veneto, con particolare riferimento al consumo di suolo e alle trasformazioni che lo hanno attraversato negli ultimi anni. 

Il rapporto presentato alla presenza dell’assessore al territorio, cultura e sicurezza della regione Veneto Cristiano Corazzari, dei presidenti di Confartigianato Imprese Veneto, Luigi Curto, e degli Edili, Paolo Bassani, ed al coordinatore della ricerca, Federico Della Puppa.

«Siamo alla vigilia di scelte – ha dichiarato Luigi Curto – che mettono l’edilizia al centro di un processo di revisione del sistema costruttivo e di intervento che rappresenta la vera sfida per il futuro e deve essere accompagnato da processi di qualificazione delle imprese e di tutto il settore. Siamo certi che i risultati che oggi presentiamo saranno utili a definire il quadro di riferimento delle future politiche economiche regionali in rapporto all’impatto dell’edilizia e alle opportune azioni di rivitalizzazione del settore, in funzione delle esigenze di contenimento del consumo di suolo, rigenerazione urbana e miglioramento della qualità insediativa».

«Useremo certamente questo prezioso e corposo studio a supporto di una norma, il PDL n. 14 che proprio questa mattina ha avviato il suo iter nella commissione consiliare competente – ha esordito Cristiano Corazzari -. Una legge che vogliamo segni un cambio di passo (primo firmatario ricorda è lo stesso Governatore Zaia) perché è chiaro che, in una regione tra le più “consumate” d’Italia, riqualificazione ristrutturazione e rigenerazione urbana siano gli elementi su cui puntare. E non solo per una questione di risparmio energetico e riqualificazione ma soprattutto per gli effetti collaterali positivi che ne derivano come la maggiore sicurezza e qualità della vita dei cittadini e la rivalutazione di uno dei punti fermi di noi veneti: l’abitazione».    

In riferimento alle sollecitazioni giunte Curto, Corazzari ha affermato: «siamo impegnati a far si che l’iter della legge n. 14 sia il più breve possibile e contiamo di chiudere con la sua approvazione prima delle ferie estive. In riferimento alla sua applicazione uniforme e diffusa sul territorio, alla approvazione della legge seguirà una fase di informazione/formazione sui tecnici locali anche attraverso gli organi che già operano in regione quali ad esempio il tavolo tecnico permanente per lo sviluppo dell’urbanistica o l’osservatorio della pianificazione a cui si aggiungerà un continuo monitoraggio degli effetti della legge come già previsto nel testo di legge in discussione. Sulla costituzione di un tavolo regionale sulle costruzioni, nessun ostacolo da parte della Regione anche se già esistono coordinamenti sul tema che possono ovviamente essere migliorati e rivitalizzati soprattutto dal organizzazioni dinamiche come Confartigianato».

Tre i macro dati di contesto più di rilevo che emergono dalla indagine: primo, la Regione Veneto è la seconda in Italia, dietro alla Lombardia, per suolo consumato, ben 1.744 Kmq pari al 9,6%; secondo, il modello insediativo prevalente in Veneto è quello diffuso e irregolare costituito per lo più da tessuti edilizi disaggregati e da un’alternanza amorfa di tipologie e destinazioni d’uso differenti. E’ il cosiddetto fenomeno dello “sprawl urbano” ossia dello sviluppo disgregato delle città lungo i principali assi di collegamento per aree molto estese, che porta con se evidenti effetti a catena: polverizzazione del territorio naturale; impermeabilizzazione dei suoli; inefficienza dei servizi e dei sistemi di mobilità collettivi; scarsa qualità visiva del paesaggio. Terzo, il 52% del patrimonio edilizio totale, cioè 435.000 edifici (pari a 970.000 abitazioni, ben il 57% del patrimonio residenziale) della regione è stato costruito tra il 1945 e il 1981 con bassi standard qualitativi e ad alto consumo energetico.

Se a tutto questo aggiungiamo i 45mila edifici che risultano oggi inutilizzati (4% del patrimonio totale) – ha spiegato Della Puppa – abbiamo chiaro il quadro. La rigenerazione urbana è l’obiettivo da perseguire per avere vantaggi ambientali, sociali ed economici. E tre le strade da percorrere. La prima soddisfando il fabbisogno abitativo futuro attraverso il recupero del patrimonio edilizio inutilizzato. Le 460.000 abitazioni a disposizione con i loro 51,5 milioni di mq potenziali sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno abitativo veneto per i prossimi 17 anni. L’ISTAT stima in 27.000 unità la crescita annua di famiglie in Regione. Se si intervenisse sul patrimonio esistente per soddisfare il fabbisogno abitativo futuro si risparmierebbe l’incremento del 40% della superficie urbanizzata cioè 2,5 volte il consumo di suolo registrato dal 1983 al 2006».

La seconda migliorando la qualità urbana e abitativa attraverso la riqualificazione del patrimonio edilizio scadente. Se si mettesse mano all’efficientamento energetico delle oltre 250mila abitazioni oggi in stato pessimo o mediocre, si attiverebbero (in un periodo di proiezione di 10 anni) 17 miliardi di euro di investimenti per ristrutturazione, si produrrebbero 17.000 posti di lavoro e soprattutto si rispetterebbe l’ambiente con il 17% in meno di emissioni totali a livello regionale (-1milione ton CO2). Inoltre, ogni famiglia risparmierebbe 1.600 euro all’anno per un risparmio regionale complessivo di 414 milioni di euro l’anno. 

Terzo, dando valore al patrimonio edilizio e alla qualità al territorio attraverso l’efficientamento energetico del patrimonio energivoro (1945-1981) fatto di 435.000 edifici (quasi 1 milione di abitazioni) in Classe G. Se si avviasse un percorso di ristrutturazione standard (sempre in un periodo di proiezioni di 10 anni) si potrebbero attivare circa 29 miliardi di euro di investimenti che possono arrivare a 49 miliardi se la riqualificazione fosse di tipo avanzata (cappotti e sottotetti). Ciò porterebbe alla creazione di almeno 29.000 posti di lavoro (49.000 nel migliore dei casi), al risparmio di quasi 4 milioni di metri cubi di CO2, ed il taglio drastico della bolletta energetica delle famiglie da 3.000 a 5/600 euro. Con un risparmio totale veneto tra i 2,2 ed 2,3 miliardi.

Nel caso della riqualificazione è stato infine calcolato che un investimento di 50.000 euro si ripaga completamente in 10 anni con un risparmio medio in bolletta per gli anni seguenti di 2.500 euro all’anno. Ma non solo in un quadro prospettico di risparmio a 30 anni, la redditività finanziaria dell’operazione è superiore al 10%. Una bella prospettiva in un periodo in cui è difficile avere interessi sopra lo zero virgola.

La ricerca ha puntato infine i riflettori su un’opportunità poco sfruttata, quella dei crediti edilizi. Il credito edilizio consiste in una “quantità volumetrica” ossia in una “volumetria edificabile” riconosciuta dalla pubblica amministrazione quale “corrispettivo urbanistico” a fronte dell’esecuzione di tutti quegli interventi di riqualificazione urbanistico/ambientale (demolizione di opere incongrue, eliminazione di elementi di degrado e realizzazione di interventi di miglioramento della qualità urbana, paesaggistica, architettonica e ambientale). Nella nostra regione gli interventi di rigenerazione urbana che includono demolizioni  o trasferimenti dello ius aedificandi sono costantemente sotto l’1%.