Inquinamento da Pfas in Veneto: contaminati falde e pozzi di 29 comuni

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siti inquinamento PFAS Estate 2014 Acque Superficiali 6
Sostanze nocive rinvenute nel sangue: istituiti controlli sanitari per 250.000 veneti. Il caso arriva al Parlamento Europeo

 

siti inquinamento PFAS Estate 2014 Acque Superficiali 6Le analisi condotte dalla Regione Veneto sul caso di inquinamento da Pfas, sostanze perfluoroalchiliche potenzialmente cancerogene usate, per esempio, per produrre le pentole antiaderenti, oppure la carta da forno o ancora il Goretex degli indumenti, hanno causato le prime conseguenze.

29 comuni dell’area interessata tra le province di Vicenza, Padova e Verona, ad iniziare da quelli di Creazzo e Altavilla, entrambe del Vicentino, hanno vietato l’utilizzo per qualsiasi uso non domestico, compreso l’abbeveramento degli animali e l’innaffiamento della piante dell’acqua prelevata da pozzi e falde e la magistratura ha aperto un fascicolo per accertare i responsabili del maxinquinamento che sarebbe riconducibile ai processi industriali di alcune aziende della zona.

Una prolungata esposizione ai Pfas potrebbero portare a malattie croniche, o nel peggiore dei casi degenerative alla tiroide, al fegato e ai reni. I primi esami condotti su 507 persone hanno portato la Regione a varare un’indagine su circa 250.000 cittadini (60.000 nelle aree maggiormente colpite) che vivono nell’area interessata dall’inquinamento che è stato svelato “ufficialmente” nel 2013  a seguito di un’indagine condotta dal CNR (Centro Nazionale delle Ricerche).

Secondo l’epidemiologo del Centro ambiente e salute dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, Marco Martuzzi, queste sostanze sono classificate come “2B”, e quindi potenzialmente cancerogene, anche se «questo significa che allo stato attuale gli effetti sulla salute non sono conclamati, ma che nell’incertezza occorre agire prontamente». Cosa che la Regione Veneto, l’Arpav, e le aziende idriche interessate hanno fatto già tre anni fa installando negli acquedotti dei filtri a carboni attivi, per combattere il livello di inquinamento presente nelle falde.

L’assessore regionale alla sanità, Luca Coletto, ha voluto precisare che «le verifiche epidemiologiche, ad oggi, non hanno fatto rilevare dati anomali rispetto alle medie generali, su tutti i tipi di tumore oggetto di screening, ma anche su quello al testicolo, indicato dai sanitari come quello più correlabile al bioaccumulo di Pfas nell’organismo».

Intanto, il caso approda al Parlamento Europeo con l’interrogazione urgente presentata dall’europarlamentare vicentina Mara Bizzotto. «Chi ha inquinato deve pagare, e non ci devono essere alibi o scusanti di nessun tipo di fronte ad un simile disastro ambientale che riguarda un’area vastissima e che sta mettendo a forte rischio la salute di migliaia di persone» spiega Bizzotto che chiede alla UE anche di «fare definitiva chiarezza sulla mancanza di normative, in Italia e in Europa, che fissino in modo netto e stringente i limiti di concentrazione delle sostanze perfluoroalchiliche nell’acqua quali agenti inquinanti. L’Europa ha il dovere di intervenire, in una situazione di questo tipo, per assicurare fondi e aiuti straordinari in favore della Regione e degli Enti Locali che serviranno per effettuare la bonifica delle aree inquinate e, soprattutto, per tutelare la salute pubblica e dei cittadini che sono stati esposti ad avvelenamenti».